I flussi di migranti verso l’Italia non sono né una sorpresa né un’emergenza. Misure di corto respiro non risolvono il problema, che va affrontato in modo complessivo, considerando il nesso fra migrazioni, instabilità politica e sviluppo economico.
Autore: Giovanni Prarolo
È professore associato di Economia Politica all’Università di Bologna e Research Fellow del Centro Studi Luca d’Agliano. Dottore in ingegneria al Politecnico di Milano, ha ottenuto un PhD in Economics presso l’Università di Bologna, con specializzazione presso la Brown University. Fra i suoi interessi di ricerca lo sviluppo di lungo periodo, la storia economica quantitativa, il ruolo delle istituzioni in economia, le cause e gli effetti della migrazione internazionale.
Se si chiude una rotta migratoria verso l’Europa, subito se ne apre un’altra. Per questo nessun paese può pensare di contrastare da solo l’immigrazione irregolare. Serve una politica multilaterale di apertura di vie legali di accesso e corridoi umanitari.
La Banca Mondiale ha elaborato sei indicatori sintetici per valutare il contesto legale, sociale e politico di ciascun paese. Elementi che influenzano le scelte di investimento degli operatori. L’Italia è percepita, in media, come un partner meno affidabile rispetto agli altri Stati europei. Ma tra il 1996 e il 1998, durante il primo Governo Prodi, abbiamo fatto registrare risultati mediamente migliori rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea, progredendo soprattutto sul versante della stabilità politica e dell’efficienza dell’azione dell’esecutivo.