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Autore: Tommaso Nannicini Pagina 3 di 4

nannicini È professore ordinario di economia politica all'Istituto Universitario Europeo (in aspettativa dall’Università Bocconi). Ha pubblicato su numerose riviste internazionali, tra cui l’American Economic Review e l’American Political Science Review. Ha insegnato anche all’Universita’ Carlos III di Madrid, USI Lugano e Harvard University, e svolto periodi di ricerca al MIT, Fondo Monetario Internazionale, EIEF e CREI. È stato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nella XVII legislatura e Senatore nella XVIII.

La riforma “usa e getta”

I partiti sembrano aver trovato l’accordo sulla nuova legge elettorale. La proposta accontenta un po’ tutti proprio perché è una riforma “usa e getta”, figlia della debolezza dei suoi firmatari. Rischia però di consegnarci un parlamento troppo frammentato per dar vita a qualsiasi coalizione, avvicinandoci così alla Grecia. Mentre invece dovremmo guardare alla Francia e al suo sistema maggioritario a doppio turno. Meglio prefigurare una fase costituente, per arrivare a una legge elettorale agganciata a una riforma istituzionale in grado di superare il bicameralismo perfetto.

RIFORMA ELETTORALE: IL MOMENTO È QUESTO

Obiettivo di una nuova legge elettorale dovrebbe essere quello di consentire agli elettori di scegliere i propri rappresentanti. Rispetto alle liste bloccate, il ritorno ai collegi uninominali, con doppio turno, sarebbe un netto miglioramento. Ma non basta. È necessario ridisegnare le circoscrizioni per aumentare la competizione. E forse è il momento giusto per vincere le ovvie resistenze dei partiti, per le difficoltà in cui tutti si dibattono. E i cittadini dovrebbero mobilitarsi per riappropriarsi del proprio diritto di scelta su parlamentari e governi.

NON CI RESTA CHE CRESCERE

Dal welfare al fisco, dalle liberalizzazioni alla scuola, un libro (Università Bocconi Editore) raccoglie le risposte di vari esperti a quattro domande. Che cosa si può fare subito per rimettere in moto l’economia italiana? Che cosa nell’arco di due legislature? Quali interessi si oppongono alle riforme e come arginarli? Quali interessi avrebbero tutto da guadagnare e come mobilitarli? Pubblichiamo alcuni passi dell’introduzione del volume.

UNA GERARCHIA PER I PROF ABILITATI

Per migliorare l’università italiana è indispensabile rendere competitivo e meritocratico il reclutamento dei docenti. Il primo passo sono commissioni di abilitazione formate da membri di prestigio scientifico riconosciuto. Alle quali si dovrebbe chiedere di suddividere gli abilitati in due fasce. Lo stipendio dei migliori non graverebbe sul bilancio delle sedi che li scelgono, ma sarebbe a carico del ministero. Si favorirebbe così la concorrenza fra atenei e una maggiore specializzazione, con alcune università che potrebbero puntare più sull’insegnamento e altre più sulla ricerca.

QUANTO COSTA LA FESTA

Il 17 marzo l’Italia celebra la festa dell’unità nazionale, con un corollario di polemiche sui costi che la sua istituzione comporterebbe. Ma una stima mostra che se è vero che le ore lavorate annue rispondono al numero di feste effettive, l’effetto è minore di quanto ci si aspetterebbe: un giorno di festa in più si traduce in una riduzione di 2,5 ore lavorate all’anno. Invece, la correlazione tra feste effettive e produzione industriale non è statisticamente diversa da zero. I benefici di una festa che potrebbe contribuire a cementare un’idea comune di futuro.

Collegi rivisti per candidati migliori

Sembra ormai esserci un accordo unanime sulla necessità di cambiare le regole del gioco elettorale. Proviamo allora a farlo per migliorare la selezione dei politici, aumentando la concorrenza politica e dunque il controllo degli elettori. L’analisi dei risultati delle tre tornate svoltesi con il Mattarellum, mostra che nei collegi più incerti sono eletti i candidati di maggior qualità. Dunque, bisogna cercare di aumentare la quota dei collegi contendibili. E per farlo si potrebbero ridisegnare alcuni confini. L’esempio di Sciacca e Agrigento.

 

IDENTIKIT DEL LEGHISTA AMMINISTRATORE

Chi sono i sindaci della Lega Nord? Meno donne, ma più giovani e con un livello medio d’istruzione superiore rispetto agli altri amministratori del Nord. Inoltre provengono da occupazioni con un alto costo opportunità dell’ingresso in politica: imprenditori, commercianti, avvocati e professionisti. I comuni leghisti hanno una maggiore percentuale di entrate proprie e una minore rigidità della spesa. Insomma, un federalismo municipale non solo predicato ma anche praticato.

ELEZIONI EUROPEE: QUI NON C’E’ CONCORRENZA

Con l’avvicinarsi delle elezioni europee, torna d’attualità la discussione sulla legge elettorale. Si parla di correggere la legge in vigore con l’introduzione di una soglia di sbarramento e di liste bloccate. Quest’ultimo è un meccanismo che ha effetti perversi nella selezione dei candidati e impedisce ogni forma di concorrenza all’interno dei partiti. Le primarie sono un buon punto di partenza, ma non la panacea. Occorre anche ridurre al minimo le barriere d¹entrata e concentrare i dibattiti interni sui contenuti. Ed evitare che il Parlamento europeo non diventi una via di fuga per gli amministratori locali che hanno operato male.

QUEL CAPITALE CHE MANCA AL SUD ITALIA

Perché la Spagna ha ridotto nel tempo le ampie differenze regionali che la caratterizzavano, mentre in Italia non ci siamo riusciti? Se invece che al Pil procapite, guardiamo alla nozione di capitale sociale, scopriamo che il Sud e il Nord della Spagna sono sempre stati più omogenei. Ed è proprio la maggiore omogeneità che ha probabilmente consentito il recupero. Ha creato le condizioni perché potessero dispiegare i loro effetti gli altri fattori di convergenza: istruzione, investimenti in infrastrutture e tasso di criminalità.

SPAGNA-ITALIA: IL SORPASSO

In Spagna, la classe dirigente ha chiara l’urgenza della principale sfida per il futuro: far crescere la produttività totale. E non si ha paura di lasciare indietro chi non tiene il ritmo dell’innovazione, siano università inefficienti o imprese poco competitive. In Italia il ministro dell’Economia indica la globalizzazione come causa dei nostri malanni. Ma se vogliamo tornare a crescere, dobbiamo risolvere i problemi interni. A partire da due risorse inutilizzate come Mezzogiorno e lavoro femminile. Aggiungendo molta concorrenza. L’alternativa è solo un dolce declino.

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