Arrivò la lenzuolata se su gas, luce, servizi produrrà per quel che vale, Trovo poco, quasi niente caldo e freddo non ne è senza, e sul cibo la scadenza, sono il re consumatore, che comincia la battaglia E se il cuore sta un po’ male Un problem però ha risolto,
e di sotto lÂ’ho guardata,
per veder se del mercato
le catene hanno strappato,
libertà , o più tasse e vecchi vizi.
Pur se infine lo statale,
che ha lÂ’avallo sindacale,
poiché quello al cittadino
costa assai del suo quattrino.
e alla pompa assai furente
è il mio amico benziniere,
che si scopre esser calmiere:
ma non vuole concorrenza.
Per lÂ’impresa un giorno e via,
sì, ma s’è sol di barberia,
è fatale farne assenza.
Pur la targa mÂ’hanno dato,
non so quanto, ho risparmiato,
del mercato gran motore!
Mi ritengo soddisfatto,
al Bersani ne do atto,
con gli sprechi ora si taglia.
Lunedì! Via col tagliere
Â….pei capelli, il parrucchiere.
andar debbo in ospedale,
ma è cresciuto anche il ticketto,
e più in bus pago il biglietto.
il lenzuolo, questo è molto,
che il giornale ora sÂ’acquista
col caffè lì dal barista.
Categoria: Licenza Poetica Pagina 10 di 16
Son giorni che ruotano senza trovare una forma Ci son sensazioni che giungono rapide e strane E il tempo che va, le notti succedono ai giorni.
Chi ha scritto per sbaglio questo assurdo copione?
In tanti troviamo sorpresi una piccola orma
Che spunta e ci dà una vertigine unita al magone.
Mosaici di frasi, ricordi che ognuno riporta.
Immagini vive e piccole storie lontane
Che vibrano lievi appena dietro alla porta
Ma quanto è difficile e duro, mio caro Riccardo,
Lasciarti partire. Di colpo dal nulla ritorni.
Ironico, acuto, gentile, ci segue il tuo sguardo.
Nella reggia di Caserta auto blù, va in seminario, L’omelia di don Romano Mentre s’alza odor d’incenso, Le pensioni (non adesso!) a frà Damiano, Ai fideli è sempre aperto Abbé Marco è in trasmissione, Madre Livia gran badessa, Alla fine del concilio Non si sfasa, c’è la manna:
si è tenuto il gran conclave.
Ci son tutti lì in trasferta,
e ciascun, con la sua chiave,
non però come un gregario,
anzi alquanto mal disposto
che a officiar sia tal prevosto.
ha promesso salvazione
al destin dÂ’ogni italiano
se è Lui il papa, dell’Unione.
“che lÂ’imposta la si paghi!”,
don Tommaso dà l’assenso,
benedice pure Draghi.
prete Pietro, sarà burbero guardiano,
le indulgenze ed i perdoni
al prior di Ceppaloni.
il prelato Diliberto,
Pecoraro? Il pastore nellÂ’ovile.
Mussi? Un master, della scienza vescovile.
Rosy in pacse fa orazione,
poi c’è Alem visitatore
e Giordano monsignore.
pio Rutel seminarista,
paÂ’ Bersani dice messa,
per il clero riformista (… c’è davvero??).
vanno dritti, in visibilio,
senza svolta, allÂ’oratorio,
mentre Silvio… è in Purgatorio!
sale al ciel laude ed osanna.
(se qualcuno fu scordato mi perdoni il buon curato!)
Sono tassista, non per diletto viaggio, lui che a chi fiero indossa la divisa Pure incolparon me vecchio artigiano, Assurge il bollo e al Bot la trattenuta, Intanto, improvvida la Spa municipale Dal disincanto siam presi e malcontenti, e dalle bocche un urlo s’alza in aria Se questo è il novo della seria Unione,
dico al Bersan che a me arrecò solo svantaggio,
e noi, del foco vigili e dÂ’ordine custodi,
con la sirena biasimiamo il Prodi,
ha dato, avaro, un obolo da suscitar le risa,
nel mentre a scuola prodestan come matti
anche se più non regna la perfida Moratti.
che nel lavoro lesta va la mano,
di grave accusa, dÂ’essere evasore,
io, che a faticar son uso giorni ed ore.
guai se a bottega sÂ’omette la battuta
ed anco accade, in quel di Mirafiori,
sullÂ’Epifano piovere fischi e schietti malumori.
innalza il prezzo per chi sul busse sale,
dÂ’acqua e di gas aumenta la bolletta
e pure l’Ici lo farà di fretta.
ma come fa Tommaso a rider coÂ’ suoi denti?
Monta tempesta nel mar delle proteste,
nellÂ’urbe marcian due milion di teste
per contestar lÂ’ottusa finanziaria;
ché se si deve riquadrare i conti
lo posson far lÂ’entrate di Tremonti.
la nostalgia mÂ’assal, del Berluscone!
Ha ragione il Professore.
Avanti tutta sui privilegi,
se no, panna montata e more
siete, o liberali senza pregi.
Ottusi, riottosi e partigiani
Cinici sfruttatori della plebe,
falsi liberali anti-Bersani!,
Fate pur a Berlusca da Ebe.
Avrà ragione il Professore,
a far autocritica non si muore,
e poi dov’è il liberal-destro
e di Letta e Brunetta lÂ’estro?
Stavolta sto con Bersani e Visco:
“Più equità e trasparenza nel Fisco”;
Contro il furbetto imprenditore
Di porsche aziendali compratore.
Ma ho un dubbio sul Professore,
sarà liberale chi il peana
del governo canta a tutte le ore?
per ogni atto che si emana?
Sia liberale e illuminista.
Parli di coop multinazionali
Con i privilegi di quelle rionali.
Critichi ma non sia assolutista.
Lo insegna il “Berlin” di pensare
Con spirito da vero pluralista,
di essere un poÂ’ terzista
e a Giovenal non assomigliare.
Se vedessi una sua bella poesia
Sui privilegi che non si colpisce
Sulla riforma che non si recepisce
Allora direi che Lei liberale sia.
La Voce che pria s’era innalzata, dopo la fausta votazion d’Aprile Perciò s’accinse a commentar del torto, Poi lamentava, dicendosi d’accordo, Pure indiziato fu il nostro panettiere, perché se al fu governo mai si dette lode, però al momento ci sono solo vecchie e nuove tasse Ci han declassato ingrate le agenzie, E del paese gli infiniti lacci?? Chiudo e alla Voce quindi raccomando,
sempre però dotta e ascoltata,
per riprovar, severa, il tutto
della rea Casa che niente avea costrutto,
fatta si era un poco più soft e flebìle,
anzi talvolta consenziente,
verso lÂ’Unione, cui non mostravasi lo dente.
del quale inver non mÂ’ero accorto,
che il tassista arreca a me consumatore
quando mi porta a casa col motore.
laddove io ero per disgrazia sordo,
che in farmacia si sfaÂ’ la ripresina
in quanto non è a sconto l’aspirina.
che lÂ’inflazion cÂ’infilerebbe nel paniere!
Ma ora la Voce, insieme al Riformista,
s’è fatta meno tenera a sinistra
come si può, adesso, fare l’elogio al Prode??
Da San Tommaso era la grazia certa attesa,
di ritrovar del fiacco Pil lÂ’ascesa,
e gravi dubbi sui sgravi per le masse.
Delle pensioni , sanità , enti e pedaggi
si son scordati gli sprechi e gli svantaggi.
da Luca arrivan scure profezie,
mentre alquanti illustri economisti
non sono più così ottimisti.
Un grido invano si levò “tu lo sviluppo dacci”!
Sì, ma il Bersani ci liberizzò!
Sù, siamo seri, non siamo a Ballarò!
dÂ’alzar la voce spesso, e non di quando in quando,
a pro del carro tirato dai pionier del mite ceto medio,
che i pellerossa, delle 11 tribù, han messo sotto assedio.
Di recente là a Livorno, mille e mille cilindrate in gran flusso dalla Cina, C’è nei pressi la centrale Pur si compra un gran metano, Ora un dubbio qui m’assale, E cioè se vò a importare Rosso fuoco è la bilancia! e non parmi che il tassista che del gas non può star privo.
nel guardarmi un poÂ’ dÂ’intorno,
vidi al porto un grande slargo,
dove sbarcano dai cargo
tutte allÂ’estero sfornate.
Qui sÂ’ammassano i conteineri
pien di robe e vari generi,
poi dal Cile ed Argentina;
con i kiwi di Zelanda,
mille Nokia da Finlanda
che va ad olio minerale,
importato dallÂ’Oriente,
lo si paga cassa o niente.
col caffè del brasiliano,
il salmon dello scozzese
e la scarpa vietnamese.
e qualcosa forse vale,
io ci penso da stamani
e lo pongo al Pier Bersani.
lo dovrò pure pagare,
vale a dire che lÂ’exporto
pari uscir dovrà dal porto.
Ma non duole al Pier la pancia?
Forse è il caso di pensare
al di più ch’è da esportare,
sia il problem per primo in lista:
ben più urgente è per l’Ulivo
La bilancia non perdona,
di poltrone è piena Roma,
la Bonin ce lÂ’ha piccina,
basterà mandarla in Cina?
D’Annunzio, ricorda la gente, il solo
immortale nel mito, la Rinascente.
“Poeti così, non ne nascono più…”
eroi del mercato e della virtù?
Anni novanta, grandi cambi di scena,
dal fondo sorgono gli stessi di prima.
Svelti si spingono, fiutando il nuovo,
dentro la vena il crack del successo,
l’identità di un altro se stesso.
Ma quanto mi fanno incazzare con questa vicenda Sembran tutti impazziti e colti in preda allÂ’affanno Chiedo venia ma osservo che questi non son bruscolini Quel che è strano se guardi a questa stranissima storia Che gli ha preso di urlare stizzito “io nulla sapevo” LÂ’ho sempre difeso, ma queste son cose da pazzi,
Dove ognuno ti dice e non dice da dietro una tenda
Si dimette il colosso di Prodi e il Tronchetti Provera
Che si scambian messaggi tra il Sole e il Corrier della Sera
Chi rivende la Tim che ha comprato appena da un anno
Chi prepara scenari e vuole comprare le reti
Con i soldi di tutti e tenendo i piani segreti
Che si possan trattare tra amici seduti ai giardini
Un governo, se c’è, è tenuto a discuter le cose
LÂ’azionista vorrebbe capir se son spine o son rose.
EÂ’ che ora la parte del matto un poÂ’ pieno di boria
Non la fa il Diliberto, il Di Pietro o il Franco Giordano
Ma il gran capo di tutti, proprio lui, il Prodi Romano
Dando agli altri un assist prezioso e insperato sollievo?
Ma perché si è incartato da solo a difender Rovati
Chiedendo un poÂ’ troppo anche a noi che gli siamo alleati?
che Prodi si metta a imitare il prode Tafazzi
Quel che ancora mi frena da smettere e alzare le mani
EÂ’ il faccione coi piedi per terra di Gigi Bersani.