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Autore: Tito Boeri Pagina 23 di 38

tito Tito Boeri è professore di economia presso l'Università Bocconi di Milano e Senior Visiting Professor alla London School of Economics. È stato senior economist all’Ocse, consulente del Fmi, della Banca Mondiale, della Ue, dell’Ilo oltre che del governo italiano. Dal marzo 2015 al febbraio 2019 ha ricoperto la carica di Presidente dell'Inps. È Consigliere Scientifico della Fondazione Rodolfo Debenedetti. È stato editorialista del Sole24ore, de La Stampa e de La Repubblica e ha collaborato con quotidiani esteri quali il Financial Times e Le Monde. È tra i fondatori del sito di informazione economica www.lavoce.info e del sito federato in lingua inglese www.voxeu.org.

COME CAMBIA LA CONTRATTAZIONE

Il nuovo accordo quadro sulle regole della contrattazione comporta un conto salato per il resto dei contribuenti e per i lavoratori una copertura contro l’inflazione inferiore rispetto al vecchio modello. E non è affatto detto che, attraverso la sua applicazione, si sviluppi la contrattazione di secondo livello. Proponiamo qui una soluzione che ha il pregio di non confondere la copertura contro l’inflazione con la ricerca di un legame più stretto fra salario e produttività. Perché sono due problemi diversi che vanno affrontati con strumenti diversi.

LA RISPOSTA DEGLI AUTORI A GIULIANO CAZZOLA

Ringraziamo Giuliano Cazzola per i suoi commenti e per le spiegazioni circa i termini e le giustificazione della sua proposta, che abbiamo valutato assieme alle altre.  Trattandosi di proposta piuttosto complessa le avvertenze circa le nostre stime sono particolarmente importanti in questo caso. In ogni caso secondo le nostre simulazioni la proposta Cazzola (BBC) ha un profilo temporale simile a quello della proposta Boeri-Brugiavini con spostamente graduale delle età (BB2) e porta da qui al 2020 a risparmi leggermente inferiori (per circa 500 milioni) a quest’ultima.

 

Risparmi cumulati, anno 2020
   
Riforma Risparmio cumulato
(milioni di euro)
BB1 10.274
BB2 11.731
D 1.467
Q 8.979
BBC 11.150

PENSIONI: SE I RISPARMI RICHIEDONO FLESSIBILITA’

Sono in molti ad auspicare un nuovo intervento sul sistema previdenziale pubblico italiano. Ma nessuno ha calcolato finora l’entità dei risparmi prodotti dalle diverse proposte. Ecco i risultati di nostre simulazioni sotto quattro ipotesi diverse. Dall’equiparazione dell’età di pensionamento tra uomini e donne si ricava ben poco. I maggiori risparmi cumulati derivano da riduzioni attuariali di tutte le pensioni maturate dal 2010 in poi per chi lascia il lavoro prima dei 65 anni. E’ anche la riforma più flessibile ed equa sotto il profilo intergenerazionale.

PERCHÉ MANSUR NON HA COMPRATO UNA SQUADRA ITALIANA

Ha offerto una cifra astronomica per il milanista Kakà. Ma allo sceicco costerebbe di meno acquistare un’intera squadra italiana. Non lo fa perché l’industria del calcio riproduce gli stessi fattori che allontano gli investitori esteri dalle aziende italiane. Ci sono le tifoserie organizzate che esigono una sorta di pizzo. Le normative sono complesse, inapplicate o comunque arbitrarie, esponendo gli stranieri a rischi difficilmente ponderabili. Abbondano leggi ad hoc e sanatorie per chi viola le regole. E poi c’è l’endemico conflitto di interessi del nostro paese.

DAL TESORETTO A CAPORETTO

Se il Governo Prodi continuava a scoprire tesoretti, il nuovo governo sta facendo l’errore opposto. Nonostante il forte rallentamento della congiuntura, non ha aggiornato le previsioni sui conti pubblici e si trova ora costretto a motivare consistenti peggioramenti dei saldi. Per rassicurare i mercati occorrono trasparenza e chiare scelte di politica economica contro la recessione. Rimanere in mezzo al guado, tra la sponda del rigore e quella di una politica fiscale espansiva, è la peggiore soluzione possibile perché i conti si deteriorano senza migliorare le prospettive dell’economia.

POLITICA ECONOMICA SULLE MONTAGNE RUSSE

Si parla di ridurre l’orario di lavoro settimanale integrando il salario con sussidi per salvaguardare posti di lavoro: una correzione di rotta notevole per un esecutivo che con la detassazione degli straordinari puntava ad allungare quell’orario. I contenuti della proposta non sono ancora chiari. Ma potrebbe risolversi nell’ennesimo intervento a favore di chi un lavoro ce l’ha già. Mentre Il governo continua a sostenere che non ci sono risorse per una seria riforma degli ammortizzatori sociali.

MISURE ANTICRISI? MA LO STATO CI GUADAGNA

Il decreto anticrisi ha un saldo netto in positivo di 390 milioni. Un risultato sorprendente. Pur con la prudenza dovuta al livello del debito pubblico, sarebbe stato fondamentale aumentare la spesa pubblica o ridurre la pressione fiscale. Invece, il provvedimento prevede un incremento netto delle entrate, in gran parte tributarie, per compensare quello delle spese. In recessione l’unico modo per migliorare i conti pubblici è far ripartire l’economia. E il governo dovrà presumibilmente intervenire in corso d’opera perché le misure di spesa appaiono sotto finanziate.

RISTRUTTURARE LA SPESA CONTRO LA CRISI

E’ possibile intervenire per ridurre l’entità e la durata della recessione senza peggiorare i conti pubblici del dopo-crisi. Ma bisogna concentrare le poche risorse disponibili su due o tre misure destinate a durare nel tempo. Le briciole sparse per accontentare un po’ tutti che sono state elencate all’incontro del governo con le parti sociali sono inefficaci. Le coperture delle politiche espansive dovranno essere parimenti selettive. Si può sfruttare la recessione per avviare un processo di ristrutturazione della spesa pubblica che porti a consistenti risparmi nel corso del tempo, non necessariamente subito.

PRIMARIE O SECONDARIE?

Il 20 novembre i militanti del PS francese, o più esattamente coloro che hanno una tessera del partito socialista, saranno chiamati a votare per eleggere il loro segretario nazionale. La lotta tra Ségolène Royal e Martine Aubry si annuncia serrata, senza dimenticare il terzo incomodo Benoit Hamon. Dato che si tratta di un ruolo politico-organizzativo (non necessariamente il segretario del PS sarà il candidato alle prossime presidenziali) non si raggiungeranno certo i livelli di mobilitazione ottenuti due anni fa per scegliere il candidato da opporre a Sarkozy. E sarà improponibile il paragone con le moltitudini che hanno partecipato alle primarie del Partito Democratico negli USA per scegliere tra Hillary Clinton e Barack Obama. Ad esempio, nell’Ohio hanno votato in 2.224.907. Alle elezioni del 2004 i voti per il Partito Democratico nello stesso stato erano stati 2.741.265. Ciò significa che a quelle primarie ha partecipato più dell’80 per cento dell’elettorato di riferimento.
E in Italia? Immaginare che nel Pdl si possa votare per qualcosa di più rilevante dell’inno o del colore delle scenografie che fanno da sfondo ai comizi dei loro leader sembra al momento utopistico. Ma le cose non vanno meglio neanche nel PD. Si possono infatti chiamare primarie le elezioni per il coordinatore cittadino del Partito Democratico a Milano che si sono svolte la scorsa settimana? Ad esse potevano votare solo i componenti dei Coordinamenti e i tesorieri di circolo più i consiglieri di zona, comunali, provinciali e regionali, i sindaci ed i parlamentari nazionali ed europei in possesso dell’attestato di Socio Fondatore del PD.
Più che elezioni sembrano riunioni per pochi eletti scelti a priori. E i numeri parlano da soli. Hanno votato in 569 mentre alle ultime elezioni politiche il PD a Milano aveva ricevuto 620.460 voti. Quindi meno dello 0,1 per cento degli elettori del PD milanese è stato consultato. E il restante 99,9  per cento? Torniamo dunque alla domanda: sono primarie, secondarie o, meglio ancora, millesimarie?
Si dirà: tanto nessuno sarebbe andato a votare per il segretario di Milano. Forse. Ma è anche vero che con regole di questo tipo non ci sarà mai un outsider disposto a dare il proprio contributo di idee nuove in una vera competizione che può destare maggiore interesse, mobilitando la base elettorale dei partiti. Se vogliono veramente ridurre la frattura tra classe politica e cittadini, se vogliono veramente far sparire la parola “casta” dal vocabolario della politica italiana, le forze politiche , tutte, dovranno passare per un maggior ricorso allo strumento delle primarie, quelle vere.

UNA RETE PER TUTTI

La crisi dei mercati finanziari si trasferisce all’economia reale. Tra qualche mese inizieranno le vere e proprie riduzioni di personale e i primi a essere colpiti saranno i circa quattro milioni e mezzo di lavoratori precari. Per questo l’Italia ha urgente bisogno di introdurre un sussidio unico di disoccupazione, a cui si acceda indipendentemente dal tipo di contratto con cui si è stati assunti. Dove trovare le risorse? Sufficiente utilizzare i fondi destinati in via sperimentale alla detassazione degli straordinari, un provvedimento che diminuisce l’occupazione.

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