Con il programma legato alla Garanzia giovani è stata adottata una metodologia rigorosa per la profilazione degli iscritti. È una novità importante, anche se lo strumento è ancora “grezzo”. Come arrivare a una piena integrazione delle diverse fonti di dati, per un utilizzo a fini previsionali.
Autore: Francesco Giubileo Pagina 4 di 5
È Dottore di ricerca in Sociologia del lavoro. Si occupa di valutazione dei servizi pubblici per l’impiego e di digitalizzazione delle politiche attive del lavoro. In passato è stato consigliere di amministrazione di Afol Metropolitana e consulente in materia di lavoro e formazione professionale di Regione Lombardia e Friuli Venezia Giulia.
Il Jobs Act intende riportare a livello centrale i servizi pubblici per l’impiego. È un bene o un male? Il vero problema in Italia non è tanto che siano affidati agli enti locali. Ma che manchi una qualsiasi valutazione delle politiche e di chi è chiamato a realizzarle. Il confronto in Europa.
La Garanzia giovani non è certo la soluzione al problema della disoccupazione giovanile. Gli strumenti utilizzati risultano insufficienti e la situazione non è cambiata rispetto a un anno fa. Anche in altri paesi europei i risultati sono poco soddisfacenti. Misure da attuare e annunci mediatici.
Forse perché la Garanzia giovani si profila come un insuccesso annunciato, il Governo sembra volerla trasformare in una forma di servizio civile per giovani disoccupati. Le esperienze internazionali non sono però incoraggianti. Centri per l’impiego e necessità di servizi diversi per target diversi.
Tra le priorità del nuovo Governo c’è la creazione di nuovi posti di lavoro. Ma con quali politiche? L’analisi del programma di intervento per favorire l’occupazione giovanile, in attuazione della Youth Guarantee, evidenzia gli obiettivi da perseguire e gli errori da evitare.
È in arrivo la riforma dei servizi pubblici per l’impiego, anche per attuare la European Youth Guarantee. I nodi sono la pluralità di attori istituzionali coinvolti, il rapporto con i privati, l’eccesso di burocrazia e l’assenza di servizi per le imprese, specie se piccole. I rischi di fallimento.
Sulla pagina personale di facebook, il primo ministro Enrico Letta, scrive “Assunzioni #under30: in una settimana 9.500 domande per accedere ai benefici previsti dagli incentivi del Governo http://bit.ly/incentivilavoro #lavoro#disoccupazionegiovanile “.
Il tema è stato precedentemente ribadito dallo stesso prima ministro durante la ormai “nota” dichiarazione di fiducia al Senato. Il dubbio, è che queste assunzioni rappresentino più un richiamo mediatico intorno ad uno strumento marginale nel mercato del lavoro, piuttosto che un concreto intervento a favore dell’occupazione giovanile.
L’Unione Europea ha lanciato un programma per garantire ai giovani senza lavoro un percorso personalizzato che dia loro effettive possibilità di trovarne uno. Un ruolo fondamentale è affidato ai servizi per l’impiego. Quelli italiani saranno capaci di riformarsi? La questione dei costi.
Centri per l’impiego, il pubblico non basta
Di Francesco Giubileo e Francesco Pastore
il 21/11/2013
in Commenti e repliche
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