Presentato il documento conclusivo della proposta di riforma del sistema tributario. Una sintesi apprezzabile per un documento che rimane molto sbilanciato sull’Irpef e in cui non mancano i nodi irrisolti. A partire dalle coperture delle misure.
Autore: Silvia Giannini Pagina 3 di 9
Ha studiato economia nelle Università di Bologna e di Cambridge (UK). Nei suoi studi si è occupata prevalentemente degli effetti economici della tassazione dei redditi di impresa e di capitale, della valutazione di proposte di riforma fiscale e dei problemi di coordinamento in ambito comunitario. Ha collaborato con istituzioni e centri di ricerca nazionali e internazionali e ha partecipato a numerosi gruppi e commissioni di lavoro istituiti presso il Ministero delle Finanze. Attualmente è componente della Commissione ministeriale sulle spese fiscali. Professore ordinario di Scienza delle finanze presso l’Università di Bologna (dal 1993), è stata successivamente Vicesindaco del Comune di Bologna, con delega al bilancio, al patrimonio e alle società partecipate, nel mandato amministrativo maggio 2011-giugno 2016.
La riforma della tassazione societaria annunciata dall’amministrazione Biden può essere l’occasione per rilanciare la cooperazione internazionale, indispensabile per tassare i profitti delle multinazionali. Trovare un accordo resta però complesso.
Dal 2021 parte la lotteria degli scontrini. È una buona idea contro l’evasione fiscale? Studi scientifici ed esperienze di altri paesi propongono risultati contrastanti. Senza dati affidabili, possiamo per ora far tesoro delle disavventure altrui.
Il governo si è impegnato a realizzare una riforma dell’Irpef, senza però indicarne per il momento i tratti salienti. Dall’analisi dei punti di forza e di debolezza dell’imposta emergono in modo chiaro quali dovrebbero essere le priorità da cui partire.
Il piano Colao prevede due interventi per il rafforzamento patrimoniale delle imprese: un’Ace più incisiva e incentivi per le persone fisiche che investono in Pmi. Sono misure relativamente semplici, attuabili subito e utili al nostro sistema produttivo.
Il peso delle imposte sul Pil rimane all’incirca lo stesso del 2019, molto meno quindi di quanto avremmo pagato senza la manovra. Ma sarà diversa la composizione del prelievo. Con effetti su famiglie e imprese che si potranno valutare solo col testo definitivo.
Il costo politico della revisione del regime delle spese fiscali è alto. Ma una riforma è necessaria. Oltre ai problemi, i politici dovrebbero sottolineare i benefici connessi a un sistema tributario meno complesso, più coerente, equo ed efficiente.
Il decreto crescita allevia solo marginalmente l’aggravio complessivo del prelievo sulle imprese previsto dalla legge di bilancio 2019. Pur rivista, la mini-Ires continua a essere meno conveniente del regime Ace-Iri.
Le misure fiscali indicate nella legge di bilancio avranno effetti di cassa negativi su imprese e banche. Per il 2019 si tratta di più di 6 miliardi. Difficile dunque che aiutino a raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita prospettati dal governo.
Pur restando in attesa della norma definitiva, la legge di bilancio sembra voler abolire un apprezzato sistema di tassazione delle imprese coerente, neutrale e favorevole alla crescita. A sostituirlo sarà una detassazione degli utili macchinosa e complessa.