Lavoce.info

Autore: Desk Pagina 59 di 188

Il desk de lavoce.info è composto da ragazzi e ragazze che si occupano della gestione operativa del sito internet e dei social network e delle attività redazionali e di assistenza alla ricerca. Inoltre, sono curati dal desk il podcast e le rubriche del fact checking, de "La parola ai grafici" e de "La parola ai numeri".

Il Punto

A inizio 2019 in Italia è finita la mini recessione mentre l’Europa accelera il passo. A questo punto si possono rivedere un po’ al rialzo le previsioni 2019, a meno che la maggioranza non si lanci in faraoniche promesse di maggiori spese e minori tasse che tornerebbero a scacciare gli investitori. Il leader della Lega Salvini dà per scontato che tagliando le tasse si riduca l’evasione fiscale. Ma i dati storici – riassunti in una nuova puntata del fact-checking de lavoce.info – non danno sostegno a questa convinzione.
In vista del voto di maggio, proseguiamo l’analisi dei grandi temi importanti per l’Europa. Parlando di unione bancaria, il monitoraggio della convergenza delle regole nazionali è oggi affidato all’Eba. Che però a volte complica anziché semplificare e soffre anche di scarsa centralizzazione del processo decisionale.
Mentre Trump inasprisce l’embargo del petrolio iraniano, la Cina fa finta di niente. Germania, Francia e Regno Unito cercano di coordinarsi tra loro per superare il muro imposto dagli Usa. L’Italia, che aveva già ridotto l’import, è più che mai al margine dei giochi.
L’incendio di Notre-Dame ha portato alla luce la sostanziale assenza di coperture assicurative per le grandi chiese francesi. L’Italia per una volta è messa meglio. Le polizze che tutelano il 62 per cento delle nostre cattedrali hanno consentito di indennizzare quasi la metà delle chiese danneggiate dai terremoti degli scorsi anni.
Arriva un Primo Maggio con qualche buon dato Istat su occupati e disoccupati. Ma ancora una volta non è una vera festa del lavoro. Uno studio trova che una maggiore quota di lavoratori part-time si associa a più bassa produttività e maggiori costi aziendali. Il che scoraggia le imprese a passare dal tempo pieno al parziale. Ridefinendo il part-time lo si potrebbe incentivare come formula nella conciliazione casa-lavoro. Sarebbe utile metter mano alle regole del lavoro anche per far fronte alla rivoluzione – già in atto – della domanda e dell’offerta di lavoro in base ai profili professionali figli delle tecnologie digitali. Un processo che andrebbe governato con una visione di sistema. Che al momento non si vede.

Il Punto

La presenza di contratti collettivi di lavoro riduce le differenze salariali tra le province italiane ma offusca la relazione produttività-remunerazioni mentre in Germania il legame tra salari e produttività locale è più stretto. Importando il sistema tedesco, nel Sud Italia avremmo occupazione più elevata, salari un po’ più bassi.
Al ministro dell’Economia Giovanni Tria (ma non alla sua maggioranza) piace l’idea di combinare un taglio dell’Irpef con l’aumento dell’Iva che però – dicono i dati degli ultimi anni – è l’imposta più evasa. Per non parlare della maggiore iniquità fiscale del cocktail di flat tax e maggiori imposte indirette.
Va data fiducia alle buone ragioni – istituzionali ed economiche – del federalismo differenziato che non toglierebbe niente a nessuno? O sono fondati i timori che l’ampliamento di poteri e competenze alle tre regioni che lo vogliono sia eccessivo e mini l’unità nazionale? Proseguiamo il confronto.
A parte il tornaconto elettorale, non si capisce il senso di rendere lunga e difficile la concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati che studiano da noi (826 mila iscritti a scuola, 30 mila negli atenei) e parlano correntemente la nostra lingua. Perché far imparare loro la Costituzione di un paese che li respinge come cittadini?
L’Italia è agli ultimi posti in Europa nello sviluppo della banda ultralarga. Causa litigi tra privato e pubblico, contrapposte strategie di investimento e fantasiosi modelli di governance. Una spinta può arrivare partendo dalle nuove regole Ue per promuovere la connettività e l’accesso alle reti ad altissima capacità.

Il Punto

Greta Thunberg, la sedicenne svedese che stringe la mano del Papa, indica la strada di un futuro che dovrà essere segnato da più attenzione ai cambiamenti climatici e dall’adozione di politiche orientate alla sostenibilità. Per ora, però, l’ambiente rimane in fondo ai programmi elettorali per il voto europeo.
Il Def 2019 mostra che dei 520 miliardi trasferiti dallo stato alle regioni meno della metà si può attribuire alle singole regioni, mentre il resto va in un gran calderone. Il che complica l’eventuale attuazione dell’autonomia richiesta da Lombardia, Veneto ed Emilia. Tra gli enti locali, l’amministrazione di Roma (oggi a 5 stelle) appare sempre alla ricerca di modi per scaricare buchi, buche e debito sui contribuenti italiani. Mentre Esino Lario, piccolo comune del lecchese con costi pro capite di gestione tanto elevati come quelli della Capitale, fa fronte alle uscite trovando nuove fonti di entrata.
Davvero reddito di cittadinanza e quota 100 spingeranno – come spera il governo – l’economia italiana fuori dalle secche della crescita zero, incrementando i consumi? A conti fatti l’effetto sarà modesto. E non compenserà i costi del più alto spread e del calo di fiducia seguìto all’annuncio delle due misure.
La crescente concentrazione della ricchezza nelle mani di chi ha più di 50 anni solleva il tema di ricorrere alla tassa di successione come strumento di redistribuzione. Legittimo valutarne una riforma in senso più progressivo, controverso l’impiego delle risorse eventualmente raccolte per un bonus “nuove generazioni”. Ricordando che nella legislazione tributaria, se si commettono errori, è poi difficile tornare indietro. Esempio: la cedolare secca sugli affitti di case, introdotta nel 2011 per far emergere le molte locazioni in nero. Un po’ di riemersione c’è stata ma insufficiente a compensare l’elevata perdita di gettito d’imposta.

Un commento di Franco Debenedetti all’articolo di Fabrizio Barca “Sarà l’Europa ad arginare lo strapotere degli algoritmi?”. E la replica dell’autore.

Anche nel web sarà il mercato a fermare i monopoli

Il Punto

Con il decreto crescita (se approvato) le imprese godrebbero di un piccolo sconto fiscale sull’Ires, un regime  di tassazione più semplice del pasticcio inserito nella finanziaria 2019 ma per tre anni meno conveniente di quello vigente prima con la combinazione di Ace e Iri. Beninteso: il governo è a favore di lavoro e imprese!
Arriva il provvedimento per rifondere le vittime dei crac bancari. Indennizzi fino a 100 mila euro non solo per gli obbligazionisti ma anche per gli azionisti, senza limiti legati allo loro situazione economica. Un pasto gratis per tutti, anche per chi ha investito sapendo che si trattava di “capitale di rischio”. A protezione dei consumatori, il Parlamento ha approvato la nuova class action all’italiana, dopo il il flop di quella del 2010. Ma anche stavolta le nuove regole sono ambigue, mal scritte ed esposte all’abuso da parte di associazioni e avvocati senza scrupoli.
Lavorare meno, lavorare tutti: un vecchio slogan della sinistra riesumato dal nuovo presidente dell’Inps e dal M5s. Studi passati su altri paesi Ue indicano che la cosa può funzionare – a parità di occupati – a patto che la produttività aumenti. Condizione di difficile attuazione nell’Italia di oggi.
In Finlandia (che ha appena dato una esigua maggioranza ai socialdemocratici), il precedente governo aveva sperimentato per due anni un reddito di cittadinanza: un sussidio di 560 euro a un campione di 2 mila disoccupati di età tra 25 e 58 anni. Che non hanno cercato più lavoro ma hanno vissuto un po’ meglio.
I possibili dazi su prodotti Ue – dai componenti aerospaziali al prosecco al pecorino – annunciati pochi giorni fa dagli Usa non sono un nuovo capitolo della guerra commerciale di Trump contro tutti. Rientrano in una disputa vecchia di 15 anni all’interno del Wto. Con più possibilità di trovare una mediazione.
In inglese si dice ”workers’ buyout” (Wbo): è l’acquisizione dell’impresa in crisi da parte dei lavoratori. Sull’orlo della chiusura, viene rilanciata con l’obiettivo di preservare occupazione e competenze. Sostenuti da incentivi pubblici, i casi in Italia sono ormai numerosi. Ne vediamo i pro e i contro.

Il Punto

Nel Documento di economia e finanza il governo incorpora nei suoi numeri una crescita 2019 quasi azzerata e quindi meno entrate fiscali, più spesa assistenziale e più deficit del previsto. Dal 2020 l’indebitamento netto calerebbe grazie al recupero del Pil e a 23 miliardi di aumento suicida dell’Iva. A parole poi però dicono che nessuna tassa salirà e che invece si farà la (quasi) flat tax sui redditi al costo di 17 miliardi per le casse dello stato. I casi sono due: o si lascia intatto il gettito e si alzano altre tasse (sul ceto medio) o si perde gettito senza altre coperture né tagli sociali per comprare il consenso degli elettori. In ogni caso l’iniquità della tassa può essere temperata con l’uso di detrazioni e deduzioni, contrariamente a quanto dice Matteo Salvini, come spiega il fact-checking de lavoce.info.
Nell’Italia delle culle vuote il governo ha pensato bene di cancellare il bonus infanzia. Pur non rivolto a conciliare lavoro e famiglia, dava un aiuto nei sei mesi post-parto per pagare baby sitter o nido e, dice una ricerca, ha incentivato il rientro al lavoro delle neo-mamme. Difficile capire se le scelte del governo su questo tema siano frutto del caso o di una strategia. Il nostro fact-checking mostra che il ministro “competente” Luigi Di Maio fa fatica a orientarsi tra i diversi aiuti alla maternità e confonde congedo di maternità e parentale.
Un altro pasticcio è stato combinato sul bonus-malus per le nuove auto inquinanti. Introdotto con l’ultima legge di bilancio, il provvedimento non è uscito in tempo in Gazzetta ufficiale. Ma il malus è stato puntualmente richiesto. È anche così che il mercato italiano dell’auto frana ancor più che negli altri paesi Ue.
L’Europa si è mostrata sensibile nella protezione dei cittadini e della proprietà intellettuale nel mondo del web. Deve continuare con i prossimi Parlamento e Commissione perché non diventiamo tutti – con i nostri profili di consumatori e di elettori – preda degli algoritmi.

I numeri del Def

Il Punto

L’Europa matrigna è l’istituzione al mondo che prende più sul serio la lotta contro i cambiamenti climatici. È anche riuscita a “disaccoppiare” crescita ed emissioni di CO2. Sono battaglie cruciali per le generazioni future che devono essere rappresentate dai prossimi parlamentari Ue. I quali, insieme alla nuova Commissione, dovranno occuparsi di un altro dei problemi centrali per il futuro dell’Unione: la gestione dei flussi di stranieri in arrivo. È il tema che negli ultimi cinque anni ha più diviso l’Europa, mentre si diffonde una preoccupante xenofobia. Vediamo un bilancio con i numeri, i successi e i fallimenti su questo fronte. E guardiamo a cosa può succedere in Turchia, paese che gioca un ruolo controverso nell’arginare i passaggi dei profughi. Il premier Erdogan ha perso le elezioni municipali. Anche perché il suo rilancio economico – mentre schiacciava l’opposizione – si è dimostrato non sostenibile. Ora i nodi vengono al pettine.
Circa 7 milioni di donne in Italia hanno subìto atti violenti da uomini nella loro vita. E in troppi casi queste azioni preludono al femminicidio. Il disegno di legge Codice rosso dei ministri Bonafede e Bongiorno cerca di creare una rete di protezione e inasprisce le pene.
La burocrazia è croce di cittadini e imprese e delizia dei politici che – fingendo di alleggerirla – la ingigantiscono sempre più.  Un esempio recente è a Milano: la certificazione di idoneità statica degli edifici (Cis) può costare fino a 30 mila euro per immobile e non si capisce bene a cosa serva.
A mezzo secolo dal ’68, si fanno ancora i bilanci della contestazione di allora. Un libro recente si chiede se la liberalizzazione degli accessi universitari da ogni scuola, i piani di studio individuali e, nelle medie superiori, l’introduzione di nuovi organi collegiali abbiano prodotto esiti positivi.

Il Punto

Non ci sono grandi novità nel cosiddetto decreto crescita che in realtà con il super-ammortamento, la detassazione degli utili reinvestiti in azienda e una revisione dei limiti sui Pir corregge tre errori della legge di bilancio 2019. A qualcosa servirà, ma meglio non aspettarsi un boom.
Il reddito di cittadinanza è il più grande trasferimento di sempre a chi ha un basso reddito in Italia. Ma la fretta di farlo produrrà varie iniquità. Esclusi dal sostegno stranieri in Italia da meno di 10 anni e famiglie del Nord povere ma non abbastanza, anche a causa di soglie di accesso non differenziate per località. Sfavoriti ingiustamente i nuclei numerosi.  Un altro provvedimento controverso, la legge sulla legittima difesa voluta da Matteo Salvini, farà salire ancora le armi regolarmente in circolazione. Già oggi non poche: 1,4 milioni di licenze e, si stima, tra 4 e 10 milioni di pistole e fucili.
La crescita italiana soffre anche del rallentamento della Germania, almeno parzialmente inatteso nella sua entità. I dati mostrano chiaramente la forte interconnessione tra l’economia tedesca e quella italiana, sia per mercati di sbocco che in termini di catene del valore.
Con la crescita di concorrenti giganti americani e cinesi, la Ue deve decidere quale politica industriale perseguire: quella dei campioni europei favorendo fusioni anche transnazionali o quella – sinora praticata – di rigoroso antitrust che mette consumatori e mercato al primo posto? Su questi temi l’Europa ha battuto un colpo nei giorni scorsi quando il Parlamento Ue ha approvato la direttiva sul copyright dei contenuti pubblicati sul web. Innovativa ed equilibrata, tutela la proprietà intellettuale nei confronti delle grandi compagnie internet. E potrebbe diventare un modello per il resto del mondo. In effetti il Parlamento di Strasburgo, che verrà rinnovato con il voto di maggio, nella passata legislatura si è mostrato attivo su vari temi. E molti dei 73 eletti italiani si sono dati da fare sia in termini di presenza sia con proposte di provvedimenti. Come mostrano i numeri che pubblichiamo.
Concorrenza a colpi di decine di miliardi di dollari (per ora tra società Usa ma a livello globale) nei servizi di video in streaming. Dopo la rivoluzione Netflix, c’è stata Amazon prime, poi Warner acquisita da At&t, Disney (con Fox), Sky comprata da Comcast e infine Apple (Tv+). Tutti con modelli di business differenti.

Il Punto

Non ci voleva un’altra commissione parlamentare (di regolamento dei conti verso Banca d’Italia e istituti di credito) per scoprire che le banche – piene di titoli pubblici e di prestiti deteriorati – pagano i rischi politici ed economici che pendono sul nostro paese. Con costi più alti nella raccolta di denaro e minor valutazione di borsa. Le cose andranno anche peggio se la stagnazione produrrà effetti negativi sul mercato del lavoro. A febbraio sono diminuiti i dipendenti e aumentati i disoccupati. E anche il recupero occupazionale dei livelli pre-crisi nasconde tanti lavoratori part-time, spesso involontari.
Si alzano nubi di instabilità anche dalla politica. Il nuovo Parlamento europeo avrà una forte componente populista ed euroscettica di vari paesi. Non omogenea ma, per la natura di questi movimenti, di “ideologia sottile” che permette alleanze del tutto impreviste. Come si vede anche in Italia. Un parlamento inconcludente è certamente quello britannico. In un estenuante gioco dell’oca rimanda Theresa May alla posizione di partenza con tre possibili sbocchi: Brexit senza accordo, uscita dalla Ue con un trattato di compromesso, rinvio lungo con elezione dei deputati europei. Di tutto, di più.
Con la nuova fatturazione elettronica recuperati 690 milioni di evasione Iva. Bene, per ora. Con il tempo le frodi per sfuggire al nuovo sistema diventeranno più sofisticate. In previsione, si potrebbe consentire all’Agenzia delle entrate l’uso di tutto il patrimonio informativo disponibile. Rinunciando a una fetta di privacy.
Sono tante le modifiche al Codice dei contratti pubblici nel decreto “sblocca-cantieri”. Per lo più semplificazioni per velocizzare la spesa. Con possibili effetti negativi su concorrenza, trasparenza e sui rischi di corruzione. Competizione minacciata anche nel mercato della fornitura di energia elettrica e gas per usi domestici dove il “cap”, il tetto alle tariffe che dovrebbe proteggere i consumatori, rischia di diventare il prezzo a cui tutti gli operatori si adeguano. Il caso del Regno Unito contiene utili indicazioni.

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