La vittoria del sì alla Brexit porta la Gran Bretagna verso il Regno Disunito (Scotexit sarà il prossimo passo?) e il sistema finanziario entra in un tunnel. Come se non bastasse, altri rischi incombono. Ben vengano dunque gli stress test sulle grandi banche europee. La novità è che i risultati dei test non porteranno a bollini blu o rossi per le banche ma rimarranno nel back office delle autorità di vigilanza che potrebbero applicarli in modo differenziato tra paesi. Un grande problema dietro ai risultati del referendum inglese così incerto è il timore a fronte del flusso inarrestabile di profughi. L’Onu ne ha contati 65,3 milioni in tutto il mondo, di cui solo 1 milione è entrato nella Ue nel 2015. Pochi rispetto al totale. Molti per un’Unione che non ha una strategia condivisa nell’affrontare il problema. È luogo comune che con l’immigrazione aumenti la violenza. Ma nuovi dati dicono che, per il ventiquattresimo anno consecutivo, gli omicidi sono in calo fino al loro minimo storico nel nostro paese. E – ancora in barba agli stereotipi – la diminuzione è più marcata al Sud.
“Cara Enel, se fai soldi con la banda larga devi distribuirli anche ai tuoi utenti elettrici”. È questo in sostanza ciò che l’Autorità per l’energia è orientata a dire all’ex monopolista che ha deciso di fare una rete tlc in sinergia con quella elettrica. Una mossa che cambia gli assetti di mercato e anche il quadro di regole.
Che ne è dei patti per il Sud fondati sul Masterplan presentato dal governo sette mesi fa? Dovrebbero definire in ciascuna area territoriale gli interventi prioritari e trainanti per lo sviluppo. In realtà ripresentano progetti senza criteri di razionalità economica e non prevedono risorse aggiuntive. Un film già visto.
Passato l’esame di maturità di questi giorni, molti studenti cercano percorsi universitari che diano competenze subito spendibili in un lavoro, come chiedono molte imprese. Ma l’acquisizione di una preparazione generale rimane un’assicurazione contro la rapida e imprevedibile evoluzione delle tecnologie.
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La risposta degli autori
Di Desk
il 17/06/2016
in Commenti e repliche
La risposta degli autori a due articoli di commento (1 e 2).
Ringraziamo gli autori per i commenti. Ci teniamo a precisare che il dato che abbiamo citato nell’articolo su Lavoce.info fa riferimento ad uno studio epidemiologico pubblicato dall’Università Tor Vergata. Nell’articolo abbiamo riportato il termine “malati” ma concordiamo sul fatto che il termine “infettati” sarebbe stato probabilmente più corretto.
Il nostro articolo non ha l’ambizione né di stimare l’efficacia del farmaco e neppure i differenziali di aspettative di vita tra trattati e non. Il riferimento alla fine dell’articolo ai farmaci innovativi che potrebbero contribuire a salvare vite umane o migliorare lo stato di salute dei pazienti rientra chiaramente nel dibattito più generale legato al trade-off tra protezione brevettuale e accesso ai farmaci innovativi.
Per quanto riguarda, infine, il terzo punto sollevato dagli autori, vogliamo ribadire che l’articolo evidenzia le problematiche relative all’accesso al farmaco dovute agli elevati costi della terapia. Tali costi impongono evidentemente delle liste d’attesa. Sulla possibilità che l’attesa possa essere o meno giustificata o auspicabile (in alcuni casi) non ci siamo espressi poiché una valutazione di questo genere non è di nostra competenza.
Cinzia Di Novi e Vincenzo Carrieri