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Autore: Marzio Galeotti Pagina 13 di 16

galeotti Professore ordinario di Economia politica presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli studi di Milano. Dopo la laurea in Discipline economiche e sociali presso l’Università Bocconi di Milano ha conseguito il dottorato in economia (Ph.D.) presso la New York University di New York. È Direttore della ricerca scientifica della Fondazione Eni Enrico Mattei, dopo essere stato in passato coordinatore del programma di ricerca in modellistica e politica dei cambiamenti climatici. È Fellow del Centre for Research on Geography, Resources, Environment, Energy & Networks (GREEN) dell’Università Luigi Bocconi e Visiting Fellow presso il King Abdullah Petroleum Studies and Research Center (KAPSARC). È Review Editor del capitolo 4 (“Mitigation and development pathways in the near- to mid-term”), Sixth Assessment Report (AR6), IPCC WGIII, 2021. È stato fondatore e primo presidente dell’Associazione italiana degli economisti dell’ambiente e delle risorse naturali, è membro del comitato scientifico del Centro per un futuro sostenibile e della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. È componente del comitato di redazione de lavoce.info.

QUANDO SI FERMERA’ IL PREZZO DEL PETROLIO

Il greggio sfonda quota 110 dollari al barile e tutti tornano a chiedersi fin dove si arriverà. Attività speculativa, continua crescita della domanda, in particolare della Cina, e interesse dei paesi produttori a compensare la svalutazione della valuta americana sono tutti fattori che contribuiscono a mantenere alto il prezzo del petrolio. Le cose però potrebbero cambiare. Per due motivi: una recessione americana più profonda di quanto appaia e una presa di coscienza collettiva dell’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo cinese.

ENERGIA E AMBIENTE

PROVVEDIMENTI

La Leggefinanziaria 2007 ha previsto un’ampia serie di misure di politica ambientale che spaziano dalla riqualificazione degli edifici all’efficienza dei motori elettrici impiegati nell’industria, a provvedimenti sul parco automobilistico, agli incentivi al sistema agroenergetico (biocarburanti) fino all’istituzione di un fondo “Kyoto” per favorire misure di riduzione delle emissioni di gas-serra. In aggiunta a queste norme, si è promosso il solare fotovoltaico, potenziato i certificati bianchi e il meccanismo di incentivazione delle fonti rinnovabili rivedendo i cosiddetti certificati verdi e modificando il famigerato meccanismo Cip 6 della bolletta elettrica, favorita la cogenerazione e dato impulso alla bioedilizia. Il governo ha poi lanciato il “primo progetto di innovazione industriale sull’efficienza energetica” volto a fare nascere e prosperare una ecoindustria nazionale attraverso il finanziamento di progetti di innovazione in campo energetico-ambientale. È stato rivisto il cosiddetto codice ambientale.
La Leggefinanziaria 2008 ha fatto molto meno. Da un punto di vista ambientale, la si può considerare una proroga di quella precedente: fatta eccezione per poche novità, in essa vengono semplicemente prorogate le manovre dell’ anno precedente.
Le novità rientrano in quattro punti fondamentali: 1) manovre atte a sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili (riduzione dell’Ici per quelle abitazioni che hanno installato tecnologie rinnovabili); 2) conto energia (questa forma incentivante rimane sostanzialmente la stessa); 3) riqualificazione energetica degli edifici (prorogati gli incentivi fiscali che prevedono la detrazione Irpef del 55 per cento per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2010 a favore di opere di riqualificazione energetica degli edifici); 4) elettrodomestici (dal 1° gennaio 2010 sarà vietata la vendita di tutti gli elettrodomestici poco efficienti, cioè quelli inferiori alla classe A). Inoltre da gennaio 2011 sarà vietata anche la vendita delle lampadine a incandescenza e di tutti quegli apparecchi elettronici che possono rimanere in stand-by.
In aggiunta, si segnalano: quota minima di biocarburanti con un ulteriore aumento al 3 per cento dal 2009; ristabilita la norma corretta per gli incentivi alle fonti assimilate di energia “Cip 6”; responsabilizzazione delle regioni e degli enti locali quanto a fonti rinnovabili e incentivazione del fotovoltaico.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Difficile fare delle previsioni. In generale i provvedimenti di risparmio energetico dovrebbero produrre risultati in tempi relativamente rapidi mentre gli incentivi alle energie rinnovabili richiedono qualche anno prima di dare pserabilmente i loro frutti. Mentre alcune misure avranno effetti certi nel tempo, e cioè dopo il 2010, più difficile immaginare l’evoluzione degli sforzi di innovazioni volti a migliorare l’efficienza energetica. Essendo il progetto stato denominato “Industria 2015” l’auspicio è che i frutti si possano vedere in tempo per “Europa 2020”.

OCCASIONI MANCATE

Il 1° gennaio 2008 è iniziato il primo periodo di applicazione del Protocollo di Kyoto. Allo stesso tempo, questo inverno 2008 non sembra caratterizzarsi per temperature particolarmente rigide tali da far temere una penuria di forniture di gas. Resta tuttavia il fatto che, data l’emergenza che sui due fronti caratterizza il nostro paese, il governo non è riuscito a dare importanti segnali di discontinuità. Se p er garantire la sicurezza degli approvvigionamenti si è lavorato a favore di un maggior ricorso alle fonti rinnovabili e all’uso efficiente dell’energia, poco o nulla si è fatto sul fronte dei nuovi rigassificatori. Ancora più serio il problema dei cambiamenti climatici rispetto al quale era necessario un più deciso segnale di discontinuità. Anzi, si è avuta la percezione di un ammorbidimento della determinazione del governo da una Finanziaria all’altra. Infine, anche se meno rilevante, il governo non ha saputo o voluto procedere a riempire i posti vacanti di commissario dell’Autorità per l’energia né ha saputo promuovere la promessa realizzazione di un programma energetico-ambientale con la costituzione di un consiglio superiore per l’energia e un’Agenzia nazionale per l’energia e per l’ambiente.

L’ACCISA CHE INFIAMMA LA BENZINA

Al di là degli aspetti tecnici, i meccanismi automatici di sterilizzazione degli incrementi del prezzo del barile attraverso la fiscalità pongono alcuni problemi. Intanto, ha senso fissare per legge una soglia di prezzo del petrolio? E in caso, non si dovrebbe anche aumentare l’accisa per mantenere inalterato il costo dei carburanti? Né i prodotti petroliferi sono gli unici inflattivi. Soprattutto però è sbagliato il messaggio. Perché non bisogna mai dimenticare che il petrolio è una risorsa esauribile e il suo consumo produce effetti negativi sull’ambiente.

A BALI PER UN CLIMA MIGLIORE

La Conferenza di Bali sul cambiamento climatico è un passaggio che darà i suoi frutti più concreti nei mesi a venire. I paesi che hanno firmato e ratificato il protocollo di Kyoto sono all’alba di una scadenza istituzionale rilevante: il primo gennaio 2008 inizia ufficialmente il primo periodo di impegno. L’Europa a 15 sembra sulla buona strada per rispettare gli impegni. Convincere Stati Uniti, Cina e India a intraprendere una strada negoziale è comunque indispensabile, anche se non semplice, perché richiede di saper guardare al di là del proprio interesse immediato.

SE SUL CLIMA SI DANNO I NUMERI

Il Dpef stima i costi per l’Italia della mancata applicazione del Protocollo di Kyoto fino a 2,56 miliardi di euro all’anno nel periodo 2008-2012. E’ un calcolo che presuppone la sostanziale immobilità del governo. Invece è molto probabile, e auspicabile, che le misure predisposte permettano di ridurre le emissioni di gas-serra e di rispettare gli impegni senza incorrere nelle penalità. Anche il ministro dell’Ambiente propone dati poco convincenti. Meglio applicare sempre il principio di precauzione, sia nel ridurre le emissioni, sia nel produrre numeri.

GLI STRANI DATI DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE

NON C’E’ PACE SENZA UN CLIMA MIGLIORE

Il Nobel per la pace di quest’anno è stato assegnato all’ambiente. E’ destinato ad attirare l’attenzione delle genti e dei governanti. A richiamare questi ultimi alle proprie responsabilità e a superare il breve orizzonte del ciclo elettorale. Perché le alterazioni del clima originano dalle attività economiche di tutti noi, ma dispiegano effetti disuguali, differenziati nello spazio e nel tempo. Ciò genera incentivi diversi, spesso contrapposti, tra generazioni e tra paesi e regioni del mondo. Un Nobel che è soprattutto un dono alle generazioni future.

A passo d’uomo. Ma con l’aria più pulita

Milano vara la sua pollution charge. Da apprezzare il rigurgito di sensibilità al problema del traffico, ma continua a sorprendere il malinteso di fondo che caratterizza il provvedimento. La prospettiva da adottare dovrebbe essere quella del pedaggio anti-congestionamento. Sulla base del principio che tutti i mezzi privati, anche quelli a emissioni nulle, occupano spazio. La cui disponibilità limitata, soprattutto nelle città, costituisce il vincolo fondamentale. Male quindi le esenzioni e gli sconti, mentre la zona interessata dovrebbe essere più ampia. Un intervento sul tema di Sergio Ascari.

Un Dpef poco energetico

Il periodo di competenza del Dpef appena varato si sovrappone quasi completamente alla prima fase degli impegni sulla riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti che l’Italia deve rispettare in base al Protocollo di Kyoto. Eppure, il documento non indica alcun intervento specifico in materia e si limita a generiche enunciazioni di principio. Mentre il ripetuto riferimento alle disponibilità di bilancio fa pensare che ancora una volta la lotta ai cambiamenti del clima sia una priorità subalterna. Un atteggiamento che potrebbe costarci molto caro.

Giocando d’anticipo la partita del clima

Al Consiglio europeo di inizio marzo è stata definita una politica climatica ed energetica integrata. E’ passato il principio del “20-20-20”: l’Unione Europea si impegna a ridurre in modo indipendente del 20 per cento le proprie emissioni di gas-serra entro il 2020, a realizzare almeno il 20 per cento di consumo di energia con fonti rinnovabili e ad aumentare del 20 per cento l’efficienza energetica. Un fatto storico, che conferma il ruolo dell’Europa quale precursore nella lotta ai cambiamenti climatici.

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