La politica economica dovrà presto decidere la strategia di sostegno alle imprese. Va trovato un punto di equilibrio fra tenere in vita “zombie” e far morire aziende sane ma in sofferenza perché operano in attività duramente colpite dalla pandemia.
Autore: Guido Romano Pagina 1 di 2
Economista, responsabile dell’Ufficio Studi e Relazioni Esterne di Cerved Group, per il quale cura ricerche basate sul vasto patrimonio di informazioni di cui dispone la società. Ha ideato, progettato e realizzato gli Osservatori periodici e le altre collane di studi di Cerved Group. Precedentemente, ha lavorato per quattro anni nell’Ufficio Studi di Telecom Italia, dove si è occupato di studi economici a supporto delle analisi regolamentari e di attività istituzionali del top management.
Il decreto promosso dal governo garantisce risorse più che sufficienti per le esigenze del sistema delle imprese. Ma è necessario che il bazooka inizi subito a “sparare” liquidità. L’istruttoria approfondita andrebbe riservata solo alle imprese più rischiose.
Il nuovo codice della crisi di impresa sarà pienamente operativo da agosto 2020. Se le imprese si adegueranno ai suoi obblighi organizzativi in modo non solo formale, sarà l’occasione per un salto di qualità, in particolare per le piccole aziende.
Livelli elevati dello spread, se prolungati nel tempo, hanno effetti sui tassi di interesse. E di conseguenza su investimenti, redditività e rischio delle imprese. Rispetto al passato, però, le Pmi potrebbero resistere meglio a un eventuale shock.
Nel 2017 sono aumentati fatturati, ricavi e redditività lorda delle imprese italiane. Si sono ridotti i debiti finanziari ed è cresciuto il capitale proprio. Però gli effetti di una nuova crisi finanziaria su investimenti e occupazione sarebbero pesanti.
I dati più recenti indicano che tra le piccole e medie imprese italiane la ripresa si rafforza. Non si sono ancora recuperati i livelli di redditività pre-crisi, ma la crescita vede un rilancio degli investimenti che fa ben sperare per i prossimi anni.
La fragilità del sistema bancario pesa sulla ripresa del paese. Messo a punto il disegno generale per affrontare il problema dei crediti deteriorati, bisogna ora definirne gli aspetti operativi. Con interventi che mirino a migliorare la trasparenza e a risolvere la questione dei tempi dei tribunali.
L’elevato stock di crediti deteriorati accumulato dalla banche italiane è un’incognita che pesa sulla ripresa. Il governo ha varato provvedimenti per ridurre i tempi di estinzione delle sofferenze e aumentare la quota di quelle recuperabili. Ma una soluzione più rapida passa per il mercato.
Più di sei anni di crisi pesano drammaticamente sul sistema delle Pmi italiane, con conseguenze molto negative su redditività e mortalità delle aziende. Eppure, le stesse condizioni hanno paradossalmente rafforzato le condizioni finanziarie di quelle sopravvissute. Il primo Rapporto Cerved Pmi.
Gli enti della pubblica amministrazione sono pessimi pagatori. Ma se guardiamo alle abitudini di pagamento di chi alla Pa procura beni e servizi, scopriamo che una buona parte salda in ritardo le fatture dei fornitori. Fenomeno indipendente da dimensioni di impresa, aree geografiche e settori.