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Autore: Pierluigi Morelli

Ma il funding gap c’è *

Nel suo articolo del 10 maggio, Carlo Milani trova come non esista alcun deficit di risorse per le banche italiane (calcolando un funding gap pressoché pari a zero). La tesi è piuttosto sorprendente e contraddice, prima che le risultanze dell’Abi, quelle della Banca d’Italia, che in più documenti ufficiali afferma il contrario; ad esempio nelle Considerazioni finali sul 2011 si diceva che “A marzo del 2012 i prestiti delle banche a clienti residenti in Italia ammontavano a circa 1.950 miliardi di euro, il 125 per cento del Pil.

LA FUGA VERSO LA QUALITA’ NON SPIEGA TUTTO

La fuga verso la qualità sembra dar conto di circa un quinto dello spread Btp-Bund tedeschi. La maggior parte del differenziale è dunque dovuta a un effettivo maggior rischio paese avvertito dai mercati finanziari. Lo spread è tornato a livelli non dissimili da quelli sperimentati nella crisi del marzo 1995. E’ la riconferma della necessità di mantenere un rigoroso controllo della dinamica del debito nel nostro paese. E del fatto che il necessario uso della leva fiscale non deve significare il ritorno a una spesa pubblica senza freni.

Avvisi ai naviganti*

Uno scenario ventennale per i conti pubblici mostra che il deterioramento dei saldi di finanza pubblica è strutturale. La crescita del debito è imputabile all’avanzo primario. Ma la via fiscale al risanamento è sostanzialmente impraticabile. Mentre la dinamica ascendente delle spese è guidata dal fattore demografico. Più dei “tagli”, sono necessarie riforme di ampio respiro, coraggiose e incisive. Per attuarle correttamente servirebbe un margine adeguato di tempo. Ma è proprio questa la risorsa che più scarseggia.

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