Mentre noi siamo senza governo, l’Europa accelera – in modo scoordinato tra Bce e Commissione – sulle regole bancarie in materia di crediti deteriorati. Istituiti severi obblighi di accantonamento (fino al 100 per cento del valore) per vecchi crediti che diventino sofferenze e per nuovi impieghi. Guai in vista per le nostre banche. Europa e Italia dovranno dire la loro anche sul Global compact presentato da Onu e Unhcr in merito alla gestione di migrazioni regolari e rifugiati. Sono proposte di accordi multilaterali su diritti umani, sviluppo sostenibile, sovranità nazionale, legalità. Da tradurre in politiche e fatti. Senza gli Usa di Trump che hanno già detto no.
La flat tax e il reddito di cittadinanza andrebbero rispettivamente nelle tasche degli abitanti del Nord e Sud Italia in misura molto vicina alle percentuali di voti ottenuti da Lega e M5s. È una conferma dell’Italia spaccata in due dal punto di vista politico e socio-economico.
Con l’insediamento del nuovo Senato entra in vigore il regolamento riformato a fine legislatura. Potrà nascere un’assemblea più efficiente nella quale l’astensione non varrà più come voto contrario e il lavoro delle commissioni sarà rafforzato.
L’uso del metodo contributivo mette in equilibrio i sistemi pensionistici ma provoca malumori. Contro la sua adozione stanno scioperando i dipendenti delle università britanniche. Il problema di fondo è che la rapida crescita degli atenei del Regno Unito richiede risorse che il governo non vuole più garantire.
L’analisi costi-benefici su sei autostrade costruite negli ultimi anni offre un ventaglio di risultati, per metà positivi e per l’altra metà negativi. La politica può decidere che un’opera si fa anche se non è profittevole. Ma la quantificazione di ritorni e spese relative rimane indispensabile per la trasparenza.
Autore: Desk Pagina 77 di 195
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Lega e M5s vogliono cancellare la riforma Fornero e chiudere le frontiere ma non sanno cosa fare insieme in positivo. Così l’Italia si spacca tra la flat tax che piace a chi ha un lavoro e il reddito di cittadinanza che piace ai senzalavoro. Meglio sarebbe alzare i salari troppo bassi al Nord e ridurre il costo del lavoro troppo alto al Sud. Intanto l’indagine Bankitalia sulle famiglie mostra una povertà assoluta in lento calo e più alta tra gli immigrati, mentre cresce la povertà relativa che riflette l’aumento delle disuguaglianze.
La politica su migranti e profughi in Francia sta diventando più stretta e rigorosa perché il presidente Macron starebbe copiando il programma di Marine Le Pen: così ha sostenuto Matteo Salvini al passo d’addio dal Parlamento di Strasburgo. Non è vero, come si capisce dal fact-checking de lavoce.info. Tende invece a gonfiare i numeri Pasquale Tridico, il ministro del Lavoro designato da Luigi Di Maio, quando attribuisce al Jobs act un costo di 23 miliardi. Una stima estrema, puntualizza il nostro fact-checking.
Una legge recente ha messo ordine nel terzo settore, cresciuto rapidamente negli ultimi anni. Definisce le organizzazioni no profit e le agevolazioni fiscali a loro favore. Peccato che nel campo – molto importante – degli enti per servizi alla persona rimandi a linee guida che non si sa bene a chi spetti determinare. Una delle fonti di finanziamento delle Ong è la devoluzione del 5 per mille dell’Irpef. Da un esperimento su un campione di popolazione emerge quanto la diffusione tempestiva dell’informazione sociale (su come donano gli altri) influenzi le scelte individuali di contribuire a un’organizzazione piuttosto che un’altra.
A dieci anni dal fallimento di Lehman Brothers, gli stati dell’Eurozona non riescono ancora ad adottare riforme condivise anche perché la narrazione della crisi è stata diversa nei diversi paesi, come documentato in uno studio relativo a quattro quotidiani: La Stampa, Le Monde, Süddeutsche Zeitung e El Paìs.
I politici sono refrattari alla valutazione degli investimenti di denaro pubblico che decidono. Perché gli scopi principali spesso non sono efficienza e efficacia, ma – ovviamente inconfessato – la massimizzazione della spesa.
Nel paese spaccato tra Di Maio e Salvini, uno studio dei risultati provinciali delle ultime elezioni mostra che l’Italia dove manca il lavoro ha votato M5s mentre quella che il lavoro ce l’ha ha votato Lega. Altre variabili come grado di istruzione, percentuale d’immigrati e demografia sembrano meno rilevanti. Visto che se ne parla tanto meglio ricordare che il cosiddetto reddito di cittadinanza è più che altro un sostegno ai poveri simile al reddito d’inclusione (Rei) varato dal governo Gentiloni. Solo che rispetto a quest’ultimo ha una struttura rozza ed è insostenibile economicamente.
I dazi annunciati da Donald Trump vogliono ridurre il deficit commerciale Usa, riportando produzione e lavori meno qualificati dentro i confini americani. In effetti un recente studio mostra che la globalizzazione ha finora beneficiato maggiormente i lavoratori più istruiti, sia in termini di reddito che di potere d’acquisto. A livello globale, però, le nuove barriere commerciali sull’import di acciaio e alluminio causano un danno di almeno 10 miliardi dollari. I più colpiti: Canada, Ue, Sud-Corea, Messico, Brasile, Russia. Meno la Cina. Deboli le giustificazioni legali presentate da Washington al Wto.
Si fa un gran parlare di flat tax e aumenti di Iva da scongiurare. Il sipario è sceso invece sulle riforme dell’amministrazione tributaria, a partire dall’Agenzia delle entrate. Un peccato: meno imposte e meno evasione arrivano se il fisco ha efficaci strumenti giuridici e tecnici.
Nel nuovo accordo tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, ci sono novità importanti su busta paga, contrattazione e politiche del lavoro. Le parti hanno trovato soluzioni di equilibrio. Che tuttavia si rivelerebbero poco stabili se il nuovo governo volesse incidere in profondità nel sistema di relazioni industriali. Sullo sfondo pesano problemi strutturali. Come le competenze della forza lavoro troppo basse per le sfide di un sistema produttivo che cambia. Mentre molti laureati sono sovra-qualificati per le mansioni che svolgono.
Infine, come se la caverebbero i pentastellati aspiranti ministri? Un primo assaggio: il loro esperto di turismo dice che le Baleari hanno dieci volte più turisti della Sicilia. Al fact-checking de lavoce.info risulta che avrebbe dovuto dire “sei volte”. La foga retorica porta a esagerare un po’.
I due aspiranti premier Salvini e Di Maio sono ambigui sull’euro. “Valuta cattiva” per il primo, che vuole rivedere i trattati Ue, mentre il secondo dice che non è il momento di uscirne ma lascia intendere che bisogna cambiarne le regole. E se le regole rimangono come sono o cambiano in modo sfavorevole all’Italia? Sì o no alla moneta unica? Chi andrà al governo troverà, secondo i dati di Silvio Berlusconi, una situazione molto peggiore del 2011, quando lui lasciò Palazzo Chigi. Non è così. Come risulta dal fact-checking de lavoce.info.
C’è poco rosa nel Rosatellum. Questo sistema, che ha introdotto nella composizione delle liste per le elezioni politiche la quasi parità di genere, ha poi consentito solo piccoli progressi nella rappresentanza femminile sia alla Camera che al Senato. Lo abbiamo saputo proprio l’8 marzo. Un altro effetto – scontato – del sistema elettorale è che permette di formare solo maggioranze “contronatura”, tra forze politiche con programmi incompatibili, cioè l’ingovernabilità. Potrebbe invece dare esiti certi l’introduzione di un secondo turno. Non alla francese, ma quasi.
Grandi manovre sulla rete: Disney, Comcast e Fox si contendono Sky, fresca di alleanza con Netflix per il mercato europeo. Siamo all’inizio di una ridefinizione complessiva e radicale del campo da gioco su scala globale – con gli altri player globali Amazon, Facebook, Apple – che si concluderà solo nei prossimi anni.
Il governo di Pechino prevede per la Cina nel 2018 una crescita del 6,5 per cento, in frenata rispetto al 6,9 dell’anno scorso. All’obiettivo contribuiranno consumi e investimenti ma non sappiamo quanto. Per ora ci indicano solo i settori in cui programmano di diventare leader mondiali entro sette anni.
SPECIALE 8 MARZO
Nella Giornata internazionale della donna (auguri a tutte!) finalmente registriamo progressi nella riduzione dei divari di genere anche in Italia. Cresce l’occupazione femminile (lavora quasi la metà delle donne in età lavorativa, miglior dato di sempre) e si restringe (poco) al 14,5 per cento la forbice tra le retribuzioni di uomini e donne. Tutto bene? Non proprio. Le differenze di stipendio che rimangono aumentano molto con l’anzianità aziendale e l’età. E la scarsa mobilità verso imprese diverse non aiuta. Ci vogliono politiche incisive per aiutare le donne a conciliare tempo di lavoro e tempo di cura (della casa, dei bambini, degli anziani) che cade ancora sproporzionatamente su di loro. Incredibilmente, la nascita del primo figlio ancora implica una penalizzazione salariale per un periodo fino a 15 anni. Anche per questo l’Italia è fanalino di coda in Europa per nuovi nati. La politica può fare molto per sostenere le mamme lavoratrici o le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano. Per ora non sappiamo cosa i vincitori delle elezioni (M5s e Lega) pensino di questi temi perché in campagna elettorale hanno parlato d’altro: flat tax, reddito di cittadinanza, cancellazione della legge Fornero. Come se le donne non ci fossero.
Le elezioni del 4 marzo (e la grande recessione) cancellano il principio fondatore delle politiche attuate dagli anni Novanta, l’idea che fosse possibile conciliare l’efficienza del mercato con la tutela dei più deboli. Oggi invece prevalgono – e dureranno a lungo – le richieste di protezione. E così dopo il voto l’Italia si ritrova con un Parlamento in mano a Lega e M5s, cioè con una maggioranza di euroscettici che però non è una coalizione. Un terremoto che lascia al presidente Mattarella il problema più difficile: dare l’incarico di governo al partito o alla coalizione che ha preso più voti?
In ogni caso il governo che verrà dovrà occuparsi dei nostri piccoli grandi problemi quotidiani. Come quelli della rete ferroviaria, andata in tilt per la neve nei giorni scorsi. Un confronto internazionale mostra che in Italia gli investimenti pubblici in questo campo sono più ingenti che altrove. E ci vorrà anche più attenzione per i modi e i luoghi dove finisce la vita. Una volta erano gli ospedali. Da 35 anni, invece, grazie al movimento per le cure palliative, ora si muore spesso a casa propria o in un hospice, assistiti da familiari e specialisti che riducono le sofferenze.
Alla vigilia del voto il governo ha firmato con Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto l’accordo preliminare per l’allargamento delle competenze di queste regioni. Su politiche del lavoro, istruzione, salute, ambiente ed ecosistema, rapporti internazionali e con l’Ue. Col nuovo governo si passerà al secondo atto dei negoziati.
La diversità nei consigli d’amministrazione crea valore? Pare di sì, secondo i molti studi che identificano una relazione tra buoni risultati aziendali e varietà di genere e nazionalità nei board. Ma rimane da chiarire con maggiore precisione quale sia la causa e quale l’effetto.
Durante la campagna elettorale, in quasi 50 articoli di commento e fact-checking, abbiamo analizzato le proposte dei partiti, lasciando perdere i toni da stadio. Il miglioramento di economia e finanza pubblica consente di votare con maggiore serenità. Facendo attenzione a non sprecare i risultati raggiunti. I tifosi che affollano la rete dimenticano che la valutazione dei risultati delle politiche è un esercizio utile ma complesso e rigoroso. Mette punti fermi nel dibattito politico e può evitare di spendere denaro pubblico in scelte inefficaci. Da noi si fa troppo poco. Valutando di più e meglio forse salirebbe la nostra stima verso chi ci governa, oggi molto bassa, almeno a giudicare dai risultati di un nuovo metodo di misurazione della fiducia coordinato dall’Ocse.
Quanto sia importante per la credibilità della politica ragionare su dati certi lo abbiamo visto ripetutamente con i nostri fact-checking. Oggi verifichiamo le parole del ministro Minniti sul numero di Ong rimaste attive nel Mediterraneo dopo la stretta imposta dal nostro ministero dell’Interno. La nostra analisi e raccolta di dati mostra che il calo c’è stato, a differenza di quel che ha detto il ministro. Anche Pietro Grasso, leader di Leu, parla di 200 miliardi di evasione fiscale. Al nostro fact-checking ne risulta circa la metà. E non è neanche vero che, come sostiene il presidente del Senato, non ci sia mai stata la volontà di recuperarla.
Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno siglato il Patto della fabbrica che definisce meglio la misurazione della rappresentanza (per combattere sigle sindacali inattendibili) e riafferma il sistema di contrattazione a due livelli. Molte le cose mancanti, a partire dal salario minimo – che non piace a nessuna delle parti sociali. L’Istat ci dice che a gennaio c’è stato un lieve aumento dell’occupazione, soprattutto giovanile, trainato ancora una volta dai contratti temporanei. Nel corso del tempo, hanno perso importanza i contratti di apprendistato. Alla loro perdita di popolarità hanno contribuito – finché ci sono stati – gli sgravi contributivi che hanno accompagnato l’entrata in vigore del Jobs act.
Da destra e da sinistra si è invocata la soppressione della riforma Fornero che ha alzato l’età pensionabile. Senza dire che dovremmo rinunciare a 330 miliardi di risparmi cumulati fino al 2045. A un costo molto più basso si potrebbe invece ipotizzare un’uscita dal lavoro flessibile, un misto di pensione e lavoro part-time.
All’indomani del voto del 4 marzo il Presidente della Repubblica dovrà decidere a chi affidare l’incarico di governo. Un atto non regolato da norme precise quanto dalla prassi istituzionale. Compito arduo in un quadro politico che si preannuncia quanto mai confuso. In campagna elettorale si è molto parlato di povertà, meno di disuguaglianza tra ricchi e poveri. Eppure nella classifica Ue sui divari di reddito l’Italia figura solo dopo il Portogallo. E le differenze economiche sono fortemente correlate con il peggioramento di tante variabili socio-sanitarie. Un altro macigno dimenticato dai politici nell’era del proporzionale (e invece sempre sotto i riflettori degli investitori esteri) è il nostro enorme debito pubblico. Non lo si può abbattere, ma allungarne ancora la vita media – oggi poco meno di sette anni – aiuterebbe. Tra i temi di cui si parla molto e con facili slogan, c’è quello dell’accesso degli immigrati al welfare. Ad esempio si vedono assegnare più case popolari perché in media hanno redditi più bassi e famiglie più numerose. Malgrado il malcontento di molti italiani, andrebbe detto che anche questa è una forma d’integrazione. Forti catalizzatori di attenzione nelle campagne elettorali, i social media anche stavolta sono utilizzati intensamente – con strategie diverse – da tutti i partiti. La graduatoria dei “like” su Facebook vede primissimo il M5s seguito da Lega, Pd, FI, Leu. Ma non bastano tanti “mi piace” per vincere sulla rete. L’equilibrio (o quasi) tra generi nella composizione delle liste non significa che nel Parlamento ci saranno uomini e donne in misura quasi uguale. Perché la legge elettorale e la promozione della parità di genere intervengono solo sulle candidature. Il 5 marzo vedremo se ci sarà un altro Parlamento a forte prevalenza maschile.
Gabriele Guzzi e Stefano Merlo rispondono ai commenti al fact-checking de lavoce.info “E Renzi inciampa sul reddito di cittadinanza del M5s”
Dopo i fuochi di artificio della Commissione parlamentare d’inchiesta, in campagna elettorale sul tema banche è calato il sipario. Eppure il nuovo governo dovrà subito negoziare in Europa su assicurazione dei depositi, regole di vigilanza e titoli pubblici nei bilanci bancari. Se no, a decidere saranno Merkel e Macron. L’Embraco che delocalizza dal Piemonte alla Slovacchia solleva tanti punti di domanda. Giusto vigilare su forme di concorrenza sleale nei paesi Ue. Sbagliato stupirsi che le produzioni a basso valore aggiunto si spostino verso paesi più poveri. Anche l’Italia si è industrializzata così nel dopoguerra. E lo sviluppo di questi paesi significa meno flussi migratori. A proposito di immigrazione (e pensioni) Matteo Salvini dice che gli stranieri in Italia prendono un miliardo all’anno senza aver versato contributi. Falso, come dimostra il fact-checking de lavoce.info.
Si allunga la nostra aspettativa di vita ma non per tutti allo stesso modo. Ci sono grandi differenze tra Nord e Sud Italia. Poi contano le differenze ricchi-poveri, più o meno istruiti. Non è difficile indovinare chi campa più a lungo. Oltre a vivere sani importa anche morire dignitosamente e soffrendo il meno possibile. Un nuovo libro racconta il cammino delle norme per i malati terminali dalla fine del secolo scorso a oggi. E anche qui l’applicazione della legge (hospice, cure palliative, terapia del dolore) è ben diversa tra Nord e Sud.
Andata in crisi dopo alterne vicende, Meridiana diventa Air Italy e cerca di riprendere quota grazie al nuovo azionista Qatar Airways che – a differenza di ciò che fece Etihad con Alitalia – investe massicciamente e rivolta il modello di business basandolo sul lungo raggio. Sembra un progetto sensato.
Andando verso la fine della campagna elettorale è ancora più pressante del solito l’esigenza di verificare le affermazioni dei politici. Il difetto principale del Reddito di cittadinanza (proposto dal M5s) è il suo costo elevato. Secondo Matteo Renzi sarebbe invece un incentivo a non lavorare, il che è una semplificazione che può tuttavia essere argomentata. La coalizione di centro-destra lancia ambiziosi programmi di maggiori spese e minori entrate. In tv Berlusconi ha spiegato che i costi delle proposte ammontano a “soli” 110 miliardi a fronte di ben 275 miliardi di possibili coperture. Il nostro fact-checking mostra che questi conti non tornano. In ogni caso, dopo le promesse di meno imposte sui redditi, quando si governa, si preferiscono tagli visibili e quantitativamente modesti, più facili da finanziare. E così l’Irpef rimane quella che è.
Fatta la legge elettorale che obbliga a liste con equilibrio tra uomini e donne, trovato l’inganno. Il meccanismo per garantire la (quasi) parità, mischiato con l’esistenza di collegi elettorali più o meno certi e con le candidature multiple, consentirà una grande elusione delle quote rosa nel prossimo Parlamento.
Renzi critica il reddito di cittadinanza proposto dal M5s perché permetterebbe di non lavorare. Non è così: sarebbero previsti diversi obblighi per i beneficiari, come spiega il fact-checking de lavoce.info.
Torniamo sulla cessione di Italo a un fondo americano. L’alto prezzo pagato per la seconda società ferroviaria italiana trae origine dalle possibilità di crescita del mercato del trasporto passeggeri, raddoppiato con la liberalizzazione negli ultimi sei anni e con margini di ulteriore sviluppo. In tema di trasporti, in Germania si valuta se rendere gratuiti i mezzi pubblici urbani per ridurre l’inquinamento e sfuggire alle sanzioni della Ue. Anche da noi, nel mezzo di una campagna elettorale generosa di promesse, se ne parla. Ma ci sono modi più efficaci di ridurre i gas di scarico, a cominciare dal cosiddetto “road pricing”.
Un altro tema dimenticato riguarda l’efficacia nella realizzazione delle opere pubbliche. La garanzia globale di esecuzione – introdotta con il Codice degli appalti – dovrebbe coprire i danni dai costi aggiuntivi per il mancato completamento del lavoro da parte di imprese private. Ma banche e assicurazioni si tirano indietro. E se copiassimo i performance bond americani?
Alla ricerca di nuovi spazi di autonomia, il Veneto indirizza raccomandazioni ai medici sulla scelta dei farmaci. Ma il Consiglio di stato ferma tutto: solo l’Agenzia del farmaco può fare queste valutazioni. In realtà non le fa e allora è utile che intervenga la regione. Oppure un organismo apposito, come nel Regno Unito.