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POSTI DI LAVORO PERDUTI: ABBIAMO TOCCATO IL FONDO?

Dobbiamo ancora una volta ringraziare gli immigrati. Il vistoso calo dell’occupazione italiana nel secondo trimestre del 2009, pari a 378 mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sarebbe stato davvero drammatico senza il contributo positivo derivante dalla popolazione straniera. Leggendo con attenzione il comunicato dell’Istat, scopriamo che sono andati distrutti su base annua 562.300 mila posti di lavoro occupati da cittadini nati in Italia: un’ enormità. Tuttavia, grazie all’incremento di 184 mila posti di lavoro occupati da lavoratori stranieri, è possibile sostenere che la caduta occupazionale, pari all’1,4 percento, è preoccupante ma non drammatica.
Il calo dell’occupazione del secondo trimestre del 2009 ha poi colpito innanzitutto i lavoratori precari. Non poteva essere altrimenti, anche perchè per interrompere un posto di lavoro a termine non è necessario passare attraverso il licenziamento, in quanto è sufficiente non rinnovare il contratto alla scadenza. I lavoratori dipendenti a termine, una categoria relativamente fortunata all’interno dell’universo dei precari, è diminuita su base annua di 222 mila unità. In rapporto al totale degli occupati, i dipendenti a termini scendono così dal 14 al 12,8 percento. In aggiunta, va ricordato il vistoso calo dei lavoratori autonomi (210 mila posti su base annua), una categoria molto eterogenea all’interno della quale troviamo diverse figure di lavoratori parasubordinati, e in particolare i lavoratori a progetto.
Il tasso di disoccupazione sale al 7,4 percento, rispetto al 6,8 dello scorso anno. L’unica speranza è che questi dati, riferiti al periodo marzo giugno 2009, riflettano il momento peggiore della grande recessione. I dati del terzo trimestre, che saranno però disponibili soltanto a dicembre, potrebbero forse essere lievemente migliori, anche se durante una recessione il recupero dell’occupazione avviene sempre dopo il recupero della produzione.
Infine, ci auguriamo che con la nuova Presidenza dell’Istat riusciremo ad avere una pubblicazione dei dati sulle forze lavoro a frequenza mensile, come avviene nella maggior parte delle economie avanzate.

LE RIFORME

Le riforme s’han da fare,
or si vada a cominciare:
ecco il solito stornello
che lo cantan questo e quello.

Si cominci all’istruzione,
un enorme carrozzone,
dove viaggia la Gelmini
che contar deve i quattrini,

dove i costi van tagliati,
ma son sordi i sindacati.
La ricerca ormai è alle corde,
va rifatta come a Oxforde;

siamo bassi in graduatoria,
riformiamo e a noi la gloria.
C’è il sistema sanitario,
prosciugar vuole l’erario

che d’urgenza va operato,
ma il chirurgo se n’è andato,
mentre intanto ad Agrigento
è ammalato anche il cemento.

Quanto al pubblico settore
lo si svegli dal torpore,
va rifatto in cima e in fondo,
pria però che cessi il mondo.

Panebianco anche l’ha scritto,
le riforme tirin dritto,
ma esse turban posizioni,
equilibri e relazioni

per cui tutti son disposti
ai vantaggi, non ai costi:
noi si resti indisturbati
e voialtri riformati!

Le riforme messe in moto
produrranno il terremoto,
e in frantumi più d’un vaso
li raccolga il Bertolaso.

Riformare per davvero,
ci vorrebbe un neo Lutero,
che provveda in tutta fretta:
per intanto, ci arrangiamo col Brunetta!

LA FINANZIARIA LIGHT E IL MAXIEMENDAMENTO CHE VERRÀ

La Finanziaria è light e non certo perché siano di moda i prodotti dietetici in questa legislatura. Al contrario, la spesa pubblica continua a galoppare e spiega quasi interamente il peggioramento del fabbisogno (+ 33 miliardi nei primi otto mesi dell’anno nonostante i 12 risparmiati grazie alla riduzione del costo del debito. Il fatto è che la legge di bilancio consta di soli tre articoli, come l’incipit del Ministro dell’Economia. Chissà se batterà il record del 2008 (solo 9 minuti per vararla): magari ci vorranno questa volta solo 3 minuti per approvarla, un articolo al minuto. Del resto da mesi nessuno parla più di politica di bilancio nel nostro paese. Non sembra riguardare né il governo, né l’opposizione.
Non troviamo nel provvedimento alcuna traccia delle tante boutade estive, dal grande piano per il Mezzogiorno, annunciato subito dopo aver regalato alla Sicilia 4 miliardi a luglio, alle detassazioni con compartecipazioni agli utili o in sostegno alla contrattazione di secondo livello. Ben più grave l’assenza della promessa estensione del grado di copertura della social card. Il fatto è che i soldi dei petrolieri sono andati ai giornali di partito, quelli dei banchieri sono rimasti ai banchieri e i poveri sono rimasti… con la card in mano.
Ufficialmente la Finanziaria è light perché intanto tutto è stato già scritto nel piano triennale approvato nel 2008 (il numero tre ricorre in modo ossessivo in questi atti governativi!). Ma quel piano era stato concepito prima della grande crisi, quando c’era ancora in giro Robin Hood, la disoccupazione era di un quarto più bassa e il debito pubblico non era tornato sopra al 110 per cento. Quel piano triennale ormai è un oggetto di antiquariato.
La verità è che la Finanziaria è light perché non c’è ancora una politica economica per portarci fuori dalla recessione, nonostante l’Italia abbia sin qui fatto peggio di tutti.  Sostiene Brunetta che a novembre vedremo la vera Finanziaria. Se così sarà, saremo tornati al peggio delle peggiori legislature: il maxiemendamento che zavorra la Finanziaria light, un Parlamento che non ha il tempo per discutere la politica economica e le lobby che infilano nel testo di tutto nottetempo.

FELTRY

Ho ancor ricordo di un vecchio vicino
Che era assai fiero del proprio giardino
e se i passanti sfioravan la siepe
lui prevedeva drammatiche crepe
 
se poi sul muro attaccavan la cicca
lui li inseguiva per rabbia e ripicca
più non dormiva, vedeva complotti
girava armato di bende e cerotti
 
non si spiegava l’oscura ragione
per cui da tante, troppe persone
più che la stima e il dovuto rispetto
lui percepiva fastidio e rigetto
 
ma poi un bel giorno gli venne un idea
per sistemare l’ostile platea
prese con se un cagnaccio feroce
ma assai ubbidiente alla sua voce
 
per attaccar non gli serve lo sprone
e casomai lo richiama per nome
se c’è qualcuno che a lui non garba
ecco che il cane gli azzanna la barba
 
se quel passante ostenta ironia
più non si rode come era pria
ora il latrato lo spinge alla fuga
mentre lui gode e si spiana una ruga
 
certo, in quartiere ci son lamentele
anche se nulla è arrivato alla tele
una protesta che non vede pausa
qualche arruffone minaccia una causa
 
ma lui risponde, serafico e pio
“sono d’accordo, è un iradiddio,
Io mi dissocio, non posso accettare
quel brutto cane violento e volgare”
 
Poi, nel giardino, lontani gli intrusi
Scende una lacrima dagli occhi chiusi
E lo richiama col cuore che avvampa
“Stupido Feltry, dammi la zampa”

Potemkin

LETTERA DEL MAGO DI OZ AGLI ECONOMISTI

Cari colleghi,

so che nelle vostre terre agli economisti, equiparati alla categoria dei maghi di cui faccio indegnamente parte, è stata imposta la consegna del silenzio. Ma io posso battere le proibizioni, come voleva chi mi ha ideato, Frank Baum, più di 100 anni fa. Infatti sono ventriloquo e quindi posso parlare anche tenendo la bocca chiusa. Come racconta il mio libro, io non sono altri che un vecchio pallonista (non necessariamente nel senso di contapalle; guidatore di mongolfiera si direbbe oggi) di Omaha, atterrato su terre sconosciute dopo una lunga traversata del deserto. Gli abitanti di quelle terre mi hanno preso per un mago e non ho fatto nulla per dissuaderli da questa loro convinzione. Ci sono tanti particolari nella mia storia che vi possono servire a capire meglio perché il vostro Ministro dell’Economia mi chiama talvolta in causa, citandomi quando parla di economia, cosa che per la verità avviene abbastanza raramente. Vi svelo un segreto: vorrebbe essere lui il Mago di Oz. E sta cercando in tutti i modi di farlo credere ai suoi sudditi. E’ lui il Mago, il grande visionario, che, contravvenendo a qualsiasi metodo scientifico, capisce tutto e decide le sorti di noi tutti. Si comporta proprio come un apprendista stregone. La mia storia lo insegna. Lasciatemi ricordare alcuni episodi narrati nel mio libro.
Nel mio Regno ho fatto mettere gli occhiali colorati a tutti i sudditi per far loro apparire la realtà più bella di quanto sia. Nella Città del Mago, in particolare, gli abitanti sono costretti a portare gli occhiali verdi. Si sono così convinti di vivere nella Città degli Smeraldi. Anche da voi, mi risulta, si chiede ai giornali e alle televisioni di riportare solo buone notizie, sbattere solo i verdi germogli in prima pagina.
A proposito di corvi che forniscono informazioni disfattiste al pubblico, nella mia Città ho chiesto ad uno spaventapasseri di fare il Governatore. Da voi i governatori non vengono ancora nominati dai maghi. Forse per questo il vostro Ministro è così inquieto: vorrebbe anche lui un Governatore che spargesse a piene mani solo messaggi rassicuranti al pubblico. Il vostro Governatore poi ha la sfortuna di evocare, col suo nome, figure minacciose!
Per arrivare alla mia Città, che tutti credono costellata di diamanti e pietre preziose, bisogna seguire la “strada dei mattoni”. Può tirar fuori dalla depressione in cui sono caduti Dorothy e gli altri protagonisti della mia storia. Anche da voi, mi sembra, si sia pensato che l’unico modo per far ripartire l’economia fosse costruire e far costruire. Se capisco bene, dei vostri quattro “piani casa” ne è rimasto solo uno. Ma la filosofia è la stessa: il mattone come via d’uscita. Bene comunque che lo sappiate sin d’ora: alla fine della strada non troverete nessuna pietra preziosa.
Tra gli eroi della mia storia c’è un boscaiolo di stagno. Taglia con l’accetta tutti gli alberi che gli capitano sotto tiro. Ma spesso si emoziona. E’ un problema, perché quando piange gli si arrugginiscono le giunture. Voi sapete bene cosa sia la stagnazione e quanta ruggine inserisca nei vostri ingranaggi. Quanto agli alberi, so che al vostro Ministro piace molto girare per la foresta di Nottingham tirando frecce a casaccio. Ma deve sapere che gli alberi feriti si vendicano. Chiedete ai protagonisti della mia storia quanto temibili siano gli alberi viventi!
Ne mio Regno tutti gli errori vengono condonati. Anche le streghe in punto di morte si redimono. Sui condoni ho davvero poco da insegnare al vostro Ministro che ne ha varati di tutti i tipi. E anche di scudi se ne intende più degli stagnini Martufi della mia storia. Tanto di cappello, dorato!
C’è anche una Città di porcellana nel regno di Oz, i cui abitanti vivono su tanti scalini: guai a cambiarli di posto. Potrebbero andare in mille pezzi! Chi lo ha fatto ha dovuto poi vedersela cogli agguerriti proprietari delle mucche di porcellana. Il vostro Ministro mi sembra abbia una certa familiarità con gli scalini e gli scaloni: nel riformare la previdenza sembra essersi mosso proprio come un elefante in un negozio di porcellane. E sta anche rimborsando gli agricoltori che hanno sforato le quote latte. Solo coincidenze?
A proposito, ce n’è ancora una. Nella mia storia la persona più buona, quella che interrompe il grande ciclo, detto anche ciclone, è la Strega del Nord. Se Tremonti si crede Oz chi sarà mai, mi chiedo, la vostra Strega del Nord? Lo ha baciato qualcuno sulla fronte negli ultimi tempi?

Il Mago di Oz

DIAMO A DIEGO QUELLO CHE È DI DIEGO

Al Meeting di Rimini il Ministro Tremonti ha invitato ancora una volta gli economisti a tacere, data la loro incapacità di prevedere il futuro. "Certi economisti sono come il mago Otelma". E no, caro Ministro, qui si sbaglia. Il mago con difficoltà a prevedere il futuro non è il Divino Otelma, ma il mago di Segrate interpretato dal mitico Diego Abatantuono. E’ proprio lui che dice."Io vedo, prevedo e stravedo per una squadra di calcio. Impegnandomi molto sono molto forte sul passato, cioè sul passato sono fortissimo; forse impegnandomi anche il presente, il futuro riesco un po’ meno. Ecco, per esempio, se mi concentro riesco a stabilire che ieri era mercoledì, oggi è giovedì, domani non posso sbilanciarmi [..] Prevedo catastrofi, viulenza, pestilenza, guerra atomica, pezzi tanto di siluro che svolazzeranno, schegge di grana, schegge di parmigiano…". Ma Abatantuono non ha solo incarnato il personaggio che il Ministro Tremonti associa agli economisti. E’ riuscito anche a dare vita al personaggio che evoca il Ministro Tremonti nella mente degli economisti. Chi è? Per saperlo basta cliccare qui.

SETTE DOMANDE AL MINISTRO TREMONTI

Il 15  luglio 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Dpef per il periodo 2010-13. Una sconcertante novità è finora passata sotto silenzio: l’impiego del Modello econometrico ITEM (Italian Treasury Econometric Model), a scopo previsionale e di valutazione delle riforme intraprese (1). Alla luce delle reiterate manifestazioni di sfiducia verso gli economisti, è urgente che il Ministro dell’Economia risponda alle seguenti sette domande:

  1. Signor Ministro dell’Economia, come e quando ha conosciuto il Modello ITEM impiegato nelle previsioni del DPEF 2010-13?
  2. Signor Ministro è disponibile la documentazione relativa al Modello ITEM? Chi ne è l’economista ideatore?
  3. Nel corso di questa elaborazione, quante volte ha avuto modo di incontrare tale persona?
  4. Nel corso di questi incontri ha anche discusso con lui/lei le stime delle elasticità del gettito fiscale rispetto alle basi imponibili, responsabili delle rosee previsioni per l’indebitamento pubblico?
  5. Come definirebbe il concetto di “elasticità”?
  6. Come descriverebbe le ragioni del suo sorprendente interesse per i Modelli econometrici, alla luce dello scetticismo più volte manifestato nei confronti degli economisti e dei loro metodi?
  7. Quando ed in che occasione ha avuto modo di conoscere e frequentare l’Econometria?

(1) Il modello ITEM è stato impiegato per le previsioni di consumi ed investimenti nel 2009 (p.7), la valutazione dell’impatto macroeconomico delle misure anticrisi (p.19), la stima dell’effetto della crisi sull’output potenziale (p.45), la stima dell’effetto della riforma della PA sulla produttività totale dei fattori e sul tasso di crescita (p.57).

L’ESTATE STA FINENDO

Il Presidente Berlusconi ha annunciato che le prime case per i terremotati dell’’Abruzzo saranno consegnate a metà settembre e che entro la fine di novembre gran parte delle case saranno ultimate. Si tratta certamente, se verrà realizzato, di un successo del governo. Berlusconi ha intenzionalmente scelto questo come uno degli obiettivi su cui misurare la performance dell’esecutivo e sa che sulla ricostruzione post-terremoto verrà valutato dagli elettori. Sarebbe importante, per una valutazione più completa, conoscere meglio i costi della ricostruzione. Ma è bene che ci sia la scelta di obiettivi chiari da parte del governo. C’è però un’’altra ricostruzione che sembra non avere alcuna importanza per Berlusconi e per il suo governo. E’ quella dell’’edilizia scolastica. Dopo il caso del liceo di Rivoli, il Ministro Gelmini aveva promesso il completamento dell’’anagrafe edilizia scolastica, cioè della mappa degli interventi necessari a rendere sicure e agibili le nostre scuole. Ma da allora su questo tema è sceso il silenzio. Sarebbe interessante sapere quali sono le conclusioni che emergono dall’’indagine sull’’edilizia scolastica e quali sono i provvedimenti che il Governo intende adottare per rendere più sicure le scuole dei nostri figli. Oggi maestri e studenti sono al mare o in montagna, ma settembre non è così lontano. In ogni caso un’’altra estate, momento ideale per gli interventi di edilizia scolastica, sarà passata invano. E al ritorno, le strutture scolastiche avranno solo un anno in più.

IL TEMPO BELLO DELL’ECONOMIA POLITICA

Io che d’anni ne ho diversi
ben ricordo i giorni persi
a studiare economia:
quanta, quanta nostalgia

Eran provvidi quei testi,
ch’oggi appaiono modesti,
degli autori sol nostrani,
Vito, Fanno ed il Bresciani,

pure aggiungo il Di Fenizio.
La chiarezza avean per vizio
e non v’erano d’eguali
pe’ insegnar i fondamentali.

Era allora ben chiarito
che può andar distribuito
la ricchezza c’hai prodotto,
e che il pasto pria va cotto.

A quel tempo il PIL correva,
il benessere cresceva,
era il debito contato,
alla lira l’Oscar dato.

Si trovava il posto a vita,
con l’industria su in salita,
pure in crescita il terziario
e chi mai era il precario?

Oggi i tempi son cambiati
ed i testi, assai ingrossati,
son tradotti dall’inglese,
presto pure dal cinese.

Sono pieni d’equazioni,
ma non danno soluzioni
all’Italia declinante.
Della crisi devastante,

i segnali hanno ignorati:
gli anni 30? Non pensati,
mentre tossica finanza
creò carta e non sostanza.

Ci vorrebbe un altro Adamo
o un Pareto anche italiano,
meglio ancora un Maynardo
che lontano abbia lo sguardo.

Ma frattanto meditate
su Caritas in Veritate!

TESTIMONIANZA D’UN SUPERSTITE DELLA CRISI

Quando alla radio udii
“Il peggio è già passato !”
da casa dipartii
col volto un po’ irritato.

Ma poi tornò tal voce
“Ce  l’hai dietro le spalle !
Il pessimismo nuoce,
altri raccontan balle “.

E aggiunse ancor la stessa
“Non sai di economia ?
E’ scienza triste e fessa
senza psicologia”.

Tra me e me pensai
“Non credo più all’astrologo”
e dritto me ne andai
in cerca d’un psicologo.

Uno mi ricevette,
ancor non c’era gente;
giusta attenzion mi dette
strizzando la mia mente.

“Vede signor” mi espose
“il suo problema è niente.
Aumenti le sue spese
e goda immensamente”.

Rimasi un po’ perplesso
a udir tale favella.
Ma ritornai in me stesso
di fronte alla parcella.

“Vede, signor dottore”
gli dissi risoluto
“ha fatto un grande errore:
non son quel che ha creduto,

i soldi mi han lasciato,
fuggendo con la crisi”.
Che non l’avrei pagato
ben tristemente ammisi.

Ma, visto il  suo sconcerto,
aggiunsi “O mio psicologo,
la pagherò, stia certo;
però… senta un astrologo”.

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