Gli incendi sono un problema complesso: più le temperature si innalzano, più intensi e prolungati sono i roghi, che a loro volta producono altra CO2. Per questo i roghi dell’Amazzonia sono particolarmente gravi. Per fermarli servono azioni precise.
Autore: Marzio Galeotti Pagina 4 di 16
Professore ordinario di Economia politica presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli studi di Milano. Dopo la laurea in Discipline economiche e sociali presso l’Università Bocconi di Milano ha conseguito il dottorato in economia (Ph.D.) presso la New York University di New York. È Direttore della ricerca scientifica della Fondazione Eni Enrico Mattei, dopo essere stato in passato coordinatore del programma di ricerca in modellistica e politica dei cambiamenti climatici. È Fellow del Centre for Research on Geography, Resources, Environment, Energy & Networks (GREEN) dell’Università Luigi Bocconi e Visiting Fellow presso il King Abdullah Petroleum Studies and Research Center (KAPSARC). È Review Editor del capitolo 4 (“Mitigation and development pathways in the near- to mid-term”), Sixth Assessment Report (AR6), IPCC WGIII, 2021. È stato fondatore e primo presidente dell’Associazione italiana degli economisti dell’ambiente e delle risorse naturali, è membro del comitato scientifico del Centro per un futuro sostenibile e della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. È componente del comitato di redazione de lavoce.info.
Secondo l’Ipcc, per rispettare l’obiettivo di incremento della temperatura di 1,5°C, si deve attuare una politica di decarbonizzazione spinta. La Commissione Ue ha perciò lanciato una proposta. Bocciata però da quattro paesi del gruppo di Visegrád legati all’industria del carbone.
Le manifestazioni dei giovani europei contro i cambiamenti climatici testimoniano la crescita della consapevolezza attorno al tema. Ma dal governo non sono arrivati atti concreti. Né le categorie produttive hanno fatte proprie le potenzialità dell’economia verde.
Trump impone la fine delle deroghe sull’embargo del petrolio iraniano. Ma non tutti i paesi subiscono passivamente l’atto unilaterale. L’Italia aveva già ridotto le quantità importate, ma ora paga di più il greggio e rimane al margine dei giochi internazionali.
La questione dei cambiamenti climatici si fa sempre più assillante. La UE punta ad arrivare a un sistema energetico competitivo, sicuro e sostenibile. Ma molto dipenderà dalla composizione del prossimo Parlamento. Qual è la posizione dei partiti italiani?
Con la sua azione di contrasto ai cambiamenti climatici, nel periodo 1990-2017, l’Unione europea è riuscita a crescere e nello stesso tempo a diminuire le emissioni di gas serra. Ma non è detto che gli stessi risultati si possano ottenere anche in futuro.
Sulle trivelle regna la confusione. Ma si può favorire la produzione di combustibili fossili, pur cercando di ridurne l’utilizzo. E a giudicare dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima sembra proprio questo l’orientamento del governo Conte.
Tra spinte verso obiettivi più ambiziosi e minacce di cancellare ogni accordo, le conclusioni della Cop24 hanno scontentato tutti. I disastri ambientali e gli allarmi degli scienziati non bastano a scardinare gli interessi particolari dei singoli paesi.
L’Organizzazione meteorologica mondiale ha annunciato un nuovo record per la concentrazione di CO2 in atmosfera. L’annuncio arriva alla vigilia della Cop 24 di Katowice, dove saranno in discussione importanti temi legati all’accordo di Parigi.
Puntare a un riscaldamento del pianeta di “solo” 1,5 gradi permetterebbe di salvare una parte della barriera corallina e di contenere l’innalzamento dei mari. In termini economici il costo sarebbe altissimo. Ma forse lo sarebbero anche i benefici.