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Autore: Vincenzo Scoppa

Schermata 2014-04-22 alle 17.46.52Professore Ordinario presso il Dipartimento di Economia e Statistica dell’Università della Calabria. Si occupa prevalentemente di Economia del lavoro, Economia dell’istruzione e valutazioni econometriche di politiche. Dal 1999 al 2000 è stato Dirigente Esperto di Analisi Economica alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha conseguito un Master in Economics (Università di Torino) e un Dottorato di Ricerca (Università di Siena). Ha insegnato Econometria, Macroeconomia, Economia dei contratti e Microeconomia.

SORTEGGIO NON FA RIMA CON MERITO

Le nuove norme per i concorsi per professore associato e ordinario prevedono che i commissari esterni siano sorteggiati e non più eletti dai colleghi. Cambia qualcosa per i candidati? Gli interni continuano a godere di un consistente vantaggio sugli esterni. Ma, almeno per Economia, se la qualità dei commissari è al di sopra della media, si presta maggiore attenzione al merito. Le candidate sono in linea generale discriminate, a meno che non ci siano donne in commissione. L’introduzione di quote di genere nella composizione delle commissioni potrebbe rivelarsi utile.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringraziamo i lettori per i commenti.
Concordiamo che gli incentivi maggiori dovrebbero venire dal mercato del lavoro, tuttavia quando il mercato del lavoro non premia il merito può essere utile cercare di fornire incentivi alternativi. 
Qualsiasi sistema teso a incentivare docenti e studenti all’ottenimento di risultati migliori può contribuire ad accrescere le competenze generate dal sistema scolastico. Purtroppo, alcuni meccanismi di incentivazione ai docenti, suggeriti dai lettori, sembrano incontrare la resistenza del sistema scolastico.
"Far studiare gratis i migliori senza guardare al reddito" è un meccanismo simile al sistema di incentivi utilizzato nel nostro esperimento.
Siamo d’accordo con gli interventi dei lettori che i sistemi di incentivazione basati sul miglioramento conseguito possono essere oggetto di distorsione e che quindi sono di difficile implementazione. D’altra parte, è difficile motivare gli studenti più deboli, che si sentono già esclusi, con sistemi che premiano la performance assoluta. Mentre questo può essere un problema minore per l’istruzione universitaria, esso è particolarmente rilevante durante le prime fasi del processo formativo, quando l’attenzione verso i soggetti che partono da condizioni più sfavorevoli deve essere maggiore.
In quanto economisti continuiamo a credere che gli incentivi servano. La ricerca da noi condotta mostra che gli studenti la pensano allo stesso modo. Gli incentivi monetari, come altri tipi di incentivi, sono anche utili per segnalare il valore che viene attributo a certi comportamenti.

INCENTIVI ALLO STUDIO

Gli studenti italiani non brillano nelle classifiche internazionali. E allora alcune scuole e università hanno pensato di ricorrere ai premi in denaro per spingerli a impegnarsi di più. È una strategia che funziona? Un esperimento condotto all’Università della Calabria mostra che l’incentivo monetario ha un effetto positivo sui risultati, sia in termini di crediti conseguiti che di voto ottenuto agli esami. Vale però per gli studenti con maggiori abilità, sugli altri l’effetto è nullo. Per loro, l’incentivo dovrebbe considerare i miglioramenti rispetto al passato.

Patente di successo

Funzionerà il nuovo Codice della strada? Per capirlo, guardiamo cosa è accaduto con la patente a punti. I numeri della polizia e dell’Istat dicono che dopo la sua introduzione incidenti stradali e vittime sono notevolmente diminuiti. Un risultato confermato dall’analisi econometrica, che permette di escludere l’influenza di altri fattori. E dai dati emerge anche una significativa riduzione nel numero di infrazioni accertate. Cali più consistenti quanto più forte è stato l’inasprimento delle sanzioni.

MA LE QUOTE DI GENERE FUNZIONANO

Sono poche le donne elette in Parlamento e nelle amministrazioni locali. Per ovviarvi molti paesi hanno introdotto quote di genere. Anche in Italia sono state in vigore per un breve periodo. Con quali effetti? La percentuale di seggi occupati da donne nei consigli comunali è cresciuta dal 7,6 al 18,4 per cento. Un andamento confermato anche dopo l’abolizione della norma. E le elette sono più istruite dei colleghi maschi.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Desidero ringraziare i lettori per l’interesse mostrato e i commenti all’articolo. Provo a chiarire alcune perplessità che sono emerse.

AGGREGAZIONE E DATI DISPONIBILI

Il dataset disponibile è uno dei pochi che consente di analizzare i mercati del lavoro italiani nel complesso, ma in esso purtroppo non sono disponibili informazioni molto dettagliate sul tipo di impiego pubblico (se Ministeri, Enti Locali, Università, ecc.). Tuttavia, un approfondimento che è possibile fare con i dati a disposizione è quello di distinguere i dipendenti pubblici in qualifiche come operai, impiegati, dirigenti e insegnanti. Operando questa distinzione è possibile analizzare, ad esempio, la probabilità di diventare insegnante pubblico se il proprio padre è (o è stato) insegnante pubblico. Ebbene, si può mostrare che la probabilità di diventare impiegato pubblico cresce di 8 punti percentuali se il padre è (o è stato) impiegato pubblico (partendo da una media nel campione del 12%). Per gli insegnanti la probabilità aumenta di 3 punti percentuali (partendo da una media nel campione del 5%).

CONFRONTO CON I LAVORATORI PRIVATI

In un’altra analisi ho stimato la probabilità di “fare lo stesso lavoro del padre”. Le stime non sono direttamente confrontabili con le altre fornite in precedenza ma consentono un confronto tra impieghi pubblici e alcuni lavori nel settore privato.
Gli impiegati pubblici e gli insegnanti pubblici hanno una probabilità rispettivamente del 24% e del 25% in più di fare lo stesso lavoro del padre, i liberi professionisti del 16%, gli imprenditori del 12%, gli autonomi dell’11%, gli impiegati del settore privato seguono il padre per il 12% in più, gli operai del settore privato “seguono” con circa il 19% in più (le percentuali sono definite rispetto alla categoria di riferimento: lavoro nel settore agricolo). Da notare che i lavoratori classificati come “operai” del settore pubblico “seguono” con meno probabilità il lavoro del padre. Per altre categorie non emergono differenze statisticamente significative (anche perché le osservazioni in ogni categoria non sono molte).
Le differenze tra impiegati e insegnanti pubblici nei confronti delle categorie del settore privato sono rilevanti e statisticamente significative (all’1%).
Il nepotismo nel settore privato sembra quindi esistere, anche se di dimensioni più contenute. In linea di principio, nel settore privato esiste un meccanismo di contenimento di questo fenomeno: in mercati in cui esiste un certo grado di concorrenza, se si assumono in una impresa persone poco competenti le performance dell’organizzazione tendono a peggiorare e ne paga le conseguenze l’imprenditore.

DIFFERENZA TRA VARIAZIONE PERCENTUALE E VARIAZIONE IN PUNTI PERCENTUALI

E’ fuorviante dire che si ha un incremento dell’11% se si passa dal 24% al 35%. Una variazione percentuale è sempre il rapporto tra la variazione e il livello di partenza. Per distinguere questi due aspetti, gli economisti parlano di un incremento di 11 punti percentuali ma di variazione percentuale del 44%. Per chiarire può essere utile un esempio. Se il tasso di disoccupazione passa dal 10 al 15% è evidente che si tratta di un aumento considerevole e non è corretto dire che la disoccupazione è aumentata del 5%. L’aumento è del 50% (basta riflettere su quanti disoccupati in più ci sono).

RUOLO DEI DIRIGENTI, INCENTIVI E CONCORSI

Il concorso pubblico e le procedure formali non credo aiutino molto. Come suggerivo nell’articolo, potrebbe essere utile lasciare ai dirigenti ampia libertà di scelta ma legare la loro remunerazione (o le possibilità di promozione, o la progressione economica) alla performance dell’organizzazione. Per esempio, nelle scuole si potrebbe lasciare libertà ai presidi di assumere gli insegnanti, ma condizionare remunerazione/carriera del preside alla performance della scuola. Esiste un problema di misurabilità della performance, ma qualcosa può essere fatto (si veda ad esempio la proposta di Checchi, Ichino, Vittadini, 2008)

COSTI DEL NEPOTISMO

Il nepotismo non presenta un costo monetario diretto ma comporta un “costo opportunità”. Assumere persone poco competenti – per via di legami familiari – implica un costo dato dalla differenza tra la produttività della persona assunta e la produttività del candidato competente non assunto. In altre parole, se si recluta un cattivo insegnante il costo è rappresentato da una peggiore preparazione degli studenti rispetto a quella conseguibile da un professore più capace. Forse per lo Stato non ci sono maggiori uscite, ma l’inefficienza è ugualmente rilevante.

IL POSTO PUBBLICO? SI EREDITA

A parità di istruzione, genere, età, stato civile, area geografica e altri parametri, la probabilità di entrare nella pubblica amministrazione aumenta del 44 per cento per gli individui il cui padre lavora nel settore pubblico. Ma il nepotismo non è solo fonte di iniquità, ha anche costi rilevanti per le organizzazioni pubbliche, costrette a impiegare lavoratori meno competenti. E’ essenziale un meccanismo che premi o penalizzi economicamente i responsabili delle selezioni sulla base della qualità delle scelte effettuate.

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