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Autore: Gianfranco Viesti Pagina 1 di 2

Viesti Gianfranco Viesti (Bari 1958) è professore ordinario di economia applicata nel dipartimento di scienze politiche dell’università di Bari. I suoi interessi di ricerca includono le politiche industriali e regionali e i processo di integrazione europea. Nel 2021 ha pubblicato il volume “Centri e periferie. Europa, Italia, Mezzogiorno dal XX al XXI secolo” (Laterza)

L’autonomia differenziata non è una questione regionale*

Il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata implica trasformazioni radicali degli assetti di potere in Italia. Sono temi cruciali. E a definirli non può essere una semplice intesa tra stato e singola regione, travalicando il Parlamento.

Due obiezioni sull’autonomia differenziata

Le intese raggiunte dal governo Conte1 con Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna andrebbero radicalmente riviste. Perché le materie richieste sono tantissime, forse troppe, e i meccanismi di finanziamento dubbi. Tutto il percorso si basa su un equivoco.

Quante incertezze sulla strada del federalismo differenziato

Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna chiedono più autonomia e più risorse. Ma l’operazione è complessa, sotto il profilo politico e tecnico. E la Consulta dovrà esprimersi su moltissimi aspetti di conflitto con i principi fondamentali della Repubblica.

Mezzogiorno tra buone notizie e nuovi affanni

Nel biennio 2015-16 l’industria manifatturiera nelle regioni meridionali è tornata a crescere e sono aumentate le esportazioni. Non era scontato dopo la crisi. Però altri segnali sono estremamente preoccupanti. Per esempio, quelli sulla demografia.

Sempre meno gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno

La Relazione sui conti pubblici territoriali indica un livello particolarmente basso della spesa per investimenti del settore pubblico allargato in tutto il paese. Ma al Sud si riduce anche la spesa della politica nazionale di coesione territoriale.

Università: ricercatori in bilico

L’andamento del numero dei docenti nelle università italiane nel periodo 2000-2015 suscita preoccupazione. Dalla scomparsa del ricercatore a tempo indeterminato alla generazione che andrà in pensione nel giro di pochi anni. La difficile situazione del Sud e politiche di reclutamento da ripensare.

Perché gli studenti si spostano da Sud a Nord

Nell’anno accademico 2014-15 oltre 55mila universitari hanno scelto un ateneo localizzato in una regione diversa da quella di residenza. E si tratta in larghissima parte di studenti del Sud. Per la qualità delle università del centro-Nord, certo, ma anche per molti altri motivi legati al contesto.

Sempre meno matricole nell’università italiana

Le immatricolazioni negli atenei italiani sono in calo. Non è una buona notizia per un paese che ha già un basso numero di laureati. Il fenomeno ha varie cause e non è uniforme in tutte le zone del paese. Ma ha riflessi rilevanti sul bacino di domanda delle università. E sul loro finanziamento.

Sud sempre più a Sud

Nella legge di stabilità, al di là di alcuni stanziamenti minori, non sono previsti interventi mirati allo sviluppo del Mezzogiorno. Eppure negli ultimi anni le storiche differenze con il resto del paese si sono addirittura accentuate. Le possibili misure immediate per migliorare la situazione.

E’ tempo di scelte per il Sud

Dall’economia del Mezzogiorno vengono notizie preoccupanti. Pochi segni di crescita quantitativa. Indebolimento degli elementi più interessanti qualitativamente. E la politica economica per lo sviluppo non sembra in grado di incidere significativamente. Eppure, negli ultimi dieci anni il Sud è molto cambiato, spesso in meglio. Si tratta quindi di rivedere con più coraggio strumenti e priorità delle politiche economiche, puntando con decisione su politiche di offerta, che creino condizioni, nazionali e locali, più favorevoli per le imprese e per la crescita.

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