Lavoce.info

Autore: Desk Pagina 85 di 188

Il desk de lavoce.info è composto da ragazzi e ragazze che si occupano della gestione operativa del sito internet e dei social network e delle attività redazionali e di assistenza alla ricerca. Inoltre, sono curati dal desk il podcast e le rubriche del fact checking, de "La parola ai grafici" e de "La parola ai numeri".

Referendum sulla riforma costituzionale

Il Punto

La prima patata bollente del nuovo premier Paolo Gentiloni è il dissesto del Monte dei Paschi, punta dell’iceberg delle sofferenze del sistema bancario italiano. Un intervento dello stato porterebbe con sé nuovi prelievi di denaro dei contribuenti. Ma il suo solo annuncio frena la speculazione e riduce il costo del risanamento. Alla crisi delle banche e alle sue possibili soluzioni lavoce.info ha dedicato 40 articoli in poco più di 12 mesi. Eccoli raggruppati per argomenti in un nuovo Dossier.
Altra questione aperta per il nuovo governo è la ricucitura dei rapporti con la Commissione Ue. Che per ora  ha accettato lo sforamento del nostro deficit per migranti e terremoto. Ma potrebbe eccepire che lo 0,2 per cento di Pil concesso per il sisma è quasi il doppio dell’entità delle misure destinate a questo scopo nella legge di bilancio. Sul versante politico-istituzionale, invece, la ragione d’essere dell’esecutivo è la riforma del sistema elettorale. Oggi c’è un pasticcio di leggi che conduce a risultati divergenti tra Camera e Senato. Illogico e inefficiente, ancora prima che (forse) incostituzionale. Sempre a seguito della sconfitta del “sì” al referendum del 4 dicembre permangono poteri concorrenti tra stato e regioni nel contrasto ai cambiamenti climatici. E, ancora, rimane in mezzo al guado la riforma dei centri per l’impiego, le cui competenze non tornano allo stato come previsto ma restano a province o regioni. E rallentano i progetti sulla transizione scuola-lavoro.
Entra in vigore nel 2018 la direttiva europea Mifid II, che vuole aumentare la trasparenza dei costi del servizio di consulenza sui prodotti finanziari. Con vantaggi per i risparmiatori e un po’ di grattacapi per gli intermediari. Dal Regno Unito, che ha anticipato le nuove norme, qualche utile lezione.

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Il Punto

La valanga di no alla riforma costituzionale è stata subito digerita dai mercati anche se apre scenari politici da definire. Se si vota, ci aspetta il Porcellum corretto dalla Consulta per il Senato e l’Italicum in attesa di giudizio da parte della stessa Corte per la Camera. Oppure un bel proporzionale come si usava nella prima Repubblica. Quale che sia il nuovo assetto che nascerà dalle ceneri del governo Renzi, si troverà sul tavolo la patata bollente del dossier banche, con alcuni casi che rischiano di diventare esplosivi. Anche in Gran Bretagna, a quasi sei mesi dalla Brexit, non sono chiare le modalità di uscita del paese dalla Ue, con il governo che un giorno mostra i muscoli e il giorno dopo cerca un distacco morbido. L’opposizione laburista, non pervenuta. E qualche scricchiolio nell’economia. Brexit, vittoria di Trump in Usa e ora il il trionfo del no nel referendum italiano rafforzano le spinte anti-establishment e ridanno fiato a chi vuole uscire dall’euro. Una scelta guidata dal miraggio dell’autonomia politica, con il rischio di gravi conseguenze sul portafoglio degli italiani e sul sistema finanziario. E come escono i sondaggisti dalla prova del referendum italiano dopo i clamorosi errori nel Regno Unito e in America? Hanno azzeccato il risultato, ma ampiamente sottostimato l’entità dei “no”. Con qualche giustificazione plausibile.
Nel rinnovo del contratto dei metalmeccanici – appena concluso – è solo tracciata una proposta innovativa messa sul tavolo da Federmeccanica: il salario di garanzia. È uno strumento che rafforzerebbe la contrattazione a livello aziendale. E un utile punto di riferimento per le future trattative sindacali.
Quale eredità economica lascia Fidel Castro? Confrontando Cuba con altri paesi latino-americani ad essa comparabili come Uruguay e Repubblica Dominicana dal 1990 (prima non ci sono i dati), si vede un soddisfacente andamento del Pil mentre dal 2010 si sono fermati proprio quegli indicatori di sviluppo umano tanto cari al Lìder Maximo.

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Il Punto

Finalmente si vota. Alla fine di una campagna referendaria molto urlata. Abbiamo raccolto tutti gli interventi pubblicati sul nostro sito (più alcuni inediti) in un Dossier che dà elementi per una valutazione documentata e razionale (ma non indicazioni di voto!) a chi ancora è indeciso. Domenica notte sapremo anche se i sondaggi hanno azzeccato le previsioni, dopo i clamorosi fallimenti nei casi Brexit e Trump. Prevedere i risultati elettorali è sempre più difficile per la ritrosia delle persone intervistate a dichiarare le loro vere intenzioni.
Sempre in questo denso fine settimana sapremo anche se i detentori di obbligazioni subordinate Monte dei Paschi accettano di convertirle in azioni aprendo la strada al salvataggio. Ma se Mps piange, le altre banche non ridono con 210 miliardi di sofferenze. Un registro elettronico dei crediti deteriorati ora dovrebbe renderli più commerciabili.
I rientri volontari assistiti sono un nuovo strumento di contenimento dell’immigrazione. Il cittadino straniero entra in un percorso di apprendimento di un mestiere per poi rimpatriare. Meglio dell’espulsione che costa alla persona un alto prezzo psicologico e sociale. E a noi mediamente 4 mila euro.
Tutti i paesi hanno responsabilità nelle emissioni di carbonio. Ma ne ha di più chi partecipa all’inquinamento globale per una percentuale superiore alla sua quota di crescita Pil mondiale. E viceversa. Ne viene fuori una classifica con qualche sorpresa. Ultimo di una serie di tre articoli sul tema.

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Il Punto

Siamo quasi al giorno del referendum e continuiamo il confronto su uno dei temi utilizzati nella campagna: il taglio dei costi della politica. Un primo nostro calcolo indicava 161 milioni. Un altro autore ha contato 500 milioni. Vediamo le ragioni di tanta differenza e una nuova stima che abbassa i risparmi a 130 milioni. Una parte degli elettori può essere invece impressionata dagli scenari apocalittici in caso di vittoria del “no” prefigurati per l’Italia anche da autorevoli fonti internazionali. In ogni caso, il voto avviene in condizioni di sostenibilità del nostro debito molto diverse da quelle del 2012. Ad agitare la vigilia del referendum per i mercati cade anche il termine per i detentori di obbligazioni subordinate di Monte dei Paschi: devono decidere se aderire all’offerta di convertirle in azioni della banca. Un insuccesso dell’operazione affonderebbe Mps. Altro tema importante del voto popolare è la stabilità politica. Il passaggio al (quasi) monocameralismo su cui si vota domenica prossima potrebbe allungare la vita dei governi. Forse non è la soluzione definitiva né – tecnicamente – la migliore. Ma aiuta.
Indagine per falso in bilancio, buchi contabili, azione che vale un diciottesimo rispetto a nove anni fa: il momento inglorioso dell’editrice del Sole 24 Ore non è dovuto solo alla crisi del settore ma anche e soprattutto a gravi difetti di gestione, trasparenza e capacità imprenditoriale.
Candidato ufficiale della destra francese, François Fillon è ora il favorito nella corsa all’ Eliseo. Liberista in economia e poco liberale in altri campi, è amico di Putin, contrario all’adozione da parte delle coppie gay e favorevole al divieto del burkini. Può sottrarre voti alla Le Pen ma perderne tra la borghesia repubblicana.
Perché la Consulta ha “bocciato” la riforma Madia della Pa? In realtà di incostituzionale c’è solo un dettaglio: la legge è in contrasto con la Carta dove, sul solo piano procedurale, ha previsto il parere non vincolante (e non l’intesa) con le regioni. Qualcuno nel governo e tra i tecnici ha peccato di leggerezza.

Dopo il commento di Tommaso Nannicini e Stefano Gagliarducci all’articolo “Se la valutazione si fa con i fichi secchi”, una replica degli autori Alberto Martini, Barbara Romano e Ugo Trivellato.

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Il Punto

Quanto scendono i costi della politica a seguito della riforma costituzionale oggetto del referendum del 4 dicembre? In un articolo precedente abbiamo stimato un totale di 161 milioni. In quello che pubblichiamo oggi il calcolo salirebbe fino a circa 500 milioni. Una bella differenza, su cui continueremo a discutere.
Con la riforma i consiglieri regionali e i sindaci avranno il Senato tutto per loro ma vedranno insieme sancito il processo di ri-centralizzazione già in atto. Alle regioni finanziariamente virtuose, però, lo stato potrà dare più autonomia rispetto alle altre. Sfuggono a questo principio (almeno temporaneamente) le regioni a statuto speciale e le province di Trento e Bolzano. Lì la riforma si applicherà solo dopo la modifica dei loro statuti, “d’intesa” con lo stato. Di fatto è un potere di veto sulle materie di loro competenza. Ingiustificato.
Cosa farà dei conti pubblici Donald Trump? Pare che “per rendere l’America di nuovo grande” il futuro presidente ricorra al taglio delle tasse, anche se non sono certo esclusi aumenti di spesa. In ogni caso, l’espansione sarà finanziata a debito nella speranza – tutta da dimostrare – che ciò rinvigorisca la crescita di lungo periodo. Il possibile mutamento di rotta dell’amministrazione Trump sull’ambiente ha trasformato la conferenza di Marrakech – in teoria un nuovo passo verso la riduzione delle emissioni di CO2 – in uno sterile esercizio. A una settimana dalla conclusione nessuno ricorda più nulla dei suoi risultati.
È legge il decreto fiscale che dovrebbe rafforzare la lotta all’evasione. Per ora, malgrado i 14,9 miliardi di riscossione record vantati dal premier, ci sono segni di indebolimento dell’attività, sia dal lato dei controlli che di quello degli incassi. A meno che non si classifichino come un successo i ritardati versamenti indotti dalla crisi.
È insufficiente a una vera trasparenza la tracciabilità dei pagamenti nei subappalti. Per ripulire il sottobosco in cui vegetano corruzione ed evasione occorre che la fattura elettronica sia imposta anche per i rapporti fra privati che riguardano le opere pubbliche. A cominciare dalla ricostruzione post-terremoto.

Tommaso Nannicini, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, e Stefano Gagliarducci, consigliere economico del Presidente del consiglio, entrambi nel Comitato strategico per il contrasto alla povertà educativa (il primo ne è presidente), commentano l’articolo di Martini, Romano e Trivellato “Se la valutazione si fa con i fichi secchi”.

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Palazzo Chigi sulla povertà educativa*

di Tommaso Nannicini e Stefano Gagliarducci

Ringraziamo gli autori dell’articolo sia per il supporto all’iniziativa sul contrasto alla povertà educativa sia per gli spunti critici, che sono senz’altro uno stimolo a migliorare un percorso di sperimentazione appena avviato. Ne approfittiamo per rispondere nel merito della principale questione sollevata, ossia la scarsità dei fondi allocati per la valutazione empirica degli interventi.
In verità, non sono del tutto assenti esempi internazionali, come ad esempio il J-Pal (The Abdul Latif Jameel Poverty Action Lab) dell’Mit (Massachusettes Institute of Techology), in cui i gruppi di ricerca si fanno carico dei costi di valutazione. Questo non solo perché animati da spirito solidaristico, ma soprattutto perché in cambio ricevono la possibilità di disegnare l’implementazione delle politiche (nel nostro caso, progetti fino a 3 milioni di euro) in maniera sperimentale o quasi-sperimentale, con evidenti ritorni in termini di qualità scientifica e pubblicazioni internazionali. Non solo, avere accesso a disegni sperimentali di questo tipo, come nel caso di randomized controlled trials, può aumentare le possibilità di accedere a finanziamenti internazionali alla ricerca, in un’ottica di matching funds che è anche uno dei cardini dell’iniziativa. In un mercato caratterizzato da forti asimmetrie informative, contenere le spese dirette ascrivibili alla valutazione empirica può essere un modo per selezionare questo tipo di ricercatori, interessati all’originalità della metodologia di valutazione prima di ogni altro fattore.
Detto questo, ci rendiamo conto che gli interventi finanziati dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile saranno su larga scala, e non tutti i gruppi di ricerca necessari a valutare l’elevato numero di progetti messi in campo potrebbero avere le risorse economiche di J-Pal, indipendentemente dalle proprie capacità scientifiche. Per questo motivo, sul sito conibambini.org, è stata pubblicata una nota interpretativa sul bando in cui si esplicita quanto forse prima era poco chiaro: in aggiunta al rimborso spese di missione nel limite del 2 per cento del budget, “la coerenza e la congruità di eventuali altre spese, relative a risorse umane e acquisto di beni e servizi funzionali alla valutazione di impatto, saranno esaminate in sede di istruttoria”. Questo proprio per dotare tutti i gruppi di ricerca delle risorse necessarie, ad esempio, alla somministrazione di questionari, al reclutamento di assistenti alla ricerca, o più in generale alla raccolta dei dati.
Speriamo che questa risposta abbia chiarito almeno parte dei dubbi degli autori.

*Tommaso Nannicini è Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Presidente del Comitato strategico per il contrasto alla povertà educativa.
Stefano Gagliarducci è Consigliere economico del Presidente del Consiglio e componente del Comitato strategico per il contrasto alla povertà educativa.

 

La replica degli autori
Restano i dubbi sulle risorse per la valutazione

di Alberto Martini, Barbara Romano e Ugo Trivellato

Ringraziamo Tommaso Nannicini e Stefano Gagliarducci per i commenti. Conosciamo abbastanza bene J-Pal: 143 professori affiliati a 49 università; 793 randomized control trial, completati o in corso, in 72 paesi; il sostegno di ingenti donazioni. Si colloca però su un’altra scala rispetto ai centri di ricerca che potranno essere coinvolti nel programma di contrasto della povertà educativa minorile.
Il nostro iniziale spunto critico ha riguardato l’immotivato vincolo a utilizzare i fondi destinati alla valutazione per rimborsi spese. La spiegazione di Nannicini e Gagliarducci non ci ha convinti del tutto. Abbiamo quindi letto con piacere la nota interpretativa pubblicata sul sito conibambini.org, che lo allenta.
Più in generale, quella del Fondo per la povertà educativa potrebbe essere un’esperienza importante per cambiare il rapporto tra politici e produttori di evidenza empirica, oggi largamente improntato ad altisonanti dichiarazioni dei primi seguite da piatte descrizioni da parte dei secondi. Appunto, potrebbe. Restano peraltro alcuni aspetti nebulosi e qualche perplessità.

  1. I due bandi richiedono che “ciascun ‘soggetto proponente’ si doti già in ‘prima fase’ di una strategia di valutazione, indicando nel partenariato un soggetto con comprovata esperienza nel settore. […] Nel caso in cui non riesca a identificare autonomamente soggetti con tali competenze, sarà predisposto un elenco di soggetti idonei”. Come avverrà l’accreditamento dei centri di ricerca non è però detto. Quali criteri saranno adottati? Saranno ammissibili centri di ricerca non italiani? Si tratta di informazioni essenziali, che è bene siano rese pubbliche tempestivamente.
  2. Vi sono parecchie differenze fra le iniziative che possono essere incluse nei progetti rispettivamente per i bandi 0-6 e 11-17 anni. Alcune sono comprensibili; altre meno. Un solo esempio: i conditional cash transfer (che sono stati uno dei cavalli di battaglia di J-Pal) sono previsti soltanto per i bandi 0-6 anni. Una banale svista o una scelta motivata?
  3. La nota interpretativa prevede che, al di fuori del tetto del 2 per cento, “la coerenza e la congruità di eventuali altre spese, relative a risorse umane e acquisto di beni e servizi funzionali alla valutazione di impatto, [sia] esaminata in sede di istruttoria”. Ci domandiamo: non sarebbe più saggio restare entro un tetto, forse elevato al 3-4 per cento, e richiedere un argomentato dimensionamento del finanziamento richiesto e un’argomentata ripartizione delle spese, in relazione al disegno dell’intervento e della sua valutazione?
  4. La nota conclude così: “Non potranno, comunque, essere previsti rimborsi o compensi per le attività di valutazione svolte successivamente alla conclusione del progetto”. Il progetto consta del solo intervento? Oppure comprende la valutazione d’impatto, che può svolgersi pienamente soltanto a intervento compiuto, quindi comporta costi anche dopo la sua conclusione? Sfortunatamente, i due bandi sono chiari: il centro di ricerca coinvolto “si [farà] carico di valutare l’andamento, i risultati conseguiti al termine delle attività e gli impatti raggiunti due anni [dopo]”. Quanto sia importante valutare l’impatto di un intervento anche diversi anni dopo la sua conclusione, lo mostra un esempio estremo: nel Perry Preschool Projectun randomized control trial su 123 bambini afro-americani di 3-4 anni a rischio di fallimento scolastico – gli effetti di essere stato assegnato a un programma di formazione pre-scolastica di elevata qualità, invece che esserne escluso, sono stati valutati seguendo quei 123 bambini oltre i 40 anni di età.

Perché salgono i tassi in Europa e in Italia

Mese dopo mese, la divergenza tra la politica monetaria americana e quella europea continua ad ampliarsi. Se da un lato la Bce prosegue nella sua azione di stimolo, senza annunciare nuove misure ma nemmeno ipotizzando un’inversione di marcia, dall’altro la Fed, con le parole della Yellen che hanno seguito a stretto giro l’elezione di Trump e con le ultime decisioni adottate, conferma che il progressivo rialzo dei tassi non è più un orizzonte così lontano. Non sorprende, quindi, che anche i mercati reagiscano a questa prospettiva.

Nel grafico sono rappresentati i rendimenti dei titoli del debito sovrano di Germania, Francia e Italia (scadenza a 10 anni).
È facile osservare come, approssimativamente da metà ottobre, tutti i rendimenti qui considerati siano aumentati, invertendo così un trend che, da stabile, si era addirittura fatto leggermente discendente durante l’estate.
Per quanto riguarda gli spread rispetto ai titoli tedeschi, e cioè la distanza tra le diverse serie e quella tedesca, si può notare come il differenziale dei titoli francesi si mantenga costantemente intorno ai 50 punti base. Lo spread italiano, invece, è aumentato nei mesi scorsi, forse anche per via dell’incertezza che avvolge il clima politico del paese. Tuttavia, il differenziale italiano si è leggermente riassorbito a partire dalla fine di novembre e non ha registrato nuovi picchi in seguito al risultato del referendum costituzionale.
Certo un rialzo dei rendimenti dei nostri titoli di stato potrebbe comportare qualche problema: se la già elevata spesa per il servizio del debito dovesse aumentare, infatti, si chiuderebbero ulteriormente i margini di manovra del governo e il consolidamento di bilancio si farebbe più doloroso.

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(A cura di Matteo Laffi)

Il Punto

Dalla consultazione del 4 dicembre ci si attende – lo dice il testo del quesito referendario – un risparmio di costi della politica. Stimiamo – con margini di incertezza – un risparmio massimo per il contribuente di 140 milioni due anni dopo l’entrata in vigore della riforma, e di 160 milioni a regime. Oltre all’articolo, la versione e-book di 12 pagine. Con la riforma costituzionale sottoposta al giudizio degli elettori sarebbero ammessi referendum consultivi e propositivi, una soglia più alta per le leggi d’iniziativa popolare e uno sconto sul quorum del referendum consultivo se le firme sono oltre 800 mila. Sempre su referendum e dintorni: un sistema (quasi) monocamerale genera maggiore stabilità del governo? In teoria sì. In pratica, il bicameralismo non è la sola causa dell’effimera durata media dei governi italiani, la più breve tra i sistemi parlamentari europei. Esecutivi a scadenza fanno riforme poco incisive, orientate solo agli obiettivi di breve.
Se i sondaggisti americani – che hanno sbagliato le previsioni sulle presidenziali – avessero tenuto d’occhio quello che i cittadini cercavano sui motori di ricerca, avrebbero capito meglio le tendenze dell’elettorato. Che sono sfuggite ai metodi tradizionali di indagine.
Parlando di ridurre le emissioni, bisogna partire dal fatto che i vari paesi del mondo producono CO2 in misura diseguale. C’è chi ne produce troppa rispetto alla sua popolazione (il Nord America) e chi – come l’India – ne produce meno di quanto potrebbe “permettersi”. In mezzo la Cina che inquina suppergiù in linea con la sua demografia. Il secondo di tre articoli.
Nel bilancio dell’ultimo periodo di programmazione dei fondi europei ancora una volta l’Italia si è mossa come un elefante tra i cristalli. Progetti e pagamenti in ritardo, rischio di perdere i finanziamenti e, dove ci sono stati risultati positivi, contributo modesto alla crescita. Per il futuro serve attenersi a regole più rigorose.

Marisa Civardi risponde ai commenti al suo articolo “Referendum costituzionale bocciato dal metodo statistico

Il Punto

Ai detentori di obbligazioni subordinate del Monte dei Paschi la banca offre la conversione in nuove azioni. Sulla carta a condizioni vantaggiose che però valgono solo se ci sono abbastanza volontari. Altrimenti ci sarà la conversione forzata. Unici sicuri vincenti gli istituti del consorzio guidato da JP Morgan e Mediobanca.
Ha ragione il sindaco di Milano Sala a chiedere rinforzi per l’ordine pubblico? Guardando i dati sulle denunce si vede che la città è nelle prime posizioni per omicidi e rapine. E se la criminalità non è aumentata con l’arrivo di stranieri e profughi, il loro frequente coinvolgimento in furti e borseggi è un problema che la politica non può ignorare.
La legge di bilancio 2017 include 270 milioni annui aggiuntivi per i migliori dipartimenti universitari statali. Una commissione ne individuerà 180 sugli 814 esistenti nei nostri atenei. Due ostacoli a una selezione equa e corretta: i dipartimenti sono tutt’altro che omogenei, sia per temi di ricerca sia per dimensioni. In più, il criterio di valutazione è definito in modo fumoso. Si è però in tempo per correggere le regole di distribuzione di queste cospicue risorse e non creare due categorie arbitrarie di eccellenti e di bocciati.
Dall’Ape (anticipo pensionistico) alla possibilità di cumulo dei contributi versati a casse diverse, all’estensione di quattordicesima e “no-tax area” vediamo le misure sulla previdenza previste dalla legge di bilancio 2017 in discussione in Parlamento. E perché la loro copertura finanziaria non convince.
Inaspettatamente, nell’ultimo anno il numero dei matrimoni in Italia è cresciuto. Per la prima volta dall’inizio della Grande crisi, quando chi aveva in progetto di sposarsi tendeva a rimandare. Questo dato positivo può quindi essere letto come inizio dello scongelamento delle scelte? Sì, ma con cautela.

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