Anche in Italia i lavoratori dipendenti sono spesso soggetti a patti di non concorrenza. Il rischio è che si trasformino in un ostacolo alla mobilità del lavoro, già bassa nel nostro paese. Dovrebbe occuparsene l’Autorità garante della concorrenza.
Autore: Tito Boeri Pagina 1 di 38
Tito Boeri è professore di economia presso l'Università Bocconi di Milano e Senior Visiting Professor alla London School of Economics. È stato senior economist all’Ocse, consulente del Fmi, della Banca Mondiale, della Ue, dell’Ilo oltre che del governo italiano. Dal marzo 2015 al febbraio 2019 ha ricoperto la carica di Presidente dell'Inps. È Consigliere Scientifico della Fondazione Rodolfo Debenedetti. È stato editorialista del Sole24ore, de La Stampa e de La Repubblica e ha collaborato con quotidiani esteri quali il Financial Times e Le Monde. È tra i fondatori del sito di informazione economica www.lavoce.info e del sito federato in lingua inglese www.voxeu.org.
Le clausole di non concorrenza vanno ormai ben al di là della protezione dei legittimi interessi del datore di lavoro. Negli Usa si pensa di vietarle. Perché limitano la diffusione della conoscenza, con effetti negativi sull’innovazione e la crescita.
La guerra ha devastato la già debole economia ucraina. La perdita di capitale umano è enorme, con milioni di persone costrette a rifugiarsi all’estero o in altre zone del paese. La ricostruzione del mercato del lavoro richiederà quattro assi di intervento.
La cassa privata dei giornalisti ha garantito per anni pensioni più alte a parità di carriera e retribuzione rispetto agli altri lavoratori. Una nota Inps conferma l’esistenza e la non sostenibilità di questi trattamenti privilegiati.
Il governo vuole risolvere il problema di Inpgi1, la cassa previdenziale dei giornalisti che rischia la bancarotta, facendola confluire nell’Inps. Per renderla un’operazione equa, però, occorre richiedere un sacrificio a chi ha ricevuto finora un trattamento speciale.
Il Nobel per l’Economia 2021 premia un modo di interpretare il ruolo dell’economista come scienziato sociale in grado di mettere i dati al servizio delle scelte di politica economica. I meriti dei tre premiati, nel ricordo di Alan Krueger.
Si è discusso molto della salvaguardia di posti di lavoro spesso senza futuro e poco della necessità di recuperare il milione e mezzo di assunzioni mancate durante la pandemia. Che servirebbero anche a riassorbire gli inevitabili esuberi strutturali.
Qualsiasi campagna per ridurre gli incidenti sul lavoro non può prescindere dalla prevenzione e dal rafforzamento dell’attività ispettiva. Cinque anni dopo la sua istituzione è tempo di ripensare all’idea di un unico Ispettorato nazionale del lavoro, il cui fallimento era stato preannunciato.
Non è vero che con la vittoria del “sì” l’Italia avrebbe il minor numero di parlamentari per abitante fra i paesi europei. E se il loro numero diminuisce è più facile monitorarne attività e partecipazione alla vita della camera cui appartengono.