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Autore: Marzio Galeotti Pagina 10 di 16

galeotti Professore ordinario di Economia politica presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli studi di Milano. Dopo la laurea in Discipline economiche e sociali presso l’Università Bocconi di Milano ha conseguito il dottorato in economia (Ph.D.) presso la New York University di New York. È Direttore della ricerca scientifica della Fondazione Eni Enrico Mattei, dopo essere stato in passato coordinatore del programma di ricerca in modellistica e politica dei cambiamenti climatici. È Fellow del Centre for Research on Geography, Resources, Environment, Energy & Networks (GREEN) dell’Università Luigi Bocconi e Visiting Fellow presso il King Abdullah Petroleum Studies and Research Center (KAPSARC). È Review Editor del capitolo 4 (“Mitigation and development pathways in the near- to mid-term”), Sixth Assessment Report (AR6), IPCC WGIII, 2021. È stato fondatore e primo presidente dell’Associazione italiana degli economisti dell’ambiente e delle risorse naturali, è membro del comitato scientifico del Centro per un futuro sostenibile e della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. È componente del comitato di redazione de lavoce.info.

USCITA DI SICUREZZA DAL NUCLEARE

Dopo il recente incidente, peraltro minore, alla centrale nucleare di Marcoule in Francia, è il caso di chiedersi se i paesi nuclearisti d’Europa non debbano pianificare una rinuncia, graduale ma irreversibile, a questa fonte di energia. Magari sotto l’egida dell’Unione Europea. Il vento sembra essere cambiato in maniera stabile e paesi come la Germania, la Svizzera e l’Italia hanno già imboccato la strada delle fonti sicure, autoctone e pulite.

COME CAMBIA LA GEOGRAFIA DEL PETROLIO

La produzione di petrolio libico è crollata e le esportazioni verso l’Italia azzerate. L’Azerbaijan diventa il primo paese presso cui ci approvvigioniamo di greggio, per quasi un quarto del nostro intero fabbisogno. Appaiono però eccessive le preoccupazioni secondo cui l’embargo europeo nei confronti della Siria e delle sue esportazioni di greggio potrebbe rappresentare un boomerang per i paesi europei, Italia in primis. Casomai è necessario continuare a monitorare il succedersi degli eventi nei paesi del Magreb: in Libia, ma anche in Tunisia.

PAROLA D’ORDINE: PROGRAMMARE

L’Italia, come prima la Germania, ha scelto di rinunciare all’energia nucleare. Ora, è il momento di programmare il futuro energetico del paese, sulla base di alcuni punti fermi. Il primo sono i cambiamenti climatici: per rispondere al fenomeno ormai acclarato dobbiamo ricorrere a risparmio ed efficienza energetica e a fonti rinnovabili. Il secondo punto fermo è il pacchetto europeo “20-20-20”. Per raggiungere quegli obiettivi, dobbiamo decidere sul mix desiderabile di interventi, pensando alla compatibilità con il bilancio statale e all’impatto sull’economia. Soprattutto, vanno determinate le priorità.

A MILANO SI VOTA SULL’AMBIENTE

In concomitanza con la consultazione nazionale, i milanesi sono chiamati a pronunciarsi anche su cinque referendum cittadini. Il più rilevante di questi è sicuramente quello sul dibattutissimo Ecopass, ma ve n’è un altro, altrettanto cruciale, che riguarda direttamente l’inquinamento e la qualità dell’ambiente. Si tratta della riduzione delle emissioni del principale gas clima-alterante, l’anidride carbonica.

USCIRE DALL’ATOMO, COME LA GERMANIA

La scelta di uscire irreversibilmente dal nucleare presa dal governo tedesco è una decisione storica, coraggiosa e destinata a influenzare le politiche energetiche degli altri paesi europei e probabilmente di tutte le altre nazioni industriali. È accompagnata da una serie di provvedimenti e investimenti sulle fonti rinnovabili. Che cosa impedisce all’Italia di seguire la stessa strada? Perché non possiamo diventare almeno la seconda “green economy” del mondo sviluppato?

L’ECOPASS ELETTORALE

Tra le molte promesse di Letizia Moratti in vista del ballottaggio che la vede partire in svantaggio, c’è l’abolizione del pagamento dell’Ecopass per i residenti a Milano. Eppure proprio il sindaco uscente ha voluto quel provvedimento, salvo poi licenziare l’assessore che l’ha realizzato su pressione degli alleati. Ed era così convinta dell’utilità della pollution charge milanese da sottoscrivere i referendum cittadini per il suo rafforzamento. Al di là dei riflessi sulla salute dei milanesi e sulle finanze comunali, resta da chiedersi quanto la mossa sia credibile.

SVILUPPO VERDE? L’ITALIA NON CI CREDE

Molti paesi hanno risposto alla crisi del 2008 varando i pacchetti verdi, misure di promozione dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Tre anni dopo l’Italia discute di riforme che dovrebbero ridare slancio alla crescita. Dai documenti ufficiali si apprende che l’energia e l’ambiente non figurano tra le priorità del governo, mentre lo sono l’edilizia privata e il turismo. I pochi provvedimenti inseriti derivano da direttive europee. La scarsa sensibilità verso il tema della sostenibilità fa trascurare anche i potenziali vantaggi rispetto al ciclo economico.

Che ci azzecca la benzina con la cultura?

Per compensare la rinuncia ai tagli alla cultura, il governo ha deciso di inasprire la tassazione sui carburanti. Tre le principali obiezioni al provvedimento: si introducono nuove tasse senza tener conto del grado complessivo di distorsione del nostro sistema fiscale. Si tassano benzina e gasolio solo per fare cassa. L’aggravio e il guadagno d’entrata per lo Stato è superiore a quello indicato, perché l’aumento riguarda la componente di accisa, che va ad aggiungersi al prezzo industriale, e su questa somma si calcola l’Iva per arrivare al prezzo alla pompa.

QUELLO STRANO DIBATTITO INTORNO ALL’ATOMO

Perché abbiamo paura di volare quando statisticamente gli incidenti aerei sono di gran lunga meno di quelli stradali? Perché il nucleare ci fa paura quando le perdite umane associate all’intero ciclo del carbone sono assai superiori? Vi è una significativa differenza tra probabilità oggettiva d’incidente e probabilità soggettiva. E ciò ha importanti riflessi sulla decisione di rientrare nel nucleare. Curiosamente, però, dopo Fukushima il dibattito riguarda più i motivi per non uscire dal nucleare laddove già c’è e molto meno i motivi per entrarvi dove, come in Italia, non c’è.

ENERGIA: LO SGUARDO LUNGO DELL’EUROPA

La strategia dell’Unione Europea in campo energetico punta a limitare la dipendenza dall’estero insistendo sull’incremento dell’efficienza, sulle rinnovabili e su una più decisa integrazione delle reti, per gestire al meglio le varie fonti di energia e promuovere una riduzione dei costi. Il nostro paese si è spesso mostrato tiepido verso questa politica. Perché si continuano ad analizzare i problemi con un’ottica italo-centrica e non europea. E perché di fronte a emergenze immediate si prospettano soluzioni buone tra dieci o venti anni, come il nucleare.

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