Il 20 novembre i militanti del PS francese, o più esattamente coloro che hanno una tessera del partito socialista, saranno chiamati a votare per eleggere il loro segretario nazionale. La lotta tra Ségolène Royal e Martine Aubry si annuncia serrata, senza dimenticare il terzo incomodo Benoit Hamon. Dato che si tratta di un ruolo politico-organizzativo (non necessariamente il segretario del PS sarà il candidato alle prossime presidenziali) non si raggiungeranno certo i livelli di mobilitazione ottenuti due anni fa per scegliere il candidato da opporre a Sarkozy. E sarà improponibile il paragone con le moltitudini che hanno partecipato alle primarie del Partito Democratico negli USA per scegliere tra Hillary Clinton e Barack Obama. Ad esempio, nellOhio hanno votato in 2.224.907. Alle elezioni del 2004 i voti per il Partito Democratico nello stesso stato erano stati 2.741.265. Ciò significa che a quelle primarie ha partecipato più dell80 per cento dellelettorato di riferimento.
E in Italia? Immaginare che nel Pdl si possa votare per qualcosa di più rilevante dellinno o del colore delle scenografie che fanno da sfondo ai comizi dei loro leader sembra al momento utopistico. Ma le cose non vanno meglio neanche nel PD. Si possono infatti chiamare primarie le elezioni per il coordinatore cittadino del Partito Democratico a Milano che si sono svolte la scorsa settimana? Ad esse potevano votare solo i componenti dei Coordinamenti e i tesorieri di circolo più i consiglieri di zona, comunali, provinciali e regionali, i sindaci ed i parlamentari nazionali ed europei in possesso dellattestato di Socio Fondatore del PD.
Più che elezioni sembrano riunioni per pochi eletti scelti a priori. E i numeri parlano da soli. Hanno votato in 569 mentre alle ultime elezioni politiche il PD a Milano aveva ricevuto 620.460 voti. Quindi meno dello 0,1 per cento degli elettori del PD milanese è stato consultato. E il restante 99,9 per cento? Torniamo dunque alla domanda: sono primarie, secondarie o, meglio ancora, millesimarie?
Si dirà: tanto nessuno sarebbe andato a votare per il segretario di Milano. Forse. Ma è anche vero che con regole di questo tipo non ci sarà mai un outsider disposto a dare il proprio contributo di idee nuove in una vera competizione che può destare maggiore interesse, mobilitando la base elettorale dei partiti. Se vogliono veramente ridurre la frattura tra classe politica e cittadini, se vogliono veramente far sparire la parola casta dal vocabolario della politica italiana, le forze politiche , tutte, dovranno passare per un maggior ricorso allo strumento delle primarie, quelle vere.