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Autore: Paola Monti

Paola Monti è coordinatrice delle attività di ricerca presso la Fondazione Rodolfo Debenedetti di Milano. Nel 2006, ha ottenuto un Master in Economics presso University College of London. Nel 2004, si è laureata in Scienze Economiche e Sociali (DES) presso l’Università Bocconi di Milano.

Reddito minimo a 5 stelle: può funzionare?

Il M5S ha proposto l’istituzione di un “reddito di cittadinanza”. In realtà si tratta di un reddito minimo. Costerebbe attorno a 19 miliardi, quattro volte di più del “sostegno di inclusione attiva”. Perché relativamente generoso e perché alcuni dettagli aumentano gli oneri amministrativi e i costi.

L’ETÀ RENDE INIQUA LA CARD

La social card è attribuita non solo in base a criteri di reddito e patrimonio, ma anche di età. E le stime dicono che sono gli anziani a dominare la platea dei beneficiari. Ma non è solo in questa fascia che si trovano le situazioni di disagio. L’incidenza della povertà è altrettanto grave, se non maggiore, tra le famiglie con un solo genitore o con molti figli. Perché è il numero, non l’età dei bambini a esporre i nuclei familiari al rischio povertà. Così il requisito finisce per escludere dalla misura la maggior parte delle famiglie con redditi nulli o molto bassi.

L’ARMATA MONTECITORIO

Qual è il profilo dei parlamentari che ci accingiamo a eleggere? Le nostre stime sui probabili eletti dicono che sarà riconfermato il 57 per cento dei deputati della scorsa legislatura. Solo uno su cinque è donna. Scende, di poco, l’età media. Il 71 per cento ha una laurea, per lo più umanistica. E solo l’Idv non ha nessun condannato, né prescritto.

SCHEDA 1 Quell’usato è sicuro?
SCHEDA 2 Anatomia dei candidati, partito per partito
SCHEDA 3 Studi, mestiere ed esperienza
SCHEDA 4 C’è del marcio in parlamento

 

QUELL’USATO E’ SICURO?

Sarà la brevità della scorsa legislatura, sarà la rigidità delle organizzazioni di partito, sarà la poca voglia di puntare su volti nuovi, ma per le elezioni 2008 i partiti sembrano accordare una netta preferenza ai candidati che hanno già alle spalle un’esperienza in Parlamento. Dalle nostre stime risulta che ben il 57 per cento dei futuri eletti della Camera era già presente in Parlamento nel corso dell’ultima legislatura.
Spiccano per lo scarso ricambio Sinistra Arcobaleno e Udc. La Sa addirittura “blinda” i posti dei ricandidati con l’83 per cento di sicuri eletti ripescati tra quanti avevano già un seggio in Parlamento nell’ultima legislatura e il 38 per cento di ripresentati tra i “primi esclusi” delle sue liste. Simile strategia per l’Udc, che posiziona il 68 per cento di parlamentari uscenti tra i candidati sicuri e circa la metà nelle posizioni in bilico tra elezione e non elezione.

 

Partiti % riconfermati dell’ultima legislatura
Eletti Primi esclusi
PDL 55% 7%
PD 53% 19%
SA 83% 38%
UDC 68% 46%
LEGA 55% 13%
IDV 43% 35%
Totale 57% 20%

Eppure i “volti nuovi” tra i sicuri eletti sono più giovani (47 anni in media, contro i 51 degli ex parlamentari), hanno una quota più elevata di donne (27 contro 19 per cento), e sono mediamente più istruiti.

Partiti Sicuri eletti
Età media % donne % laureati
Confermati Nuovi Confermati Nuovi Confermati Nuovi
PDL 52 48 17 22 71 83
PD 51 46 21 41 66 76
SA 50 44 30 40 56 67
UDC 57 46 8 0 76 60
LEGA 45 42 11 20 53 78
IDV 52 45 14 14 83 83
Totale 51 47 19 27 68 79

 

Tra i vari partiti, sarà ilPd a portare più volti nuovi in Parlamento. Infatti, benché superato dall’Idv per tasso di rinnovamento dei candidati, la dimensione del suo elettorato consentirà al Pd di eleggere un maggior numero di donne e di deputati giovani.
Decisamente le quote rosa non sono un problema che affligge l’Udc: oltre a essere tra i partiti con il minor numero di deputate della scorsa legislatura (5 per cento), dai nostri dati risulta che tra le new entry dell’Udc alla Camera, nessuno sarà donna.
Infine, il titolo di studio. Il livello di istruzione medio dei futuri deputati sarà maggiore di quello della passata legislatura: buona notizia, perché un’istruzione elevata è tipicamente correlata con un minore astensionismo e una maggiore produttività nell’attività parlamentare. Tra i partiti con i futuri eletti mediamente più istruiti, il Pdl e l’Idv. Lega e Sa saranno invece i partiti che porteranno in parlamento il minor numero di laureati.

ANATOMIA DEI CANDIDATI, PARTITO PER PARTITO

Lavoce.info si è già occupata in passato di indagare l’età e la quota di donne tra i futuri eletti (e i futuri esclusi) di Pd e Pdl alla Camera. Riportiamo ora gli stessi risultati per i sei maggiori partiti e li compariamo con informazioni sui deputati dell’ultima legislatura.
età media dei futuri eletti diminuisce, ma di poco (50 anni anziché 53). Dall’età media dei “primi esclusi” (47) e dei non eletti (45) intuiamo come i giovani candidati occupino soprattutto posizioni basse nelle liste elettorali. In altre parole, scorrendo le liste, la loro percentuale aumenta in modo inversamente proporzionale alla probabilità di essere eletti. La Lega Nord mantiene il primato dei futuri eletti più giovani – 44 anni in media – immutato rispetto all’ultima legislatura. Il maggiore sforzo di “ringiovanimento” è stato fatto dall’Idv (-10 anni in media) e dal Pd (-5 anni in media). Sarà dunque il Pd, data la dimensione del suo elettorato, a portare in Parlamento più giovani deputati. Soprattutto se i suoi voti complessivi dovessero superare quelli ricevuti da Ulivo e Rosa nel Pugno alle scorse elezioni.

Partiti Età media
Eletti Primi esclusi Non eletti Ultima legislatura
PDL 50 (-3) 44 46 53
PD 49 (-5) 48 42 54
(Ulivo)
SA 49 (-2) 48 43 51
(RC + PdCI + Verdi)
UDC 54 (0) 50 47 54
LEGA 44 (0) 47 44 44
IDV 49 (-10) 51 47 59
Totale 50 (-3) 47 45 53

Anche nella prossima legislatura, solo un deputato su cinque sarà donna. Le differenze tra partiti sono molto marcate: solo i futuri eletti di Sa e Pd avranno una percentuale di donne vicina al 30 per cento, mentre gli altri si attestano su percentuali più basse. La maglia nera va all’Udc, che avrà solo il 5 per cento di deputate, o meno, nel caso riceva più voti rispetto alla scorsa tornata elettorale (come sembrano prevedere i sondaggi).
I dati raccontano per le donne una storia simile a quella dei giovani: la loro percentuale aumenta a mano a mano si scende di posizione all’interno delle liste. In altre parole, le donne nelle liste ci sono, ma è una presenza fittizia, poiché molte di loro difficilmente potranno essere elette. Si guardi ad esempio ai candidati del Pd: la presenza di donne tra le non elette balza dal 28 al 34 per cento per le candidate “prime escluse”, e addirittura al 48 per cento sul complesso dei non eletti. Tuttavia, proprio in virtù della maggiore percentuale di donne tra le elette e alla dimensione del suo elettorato, sarà proprio il Pd a determinare l’elezione del maggior numero di deputate.

Partiti % donne
Eletti Primi esclusi Non eletti Ultima legislatura
PDL 19 (+3) 23 24 16
PD 28 (+7) 34 48 21
(Ulivo)
SA 32 (+9) 42 46 23
(RC + PdCI + Verdi)
UDC 6 (+1) 4 16 5
LEGA 14 (+4) 6 36 10
IDV 14 (+8) 23 29 6
Totale 22(+5) 25 33 17

STUDI, MESTIERE ED ESPERIENZA

Un livello più alto di istruzione è in genere associato a una maggiore produttività nell’attività parlamentare, sia in termini di provvedimenti legislativi proposti che di provvedimenti effettivamente approvati. Per questo motivo ci focalizziamo ora sui deputati della Camera con titoli di studio pari alla laurea o più elevati.
La media dei laureati della nuova Camera sarà praticamente identica a quella dell’ultima legislatura (71 contro 70 per cento). Il partito con il minor numero di laureati è la Lega Nord. Per quanto riguarda, invece, la categoria dei “primi esclusi”, le strategie di partito sembrano divergere tra centrodestra e centrosinistra. I primi esclusi del centrosinistra sono mediamente molto più istruiti degli eletti effettivi (è il caso di Sa e Pd). Nel caso di Pdl e Lega Nord, invece, la quota dei laureati tra i “primi esclusi” è inferiore a quella dei sicuri eletti.

Partiti % laureati
Eletti Primi esclusi Ultima legislatura
PDL 74 68 70
PD 70 80 68
(Ulivo)
SA 58 78 67
(RC + PdCI + Verdi)
UDC 73 90 81
LEGA 61 40 59
IDV 83 80 100
Totale 71 74 70

Circa la metà dei deputati avrà una formazione di tipo umanistico. In particolare, è rilevantissima la quota di laureati in legge (circa un deputato su tre). Purtroppo, i deputati che hanno scelto studi scientifici sono una netta minoranza. Diciamo purtroppo, poiché sembra che una laurea in materie scientifiche o in medicina sia positivamente correlata a un’elevata produttività in termini di disegni di legge presentati. I partiti sembrano “specializzarsi” per titolo di studio: Idv e Pdl hanno una netta preferenza per i laureati in legge, il Pd e la Sa per i laureati in altre scienze sociali.

Partiti Laurea Totale
Legge Scienze sociali Scientifica + medicina Altro Diploma superiore, medie, elementari
IDV 44 11 33 0 11 100
LEGA 23 19 19 0 38 100
PD 15 41 12 2 29 100
PDL 38 26 13 1 23 100
SA 10 45 7 0 38 100
UDC 26 26 30 4 15 100
Total 27 32 14 1 26 100

Ma più che per titolo di studio, i partiti tendono a specializzarsi in determinate professioni. Nella Lega, i liberi professionisti arrivano al 38 per cento, nell’Idv al 33 per cento, nel Pdl al 25 per cento. Tra i futuri eletti del Pd e della Sa spiccano docenti, insegnanti e funzionari di partito. L’Idv candida ed elegge diversi medici. Gli imprenditori sembrano preferire Lega, Idv e Pdl. I dipendenti pubblici l’Udc (13 per cento, contro una media del 9 degli altri partiti).
Ma cosa sappiamo del legame tra professione e attività parlamentare? Sembra che i più assenteisti tra i deputati delle scorse tre legislature siano stati gli avvocati e i medici (con una percentuale di assenze alle votazioni elettroniche vicina al 50 per cento). In termini di numero di provvedimenti proposti e approvati, primeggiano, invece, avvocati, funzionari di partito, giornalisti e dipendenti pubblici.

Categorie professionali Partiti Total
IDV LEGA PD PDL SA UDC
Insegnanti e docenti 17 4 19 7 16 13 11
Avvocati 25 14 7 18 4 10 13
Altri liberi professionisti 8 25 4 7 4 7 7
Imprenditori 17 18 3 15 4 0 10
Funzionari di partito 0 7 18 9 26 3 13
Giornalisti 0 4 11 13 6 7 11
Medici 33 0 5 6 6 13 6
Dirigente 0 8 10 10 10 23 10
Dipendente 0 8 14 8 8 17 10
Altro 0 14 8 9 16 7 9
Total 100 100 100 100 100 100 100

Quanto conta aver ricoperto cariche elettive a livello locale per entrare in Parlamento? A giudicare dai dati, non molto. Solo il 16 per cento dei futuri eletti della Camera risulterà avere esperienze pregresse in amministrazioni locali, come regioni, province e comuni (escludiamo da questo conto gli ex parlamentari).
La ricerca di informazioni per compilare questa variabile è stata particolarmente difficoltosa, come è intuibile dall’elevato numero di candidati per i quali non siamo riusciti a trovarne. Tuttavia, siamo sicuri che tra i “Non sappiamo” non sono compresi i parlamentati, poiché per loro abbiamo a disposizioni elenchi esaustivi. Inoltre, per i candidati eletti a livello locale, non è inusuale trovare informazioni sui siti di istituzioni locali. Siamo pertanto propensi a interpretare i valori mancanti come sinonimo di assenza di esperienza in cariche elettive. Se adottiamo tale interpretazione, possiamo dire che nella prossima legislatura, un deputato su cinque sarà sprovvisto di qualunque esperienza. Spiccano per numero di inesperti l’Idv e il Pdl.

Partito Cariche elettive ricoperte Total
Parlamento
(Camera o Senato)
Locali
(regioni, province, comuni)
Nessuna Non sappiamo
IDV 50 21 14 14 100
LEGA 66 24 3 7 100
PD 64 19 9 8 100
PDL 62 16 8 15 100
SA 83 6 4 8 100
UDC 76 15 3 6 100
Total 65 16 8 11 100

DISUGUAGLIANZA DI TEMPO

La giornata-tipo di una donna è ancora sostanzialmente diversa da quella di un uomo. In Italia come negli altri paesi industrializzati. Le donne spendono in media meno ore in lavori remunerati, ma dedicano più tempo all’insieme di quelle attività non pagate che implicano la cura della casa e dei familiari. Se consideriamo tutte le attività lavorative, pagate e non, le italiane lavorano in media un’ora e un quarto in più degli uomini. Il dato spiega perché rimaniamo uno dei paesi industrializzati con la più bassa percentuale di donne attive sul mercato del lavoro remunerato.

Gli italiani e la riduzione delle imposte? Un’indagine de “la voce.info”

Un nostro sondaggio rivela che gli italiani non guardano con sfavore a un taglio delle imposte, ma non pensano che sia la principale priorità della politica di bilancio. Ridurre il debito pubblico e migliorare alcuni servizi sembrano obiettivi almeno altrettanto importanti. Dovendo intervenire sulle imposte, preferirebbero che la riduzione avesse un impatto immediato sui prezzi piuttosto che sui redditi. E per quanto riguarda l’Irpef, vorrebbero mantenere la progressività dell’imposta e concentrare gli sgravi sui meno abbienti.

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