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Ma la provincia è davvero morta? Dipende…

Il Parlamento ha approvato definitivamente la riforma Delrio, che contiene disposizioni importanti in materia di province, città metropolitane e comuni. Una raccolta di articoli sul tema.

Tutto il nero dell’economia italiana

Lavoro nero, evasione fiscale, affari della criminalità organizzata: sono tutti aspetti dell’economia sommersa e illegale che penalizzano pesantemente il paese. Ancor più nel corso di questa grande crisi. È ineludibile un’azione di forte contrasto a questi fenomeni.

Precisazioni all’articolo “Tanto Pdl, poco capitale sociale”

 

Screen Shot 2013-03-01 at 11.47.53Correlazione semplice tra blood donation e % voti al pdl (alla camera nel 2013): -0.4711***
Correlazione condizionata a dummy nord-est (ne), nord-ovest (no), centro, sud. Isole sono la excluded dummy.

Lo scatter è lo scatter dei residui della partitioned regression. In questo modo la correlazione è depurata dell’effetto delle dummy per nord/centro/sud. Inoltre, essendo plottati i residui, i valori non corrispondono piú al numero di sacche per 100 abitanti.

Ai residui è aggiunta la media, in modo che non siano centrati a zero

 

 

Maroni su federalismo fiscale e rimborso della spesa sanitaria

Roberto Maroni, Ballarò (Rai 3), 5 febbraio
“Noi abbiamo fatto il federalismo fiscale nel 2009 che riguardava il passare da un sistema di rimborso della spesa sanitaria a piè di lista ai costi standard […] questa legge c’è, doveva entrare in vigore nel 2013, purtroppo è stata bloccata messa in pausa dal governo Monti. Le Regioni hanno adeguato i costi standard però non è entrata in vigore.”

FALSO MA…

Il metodo dei costi e del fabbisogno standard come criterio per il rimborso della spesa sanitaria viene introdotto con la legge delega n.42 del 5 Maggio 2009 (“Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione”).
Le nuove direttive tuttavia non vengono a sostituire il rimborso a piè di lista (introdotto con la legge 833/78), come sostiene Maroni, ma il sistema di finanziamento a “quota capitaria” che sostituì il primo nel 1992.
Procediamo con ordine.
All’art. 2, comma 2, della legge delega 5/5/2009, costo e fabbisogno standard vengono individuati come parametri per il finanziamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) in quanto, valorizzando efficienza ed efficacia, costituiscono l’indicatore rispetto al quale comparare e valutare l’azione pubblica. I costi standard determineranno per ciascuna Regione il limite di spesa ammesso e coperto dai meccanismi di autofinanziamento e di perequazione previsti.
La norma delega quindi al governo il compito di individuare e istruire operativamente sul metodo di calcolo da adottare. Tutto ciò avviene con l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo sui costi standard della sanità regionale e sull’autonomia impositiva delle Regioni (7 Ottobre 2010). Il decreto specifica appunto il metodo di calcolo sottostante il criterio dei corsi standard.
Quello che da questo decreto viene fuori non è nulla di innovativo, anzi. Il “nuovo” concetto di standard coincide di fatto col precedente basato sulla c.d. “quota capitaria”. Entrambi i sistemi definiscono allo stesso modo tale standard relazionandolo al numero di abitanti.  (Per la precisione la quota di spesa procapite pesata per l’età della popolazione.)

Per una visione più dettagliata in merito al dibattito scaturito in questa direzione si veda:

http://archivio.lavoce.info/articoli/pagina1001921.html
http://www.saluteinternazionale.info/2010/10/costo-standard-in-sanita-tanto-rumore-per-nulla/

Per quanto riguarda invece il blocco della legge del 2009 operato dal governo Monti, occorre precisare che si tratta non di un accantonamento del singolo provvedimento bensì di una fase di stasi, in cui si trova la complessa legge sul federalismo fiscale della quale il provvedimento in questione fa parte. Mancano infatti alcuni decreti attuativi necessari all’entrata in vigore della legge delega in attuazione del federalismo fiscale. In particolare, su questo stesso tema, risulta in corso di predisposizione ma non ancora adottato il decreto per l’individuazione delle regioni da usare come benchmark.

FONTI

Stato attuale della legge:
http://www.camera.it/561?appro=644&Federalismo+regionale%2C+provinciale+e+costi+e+fabbisogni+standard+sanitari#approList
Decreto attuativo DPR 7/10/2010:
http://www.regioni.it/upload/SchemaDlgsCostiStandard_121010.pdf
Legge Delega 42/2009:
http://www.saluteinternazionale.info/2010/10/costo-standard-in-sanita-tanto-rumore-per-nulla/
Decreto Legislativo 502/92 (relativo al precedente sistema):
http://www.iet.unipi.it/p.donati/files/decreto_legge_502-92.htm

Legge 833/1978 (rimborso secondo il criterio della spesa storica)
http://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1978-12-28&atto.codiceRedazionale=078U0833&currentPage=1

Salvini e la Lombardia

Matteo Salvini, Otto e mezzo (La7), 6 febbraio:
“La Lombardia ha il quarto Pil d’Europa. Se fosse uno stato a sé stante sarebbe la quinta economia d’Europa. Secondo Moody’s la Regione Lombardia è più affidabile della Repubblica italiana”.

Questa affermazione può essere divisa in tre parti distinte.

“La Lombardia ha il quarto Pil d’Europa”.

Falso ma…

In base a dati Eurostat, se si considerano le regioni europee classificate come NUTS2, la Lombardia risulta essere la seconda regione Europea per Pil in milioni di euro, inferiore solo all’ Ile de France. La posizione relativa della regione risulta quindi essere migliore rispetto a quella prospetta dal politico della Lega Nord.

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“Se fosse uno Stato a sé stante sarebbe la quinta economia d’Europa”

Falso

Considerando anche in questo caso valori aggregati il Pil della Lombardia risulta essere il  decimo in Europa. Escludendo la Turchia la posizione diverrebbe la nona.

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“Secondo Moody’s la Regione Lombardia è più affidabile della Repubblica italiana”

Vero

In base alle informazioni riportate sul sito della Regione, la Lombardia ha, a partire dal 17 Febbraio 2012, un rating A2 mentre lo Stato italiano ha rating A3. La Regione Lombardia ha ricevuto un giudizio sulla sua qualità di debitore migliore rispetto allo Stato italiano seppure questa differenza risulti estremamente contenuta. La situazione non era differente precedentemente alla data indicata in quanto i rating erano rispettivamente A1 per la Lombardia e A2 per lo Stato italiano. Ulteriori informazioni possono essere ricavati sul sito della Regione (1).

(1)   http://www.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=Regione%2FDetail&cid=1213274876075&pagename=RGNWrapper

 

Berlusconi: il gettito Imu è stato maggiore del previsto

Silvio Berlusconi, Ballarò (Rai 3), 5 febbraio:

“C’è un extra-gettito Imu perché il gettito da seconda casa ed altri immobili è stato superiore a quello previsto”.

VERO MA…

In base ai dati pubblicati dal Ministero delle finanze, il gettito derivante dall’Imu è stato pari a circa 23,7 miliardi di euro contro una previsione di 20,1 miliardi previsti nel decreto Salva Italia. In particolare il gettito è stato superiore di circa 600 milioni sulla prima casa e di 3,2 miliardi su altri tipi di immobili. Non è possibile disaggregare ulteriormente queste categorie e risulta quindi difficile verificare se l’extra-gettito derivi dalla tassazione della seconda casa.

Va tuttavia sottolineato che l’extra-gettito deriva esclusivamente dalla variazione delle aliquote introdotte dai comuni. Come sottolineato dal documento ufficiale, al netto delle manovre comunali il gettito risulta perfettamente in linea con le proiezioni (al momento è, anzi, inferiore di circa 200 milioni). Se si dovesse quindi valutare l’affermazione in base alla pertinenza dell’imposta, il gettito Imu non si discosta dai valori previsionali.

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Documenti di riferimento

–        Dipartimento delle Finanze, 2013, “IMU: analisi dei versamenti 2012”, http://www.tesoro.it/primo-piano/documenti/Bozza_documento_IMU_rev.pdf

Berlusconi: lo stato italiano costa il 50% in più di quello tedesco

Silvio Berlusconi, (Corriere live), 19 febbraio:
“Ogni cittadino tedesco paga 3000 euro per lo stato, un italiano 4.500”.

FALSO

La spesa totale pubblica nel 2011 (ultimi dati disponibili), si attesta a 14.362 euro per ogni tedesco contro  12.973 euro per ogni italiano.
Qualsiasi altro confronto (ad esempio tra stato centrale italiano e tedesco) è privo di significato, viste le diverse competenze tra stato centrale e diversi enti locali.

Fonti: tutti i dati sono reperibili nei dataset Eurostat (http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home/)

Enrico Letta e i (pochi) senatori confermati

Enrico Letta, Lo Spoglio (Sky TG24), 13 febbraio:

“Noi avevamo 100 senatori in questa legislatura, di questi 100 torneranno 25, tutto il resto sono nuovi. Dei 100 nella scorsa legislatura ne torneranno 25, tutti gli altri sono nuovi, per la prima volta”

VERO, MA..

Prendendo come riferimento le stime del Centro italiano studi elettorali, dei 104 senatori iscritti al gruppo parlamentare del Partito democratico, risultano candidati in posizioni sicure per il prossimo Senato solo 24, più 3 in posizioni incerte.
Tuttavia, per capire quanto rinnovamento ci si può aspettare per la camera alta, bisogna tener presente i passaggi da Palazzo Madama a Montecitorio e viceversa. Vi sono, infatti, fra i ranghi democratici, 8 senatori candidati in posizione sicura per l’elezione alla Camera dei deputati. Inoltre 19 dei “nuovi” senatori provengono dal gruppo Pd di Montecitorio.
Riassumendo: rinnovamento sì, ma comunque il 51% dei deputati ed il 32% dei senatori democratici faranno parte con tutta probabilità del prossimo Parlamento, anche grazie al prevedibile incremento dei posti a disposizione.

Fonti:

http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede_v3/Gruppi/Grp.html

http://cise.luiss.it/cise/

 

 

Berlusconi e la contribuzione italiana al budget europeo

Silvio Berlusconi, Leader (Rai Tre), 8 febbraio:
“Noi abbiamo dato 16 miliardi, abbiamo ricevuto soltanto 9 miliardi, quindi sono 6 miliardi e rotti [di contribuzione netta verso l’Europa]”

VERO

Il sito della Commissione Europea riporta i dati annuali in merito alle contribuzioni al budget di ogni stato membro e all’ammontare speso dall’Unione Europea a beneficio di ciascuno. Nell’anno 2011 (il più recente per il quale sono disponibili dati) l’Italia ha contribuito al budget europeo un totale di 16.077 milioni di euro mentre la EU ha speso per l’Italia 9.585 milioni di euro (la contribuzione netta risulta quindi essere pari a 6.492 milioni di euro).

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FONTE:

http://ec.europa.eu/budget/figures/interactive/index_en.cfm

Fassina e i contratti

Stefano Fassina, Corriere online, 7 febbraio:

“Siamo l’unico paese dove il contratto precario costa meno del contratto stabile”.

FALSO

Come mostra la tabella qui sotto, in tutti i paesi dell’Unione Europea per cui sono disponibili dati individuali su salari lordi e tipologie contrattuali (fonte EU-SILC), i contratti a tempo indeterminato costano più dei contratti a tempo determinato, a parità di livello di istruzione e di esperienza lavorativa. Non risulta che ci siano riduzioni contributive o fiscali per i contratti a tempo indeterminato rispetto a quelli “precari”. Semmai il contrario. Quindi sembrerebbe che ovunque i contratti a tempo determinato costino meno di quelli a tempo indeterminato.

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* Premio salariale: quanto in percentuale viene pagato di più un lavoratore con un contratto a tempo indeterminato rispetto a un contratto a tempo determinato a parità di anni di istruzione ed esperienza lavorativa.

Fonte: Tito Boeri, Institutional reform and dualism in European labour market, in Orley Ashenfelter e David Card, Handbook of Labour Economics, 2010

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