Il successo degli European safe bond non dipende da un massimale agli investimenti nei titoli di stato. Se sarà previsto un pari assorbimento di capitale, le banche li acquisteranno fin quando il premio di liquidità non sarà lo stesso dei titoli tedeschi.
Autore: Umberto Cherubini Pagina 1 di 2
Umberto Cherubini insegna Finanza Matematica e gestione dei rischi finanziari all’Università di Bologna dove coordina la laurea internazionale in Quantitative Finance. In precedenza ha lavorato presso l’Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana. Si occupa di prodotti derivati e di misurazione dei rischi finanziari. Ha studiato al Cesare Alfieri di Firenze e a NYU (M.A.).
I derivati nei bilanci delle grandi banche europee, soprattutto tedesche, rimangono un problema. Perché sono tanti rispetto al capitale e perché sono molto opachi. Richiamano scenari già visti nel 2008 negli Usa. La gestione della supervisione bancaria europea e la costruzione degli stress test.
Il piano che il ministro delle Finanze greco illustra ai leader europei in questi giorni prevede la conversione di parte del debito in titoli indicizzati alla crescita del paese. La proposta avrebbe diversi vantaggi, ma la sua realizzazione è ostacolata da una grave difficoltà tecnica.
L’architettura scelta per il Qe europeo lascia aperti alcuni interrogativi. Meglio sarebbe procedere attraverso una sorta di grande cartolarizzazione, che permetterebbe di rendere quasi privi di rischio di credito i titoli acquistati, senza alcuna mutualizzazione delle perdite.
Un articolo della Legge di stabilità prevede novità nelle attività in contratti derivati tra le banche e il ministero dell’Economia. Quali saranno le possibili conseguenze? Il rischio di credito in derivati con l’Italia sparisce dai bilanci delle banche e ricompare nei bilanci dei contribuenti.
Favorire la nascita del mercato dei minibond è certamente una buona idea. Ma non saranno le misure previste nel decreto sul Fondo di garanzia per le Pmi a realizzarla. Anzi, quel provvedimento avrà rilevanti effetti distorsivi. Remunerazione delle perdite attese e comportamenti strategici.
Nel dibattito recente sulle decisioni dell’Eba si è assistito a una spaccatura netta tra i rappresentanti del sistema bancario e quelli dellaccademia. L’Eba è stata difesa su queste colonne da Marco Onado e Andrea Resti. Salvatore Bragantini ha aggiunto considerazioni nello stesso senso. Luigi Zingales in un intervento su un quotidiano ha definito con tratti eroici la resistenza dell’Eba alle potenti lobby dei banchieri. Vorrei provare a riproporre la questione come l’ho discussa a cena con un amico bancario (e non banchiere).
Gli Eurobond non sono necessariamente un regalo della Germania ad altri paesi dell’area euro. Possono essere concepiti in modo tale da abbassare il costo del debito pubblico per alcuni paesi, senza infliggere oneri sugli altri. Bisogna però osservare alcune regole. In particolare, per evitare sussidi incrociati, ciascun paese potrebbe contribuire a garantire gli Eurobond in due modi: alta reputazione di solvibilità o deposito in cash.
Quella a cui stiamo assistendo da venerdì scorso sui mercati finanziari è una crisi di fiducia nella governance politica dell’Italia, ma anche dell’Europa. Il vertice dell’Eurogruppo di lunedì non ha raggiunto alcun vero risultato. Il coinvolgimento del settore privato pesa come un macigno sulla trattativa relativa al piano di assistenza finanziaria alla Grecia. Con proposte di soluzione diverse tra il piano tedesco, quello francese e l’ipotesi del buyback. E così l’euro rischia sempre di più.
Il caso irlandese mette in luce che il costo dei salvataggi bancari può diventare determinante nel valutare la tenuta dei conti pubblici di un paese. Bisogna quindi saperlo misurare e tenerne conto nel rapporto debito/Pil, anche ai fini del nuovo Patto di stabilità in Europa. Una misurazione a valori di mercato ci mostra che l’Irlanda è il paese europeo nel quale l’onere, implicito nella garanzia di bail out del sistema bancario, è di gran lunga maggiore. L’Italia è quello che sta meglio tra i “periferici”. Ma la Germania è il paese più solido in Europa.