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Categoria: Licenza Poetica Pagina 2 di 16

OBAMA, BERLUSCONI E IL FANTASMA DI HAMILTON

Negli scritti di difesa e propaganda della costituzione americana (apparsi con firma "Publius" nei Federalist Papers, 1787-88), Alexander Hamilton si occupò diffusamente della magistratura e della giustizia.
Ricollegandosi al Montesquieu dell’Esprit des lois, per il quale il potere giudiziario era, rispetto al legislativo e all’esecutivo, un potere diverso e minore ("in un certo senso nullo") scriveva: "[l]’esecutivo non solo dispensa gli onori ma impugna anche la spada della comunità. Il legislativo non solo controlla il portafogli ma prescrive anche le regole dalle quali i doveri e diritti dei cittadini devono essere regolati. Al contrario, il giudiziario non ha influenza sulla spada o sul portafoglio; non ha potere di direzione della forza o della ricchezza della società, e non può neppure prendere decisioni effettive. Invero si può dire che non ha né forza né volere, ma soltanto giudizio. […] [I]l giudiziario è senza confronti la più debole delle sezioni del potere; […] non può attaccare con successo nessuna delle altre due; e […] si richiede ogni possibile cura affinché esso sia messo in condizione di difendersi dagli attacchi di queste. […] [P]er quanto qua e là possa venire dalle corti di giustizia oppressione degli individui, da quel quartiere non può mai venire una minaccia alla libertà generale del popolo – così fino a che il giudiziario rimane veramente distinto tanto del legislativo quanto dall’esecutivo". E poi, relativamente ai rapporti tra potere giudiziario e politico, aggiungeva che era "razionale supporre che le corti [fossero] state progettate [dalla costituzione] per essere un corpo intermedio tra il popolo e il parlamento, allo scopo, tra le altre cose, di mantenere quest’ultimo all’interno dei limiti previsti per la sua autorità" (TdA, maiusc. nell’orig.).

Al vertice di Deauville, Obama, sentendosi raccontare da Berlusconi della dittatura della magistratura in Italia, lui giurista, harvardiano e liberal, avrà potuto non pensare ad Hamilton?

Uomini sull’orlo di una crisi di nervi

Da quando a seggi chiusi si è chiuso il primo turno
Col botto di Giuliano,  la botta su Letizia
Smaltita la bevuta e il brindisi notturno 
Riletti ancora i dati, passata la notizia

Entriam nel gran finale, di ben quindici giorni
Due settimane piene, e poi di nuovo ai seggi
In cui i due candidati, volando come storni
Percorron la città tra vie, piazze e parcheggi

Ti chiedi che farà il Sindaco Moratti
Per risalir la china vincendo la volata
Un cambio di registro, o i giochi sono fatti
Mutar toni e argomenti, voltare la frittata

E invece tutti avanti a dire la più grossa
Giuliano è l’Anticristo, è il principe dei rom
Gli zingari ed i negri son pronti alla riscossa
e ci fermiamo qui, siam gente di bon ton

che tanto c’è l’Umberto, aduso al parlar chiaro
che vuol riconquistare il cuore della valle
e grida un poco rauco, più netto di uno sparo 
che quello è tutto matto, non ci tagliam le palle

Poi passano al programma, le cose che faremo
coi Ministeri pronti per i trasferimenti
Ma grida l’Alemanno, guardate, nun ce semo
E i Ministeri scalano a due Dipartimenti

Togliamo l’Ecopass, le multe toglieremo
Tagliamo anche le tasse, viaggiamo più veloci
Scusate ma mi state prendendo un po’ per scemo?
Letizia, l’Ecopass l’ha messo li il tuo Croci!

Ma stan dimenticando di darci un argomento
Per cui sora Letizia sarebbe un buon affare
Perché tenerla ancora dopo il suo fallimento
Perché una ripetente dovrebbe  migliorare?

E rischiano qualcosa che non avean previsto
Che anche chi li vota, passando sotto il Duomo
Realizzi che Giuliano non sembra un Antricristo
E che tutto sommato è proprio un galantuomo.

Potemkin

Un tempo andavamo in banca (non al Bancomat)

Rimpiango i miei tempi andati,
quando me li porgevano contati,
gratis, i soldi in banca dal cassiere:
danzavan le sue dita agili e leggere.

Allor era la mancia in mille lire
e ringraziato venivo a non finire;
oggi se porgo d’euro un mezzo
ricevo solo accenni di disprezzo.

Lucravo al tempo gli interessi,
buongiorno, dicevano i commessi,
le spese non mi pareano esose,
c’era modo di far quadrar le cose.

Io le bollette, con le cifre in lire,
me le pagavo senza innervosire,
pure l’affitto non sembrava caro,
ora le rate hanno un sapore amaro.

In bus bastava poco pel biglietto,
oggi se salgo col caro pargoletto,
poi gli compro due gusti di gelato
quasi mi trovo al verde consegnato.

Costava pure il pieno di benzina,
ora se accelero rischio la rovina,
caro il cornetto con il cappuccino,
si beve acqua, costa troppo il vino.

Com’era bella l’Italia del contante
allor parea la busta più pesante,
il ventisette era un bel dì di festa,
non s’era usi ognora alla protesta.

Prima al denaro davo l’ attenzione
oggi la card m’induce tentazione,
e quando arriva l’addebito mensile
mi scordo d’esser d’animo gentile.

O banca mia, ora prelevar mi costa,
il bollo pago e pur l’invio per posta,
zero interessi: il conto che salasso!
Terrò i miei soldi sotto il materasso!

DOMANDA DEL MATTINO

In questa storia, lo zampino del demonio
genuflettersi a Parigi e poi a Gemonio;
o invece chi non vuol romper sul serio
tratta sbuffando seduto in via Bellerio?

Potemkin

SENZA PAROLE

Tempo fa, lavorando sui dati delle forze lavoro Istat, mi sono imbattuto in uno strano file pdf prodotto dall’Istituto. Pensando si trattasse di un errore avevo chiuso il file.
Ieri, l’ho rivisto. Sperando fortemente di sbagliarmi, ho fatto una breve ricerca nella documentazione Istat sulle forze lavoro. Purtroppo, non mi sbagliavo:  negli ultimi due anni qualcuno dell’Istituto statistico ha scritto e pubblicato documenti come questo, allegandolo alla documentazione ufficiale dei dati sulle forze lavoro:
Questo file è appositamente vuoto. Tutte le informazioni relative all’indagine sono descritte nel file “Nota metodologica” e negli altri allegati.”
A volte l’Istat ci lascia senza parole

Lucy la Franca

LA SOLITUDINE DELL’IMPRENDITORE

Caro piccolo e medio imprenditore,
da sempre ti tengo nel mio cuore,
capisco la tua battaglia quotidiana,
però per gli Italiani un po’ lontana.

Tu devi mantenere del lavoro i posti
e per competer anche ridurre i costi,
poi rinnovare tutti i tuoi prodotti,
perché altrimenti li troverai decotti.

Dunque dovrai tu vincere il cimento,
lottar senza respiro e senza cedimento,
guardare innanzi, con forza e positivo,
di coraggiosa speme mai sentirti privo!

Il professor t’invita to be manageriale,
la mente tua nutrir di strategia globale,
su concorrenza e innovazion discetta,
ma alle parole non fa seguir ricetta.

Su te puntato è pure il dito sindacale,
perché tu batta l’import dell’orientale:
se non ti riesce allora non sei bravo!
I costi? Dicono: le mani me ne lavo.

Il direttor di banca è assai severo,
ch’el conto tuo deve tornare in nero,
e se non paga e spende men la gente,
tu quale attor di marketing sei niente!

Molti sono coloro che ti fan corona,
d’appelli e voti l’orecchio tuo risuona,
che mentre noi staremo qui in panchina,
tu ci farai salire, da questa brutta china.

Suvvia, batterti devi, te lo canta il coro,
è tuo il problema, è solo tuo il lavoro.
Non basta il glamour della Marcegaglia,
caro l’imprenditor, ma t’ama ancor l’Itaglia?

CALDEROLI E LA FESTA PER L’UNITÀ D’ITALIA

Il Ministro Calderoli, tuonando contro la festa del 17 marzo per l’unità d’Italia, è intervenuto dicendo: "privo di copertura, in un Paese che ha il primo debito pubblico europeo e il terzo a livello mondiale e in più farlo in un momento di crisi economica internazionale è pura follia. Ed è anche incostituzionale".
Ha scoperto poi che stava leggendo un estratto della rassegna stampa sul progetto di federalismo municipale…

Potemkin

FESTA DELL’UNITA’ D’ITALIA (…che tristezza!)

 

FORZA MARCHIONNE!

Quel tal AD Sergio Marchionne,
da sempre se ne sta desto ed insonne
ed ora va cercando di svegliare
l’Italia che non cessa di sognare,

nella sua buona, ma offuscata stella,
che sempre rimaner la fece in sella,
lasciandola poltrire ne’ coltroni,
vegliata da Tremonti e Berlusconi.

La poverella dorme e non s’accorge
che il sol su questi lidi più non sorge
e l’avvenir s’è trasferito a Oriente
dove non s’agita, ma studia lo studente.

Agli Italiani qualcuno forte glielo dica,
che occorre ritornare a far molta fatica,
che il tempo non è più di rilassarsi,
ma tutte e due le maniche imboccarsi.

Ci sono diritti, ma ancor più doveri,
sia il cambiamento in cima de pensieri,
ci vuol più impegno pure dai bancari,
dagli statali, da quanti son,  ligi agli orari.

Il PIL non cade quale don dal cielo,
è come un chicco che cresce sullo stelo,
va coltivato, col gelo, se piove, col sole,
lasciando le linde, accoglienti lenzuole.

Non restiam fermi, vietata sia la sosta,
la sfida è aperta ed alta n’è la posta,
suvvia si cambi gli antichi, stanchi riti,
si cassino i vantaggi, pure se acquisiti!

Il solo modo per rimaner tra i vivi
è d’agguantare presto i più competitivi,
di non cercar di dar la colpa agli altri,
noi che pensiamo d’essere più scaltri.

Fratelli d’Italia, l’Italia sia desta
la grinta del Sergio le colmi la testa,
ovunque si faccia, s’investa e lavori,
tornino a crescere i bei mirafiori.

Italia mia, t’attende una fatal tenzone,
lascia la giacca e metti un bel maglione!

Facili le diagnosi, difficile la terapia

In corsia dell’ospedale
c’è un mondo che sta male!
S’ode il Sarko che si lagna,
Zapatero piange in Spagna,

si lamenta il Camerone,
un po’ meglio è la teutone,
mentre in USA anche Barack
geme a letto, dopo il crack.

Ha la febbre pur l’Itaglia
e a sentire Iren Tinaglia
Silvio va verso il collasso,
grazie al Fini del salasso.

Sol Bersani ha la ricetta,
ce l’ha pure Enrico Letta,
anche l’hanno alla Sapienza
e in Bocconi non fan senza.

Nei giornali d’opinione,
sul declino e stagnazione
nelle diagnosi si abbonda,
per salvare chi sprofonda:

s’incrementi il pensionato,
ed in busta l’impiegato.
si dian soldi ai cercatori,
no all’accordo a Mirafiori,

che si faccia innovazioni,
stop ai pubblici spreconi,
si riduca accise e tasse,
più salari per le masse.

La ricetta non sorprende,
sì allo Stato che più spende!
Ma nessuno non si accorse
che non bastan le risorse,

che il debito pregresso
sempre è lì, riman lo stesso,
che non siam competitivi
e di slancio alquanto privi??

La cura è il riformare,
ma sian gli altri ad iniziare:
non potate il mio giardino,
bensì quello del vicino.

Mah!?La nostra medicina
non è certo l’aspirina!

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