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Autore: Francesco Daveri Pagina 8 di 28

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È stato Professor of Macroeconomic Practice alla School of Management dell'Università Bocconi, dove insegnava Macroeconomics, Global Scenarios ed è stato direttore del Full-Time MBA. Ha insegnato in varie università come l’Università Cattolica (sede di Piacenza), Parma, Brescia, Monaco e Lugano. Ha svolto attività di consulenza presso il Ministero dell’Economia, la World Bank, la Commissione Europea e il Parlamento Europeo. Le sue ricerche si sono concentrate sulla relazione tra le riforme economiche, l’adozione delle nuove tecnologie e l’andamento della produttività aziendale e settoriale in Italia, Europa e Stati Uniti. Ha collaborato con il Corriere della Sera e ha fatto parte del comitato di redazione de lavoce.info, di cui è stato Managing editor dal 2014 al 2020. Scomparso il 29 dicembre 2021.

I dettagli della ripresa lenta

La ripresa dell’economia italiana è trainata dall’export, ai massimi di sempre, e dalla domanda interna. Agli investimenti – sotto di un quarto rispetto al 2008 – manca il contributo dell’immobiliare, mentre incombe la fine degli incentivi di Industria 4.0. La crescita dell’import.

In Italia una lunga e lenta ripresa che non basta

Nel secondo trimestre 2017 accelera la crescita in Italia e in Europa. In corso da dieci trimestri, quella del nostro paese è la più lunga ripresa degli ultimi 25 anni. Ma è una ripresa lenta che lascia l’economia italiana ancora lontana dai livelli pre-crisi.

Il Fiscal compact in Italia: tanta spesa, poca resa

Nella lettera inviata alla Commissione europea, il ministro dell’Economia sottolinea il prolungato sforzo di bilancio attuato negli ultimi anni dall’Italia. Ma se confrontati con quelli dell’Eurozona i nostri risultati appaiono molto meno soddisfacenti.

I paletti di via Nazionale sulla prossima campagna elettorale

Mentre la politica si divide su legge elettorale e data delle elezioni, il governatore della Banca d’Italia richiama l’unico punto fermo: chiunque vinca deve fare una legge di bilancio che preservi l’equilibrio dei conti in un quadro di crescita.

Cresce il Pil italiano, ma meno che in Europa

Fonte: Elaborazione su dati Istat

Nel primo trimestre 2017, l’Europa accelera ma non l’Italia.
Da un lato infatti anche nel nostro paese il Pil ha continuato a crescere e lo ha fatto per il nono trimestre consecutivo. E’ una buona notizia perché significa che prosegue la ripresa. Ma la crescita è lenta in termini assoluti: solo un +0,2 per cento rispetto al trimestre precedente, come già nel quarto trimestre 2016, corrispondente ad una crescita annua tendenziale dello 0,8 percento rispetto allo stesso trimestre del 2016. Mancano 7,1 punti percentuali rispetto ai livelli pre crisi del primo trimestre 2008 e quasi tre punti rispetto ai valori di metà 2011 (prima della crisi dell’euro).
La crescita è lenta anche relativamente al resto dell’eurozona e della Ue. Nell’area dell’euro, sempre nel primo trimestre 2017, la Spagna è cresciuta dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente (corrispondente a un 3 per cento sul primo trimestre 2016) e la Germania ha accelerato a un +0,6 per cento su base trimestrale (raggiungendo un +1,7 sul primo trimestre 2016). L’eurozona nel suo complesso cresce più o meno come la Germania. Solo la Francia cresce più o meno come l’Italia.
L’aumento della divergenza delle performance economiche in Europa è una brutta notizia per il nostro debito pubblico. Vuol dire che si avvicina il giorno in cui la Bce smetterà di acquistare titoli pubblici. Da allora, sia pure gradualmente, ricomincerà a salire il costo dell’indebitamento pubblico per il governo italiano. Una tassa molto onerosa per un paese come l’Italia che ogni anno deve rinnovare circa 300 miliardi di titoli pubblici in scadenza.

Tagliare l’Irpef per difendere i salari

Il ritorno dell’inflazione può essere una buona notizia perché aiuta a ridurre il rapporto debito-Pil. Ma non lo è per i lavoratori dipendenti, che potrebbero ridurre i consumi. Un effetto evitabile con la riforma dell’Irpef che il governo ha rinviato.

Def: conti rispettati, impulso alla crescita rinviato

Con il Documento di economia e finanza 2017 esce confermato il quadro degli ultimi anni. L’Italia ora rispetta il vincolo del deficit, ma non riesce a ridurre il debito. E così non può fare il taglio delle tasse che servirebbe per crescere.

Giù le tasse sul lavoro: a che punto è il cantiere

Abbassare il carico fiscale dei contribuenti italiani è necessario. Ma un intervento sui contributi sociali forse non è l’unico strumento. Si potrebbe puntare a una riforma dell’Irpef che riduca le aliquote e la giungla delle agevolazioni fiscali.

L’Europa federale può non essere un superstato

Una federazione centralizzata e dirigista è davvero l’unica alternativa alla fine del sogno europeo? In realtà, si potrebbe riprendere l’idea di Europa federata, ma decentrata e minimalista, come proponeva Friedrich von Hayek negli anni Trenta.

Più difesa, meno sociale nel primo bilancio di Trump

La previsione di bilancio per il 2018 assegna 54 miliardi in più alla difesa e ne taglia altrettanti ai ministeri sociali. Per ora Trump sembra scegliere la prudenza, senza toccare la spesa pubblica complessiva e senza introdurre nuove tasse o deficit aggiuntivo.

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