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Autore: Herbert Brücker

Schermata 2014-04-22 alle 18.59.54Herbert Brücker è professore di economia all'Università di Bamberg e direttore del dipartimento di "international Comparisons and European Integration" presso l'Institute for Employment Research di Norimberga. Ha studiato economia, sociologia e politca presso l'Università di Francoforte, dove ha conseguito un Ph.d in economics nel 1994. 

Un programma europeo di assistenza alla mobilità *

Dopo il referendum svizzero, anche l’Unione Europea si interroga sulla mobilità interna dei lavoratori. Urge riconsiderare le modalità di accesso al welfare da parte di chi si sposta per lavoro all’interno dei confini comunitari. Senza limitarne la libertà di circolazione.

Giochi di potere in Germania

Qualsiasi governo si formi in Germania nel prossimo mese proseguirà con le riforme politiche ed economiche già intraprese. Ma sarà instabile nel lungo periodo e probabilmente non esisterà più dopo le prossime elezioni. L’instabilità politica deriva dalla crisi economica e da programmi che forniscono risposte molto simili. A dominare lo scenario politico nei prossimi decenni saranno i partiti capaci di dare una chiara prospettiva di riforma anche a quegli elettori che oggi pensano di essere gli sconfitti dei cambiamenti economici e politici in atto.

Non date la colpa agli immigrati dell’Est

Un alto tasso di disoccupazione (in Francia) e il timore di “welfare shopping” (in Olanda) hanno probabilmente contribuito alla vittoria del “no” nei referendum sulla Costituzione europea. Ma chiudere le frontiere o l’accesso all’assistenza sociale per i lavoratori dei nuovi Stati membri avrebbe solo effetti negativi. Si bloccherebbe infatti quel tipo di immigrazione che è più facile assimilare: legale e all’interno della Ue di persone mediamente o altamente qualificate. Le nostre stime indicano che frontiere aperte ai lavoratori dei Nuovi Stati Membri offrirebbero in dote all’Europa a 25 una crescita del Pil di mezzo punto percentuale. L’Europa non può rinunciarvi.

La grande Europa e l’immigrazione

Non è stato possibile trovare un accordo su politiche comuni sull’immigrazione da proporre ai nuovi paesi. Così a maggio non scatterà quella libera circolazione dei lavoratori che potrebbe garantire una crescita del Pil europeo. Gli studi empirici suggeriscono che i flussi saranno inferiori ai timori di molti. Per fugare molti di questi timori , sarebbe utile stabilire a livello di tutta la UE gli ingressi degli immigrati. Si eviterebbero così shock di offerta nei mercati del lavoro dei paesi di destinazione.

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