Lavoce.info

Autore: Desk Pagina 110 di 197

Il desk de lavoce.info è composto da ragazzi e ragazze che si occupano della gestione operativa del sito internet e dei social network e delle attività redazionali e di assistenza alla ricerca. Inoltre, sono curati dal desk il podcast e le rubriche del fact checking, de "La parola ai grafici" e de "La parola ai numeri".

Piu’ istruiti e meno corrotti

Il grafico mostra la correlazione tra istruzione e corruzione.
Corruzione_educazione_ITA

Il Punto

La Bce -dicono i trattati- non può essere cinghia di trasmissione di una politica nazionale che vorrebbe proteggere le proprie banche e fare deficit con i soldi di tutti. Ma in tempi di crisi i confini tra politica monetaria e fiscale diventano più labili. E ai mercati interessa solo che l’Eurozona riesca a far fronte a possibili crisi bancarie. Anche in Grecia.
Il premier vuole una nuova governance per la Rai. Bene che si ritrovi il senso di cos’è un servizio pubblico. Tenere le pressioni politiche fuori dalla porta, però, sarà un’illusione se la ristrutturazione dell’azienda non porterà a una sana gestione economica senza regali alla concorrenza.
Con la riforma del settore lo stato si riappropria delle competenze in materia di turismo. Finisce il caos delle politiche regionali, ognuna per proprio conto. Continua a mancare un referente centrale per promuovere il marchio Italia e una lista delle strutture ricettive integrata con i sistemi di valutazione privata online.
Con un dollaro in Venezuela si fa un pieno di benzina grazie alle sovvenzioni statali. Da noi un euro non basta per un litro. Con il calo del prezzo del petrolio le cose cambiano. I paesi produttori devono scegliere tra sussidi agli automobilisti e spesa sociale. Da noi c’è da coniugare il beneficio del petrolio basso con la green economy.
Ci stiamo tutti abituando a fare la nostra firma su tablet anziché sulla carta. Con vantaggi e risparmi per imprese e amministrazioni pubbliche. Che entrano in possesso dei nostri dati sensibili biometrici. Per questo il Garante della privacy è intervenuto dettando nuove regole.
I dati resi noti dall’Inps indicano che tra i pensionati con più di 79 anni il 53 per cento è iscritto a un sindacato. Tra quelli under 65 la quota scende a un terzo.

È un sindacato per vecchi

L’Inps ha messo a disposizione per la prima volta i dati sui pensionati iscritti al sindacato. Scopriamo finalmente che la percentuale di pensionati iscritti aumenta fortemente con l’età. Il grafico mostra che dal 35 per cento di pensionati under 65 iscritti a un sindacato si passa al 53 per cento per gli over 79. Ancora non sappiamo quale sia l’evoluzione delle iscrizioni tra i lavoratori e nelle classi di età più giovani ma questo trend così marcato pone forti interrogativi sulla reale capacità di rappresentanza del sindacato tra i lavoratori attivi le cui istanze rischiano di essere molto spesso in antagonismo con quelle di chi già riceve una pensione.
grafico_INPS

Il Punto

Con il disegno di legge sulla scuola, il Governo passa all’azione dopo i preannunci di settembre. Tre le proposte di sostanza: assunzione degli insegnanti precari, più potere di scelta ai dirigenti scolastici e -la vera rivoluzione- l’organico funzionale al posto di quello di diritto. Vediamo in dettaglio novità e ostacoli.
Grazie al Qe scendono i rendimenti sul debito pubblico italiano. Le casse dello stato risparmieranno nel solo 2015 circa 3 miliardi di interessi rispetto a quanto avrebbero dovuto sborsare ai tassi di un anno fa. Bene, a patto che questa boccata di ossigeno non mandi ancora una volta in soffitta la spending review.
Quando si prospettano liberalizzazioni nei trasporti c’è sempre chi paventa un calo della sicurezza. Si scrive sicurezza, si legge -oggi è il caso di taxi e porti- protezione di interessi particolari. I numeri degli incidenti dopo le grandi deregulation, però, dicono che le profezie di sventura non si sono avverate. Anzi.
Perché sono sempre più frequenti i disastri causati dalla pioggia? Non solo per la carenza di messa in sicurezza del territorio ma soprattutto perché stiamo stravolgendo il clima del pianeta con quasi 400 milioni di tonnellate di CO2 emesso ogni anno. Lo denunciano le agenzie specializzate, nell’indifferenza di molti.
Delle guerre e delle migrazioni che causano noi vediamo solo i barconi. Nel frattempo i movimenti di sunniti e sciiti, curdi e palestinesi stanno ridisegnando la geografia etnico-culturale e religiosa del Medio Oriente. Cerchiamo di capire come. Con una mappa sulla spesa per armamenti dei paesi coinvolti.
Un nuovo ingresso in redazione: Tommaso Monacelli, che i lettori de lavoce.info già conoscono attraverso numerosi suoi interventi. A Tommaso, che ci darà un contributo originale e di alto livello soprattutto nell’area dell’economia e politica monetaria, un caloroso benvenuto.

Il risiko degli armamenti

La mappe qui sotto mostrano le spese militari dei diversi paesi in percentuale del Pil. Tali spese includono: spese in conto corrente e capitale per forze armate, forze per il mantenimento di pace; ministeri della difesa e altre agenzie governative coinvolte in progetti di difesa; forze paramilitari, se addestrate ed equipaggiate per operazioni militari e attivita’ spaziali militari. Queste spese includono personale civile e militare e pensioni corrispondenti; operazioni di manutenzione e approvigionamento; ricerca e sviluppo militari; aiuti militari (inclusi nelle spese militari della nazione donatrice).
military_new
 
Evidente e’ la considerevole spesa di Oman e Arabia Saudita, intorno al 10% del Pil, maggiore anche di Stati Uniti e Russia.
middle East OK
 

Previdenza e incertezza normativa

Il DDL Concorenza insinua che i Fondi Negoziali siano detentori di rendite a scapito dei loro aderenti. Perciò dispone la portabilità del contributo datoriale, frutto della contrattazione collettiva. In mancanza di qualsiasi dimostrazione che il problema esista e che la proposta sia migliorativa.

Il Punto

Sottocapitalizzate e schiave di fragili modelli di business inadatti alla competizione globale. Le stesse parole con cui si descrivono le piccole imprese del made in Italy fotografano anche la bancarotta del Parma Fc e i problemi economici e finanziari di molte società del calcio italiano. È ora che padroni e manager considerino le squadre come imprese che devono fare profitti.
Con il sospirato via al Quantitative easing, comincia una nuova era per l’Eurozona. In un Dossier i modi di attuazione, gli effetti e i rischi della nuova politica della Bce.
I dati del fondo per la cassa integrazione dei dipendenti Alitalia evidenziano che nel 2008 l’italianità della compagnia fu difesa -temporaneamente e a caro prezzo- anche con un balzello sui passeggeri degli scali italiani. La responsabilità è dei politici di allora e di una “banca di sistema” retta da un amministratore delegato oggi in politica.
Comuni, regioni, nuove città metropolitane e province in via di estinzione: agli enti locali la legge di Stabilità riduce del 6 per cento la capacità di spesa. Si va verso una riduzione del perimetro d’azione dello stato. I tagli, però, danno per scontato un riassetto del decentramento ancora in via di definizione.
È stimato in 6,7 miliardi il disavanzo dell’Inps a fine 2015. Il buco di bilancio non viene dalla gestione delle pensioni private (oggi in pareggio) ma dalle prestazioni assistenziali e dalla previdenza dei lavoratori pubblici (ex Inpdap). Il cui finanziamento ricade sui contribuenti anziché sulla Pa.
Ogni azienda può monitorare facilmente tutto il traffico dei suoi server in entrata e in uscita. Ma Statuto dei lavoratori e codice della privacy le vietano il controllo di come i dipendenti usano il computer. Tra i decreti delegati del Jobs act ci sarà la riscrittura delle norme su questa delicata materia.

Quantitative easing al banco di prova

Il 9 marzo hanno avuto inizio gli acquisti di titoli di stato da parte della Bce e delle banche centrali nazionali della zona euro: il Quantitative easing ha preso il via, segnando una data storica per la politica monetaria europea. 

Gender gap: a che punto siamo

L’8 marzo è il giorno dell’anno in cui si registra la persistenza del divario di genere in Italia. Ma stavolta qualcosa si muove.

La forbice dell’occupazione

Il grafico mostra il crescente divario tra numero di occupati in Italia e nel Mezzogiorno. Dal 2007 la differenza è cresciuta costantemente. Ma non tutte le regioni del sud sono uguali. Lo dimostra il caso della Campania dove, a seguito di un più marcato calo degli occupati, è seguita prima una leggera ripresa e nell’ultimo anno una stabilizzazione.
Occupati
 

Pagina 110 di 197

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén