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Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 63 di 86

LE POLITICHE PER LA CRESCITA

Per favorire la crescita occorre far aumentare le ore lavorate e la produttività per ora lavorata.

PROVVEDIMENTI

Per favorire la crescita delle ore lavorate, nella Finanziaria 2007, il governo ha ridotto il cuneo fiscale, con l’obiettivo di abbassare il costo del lavoro e quindi di aumentare l’occupazione. In effetti, le tendenze positive sul fronte dell’occupazione, presenti già dal 1998, sono proseguite nel 2006-07. Va però ricordato che la riduzione del cuneo è diventata operativa solo dall’inizio di luglio del 2007.
La produttività per ora lavorata (o produttività del lavoro) cresce per due ragioni, se si aumenta l’accumulazione di capitale e si migliora l’efficienza nel produrre.
Per favorire l’accumulazione di capitale, nella Finanziaria 2008, il governo Prodi ha ridotto le aliquote Ires e Irap, diminuendo in modo consistente le imposte sulle società. Lo ha fatto salvaguardando il gettito di queste imposte (con operazioni di “manutenzione della base imponibile”) . Si è trattato di una misura obbligata (la signora Merkel ha adottato lo stesso provvedimento), necessaria per contrastare la tendenziale perdita di appeal dell’Italia come luogo dove localizzare gli impianti delle imprese multinazionali italiane e non.
Per accrescere l’efficienza produttiva, serve che le imprese innovino. Per favorire l’innovazione la Finanziaria 2007 prevedeva l’istituzione dei cosiddetti Progetti di innovazione industriale in determinati comparti produttivi, ritenuti strategici per lo sviluppo del paese. Come tali, questi progetti non sono disegnati per produrre risultati su brevi periodi di tempo e infatti sono ancora in una fase di gestazione. È stato poi introdotto un credito d’imposta automatico per le spese in ricerca e sviluppo delle imprese per il periodo 2007-09. È dunque una misura che assomiglia molto al credito di imposta permanente richiesto da Confindustria (e dagli economisti) in passato: c’è consenso sul fatto che, per incoraggiare la R&S, sia meglio usare incentivi fiscali che finanziari.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

I potenziali effetti positivi della riduzione del cuneo si vedranno probabilmente nei dati futuri, ma è impossibile ascrivere a questa misura la continuazione dei dati positivi del mercato del lavoro, le cui origini sono invece nelle leggi Treu e Biagi, così come nel miglioramento ciclico dell’economia nel biennio 2006-07.
Anche l’effetto della riduzione delle aliquote Ires e Irap non è visibile nei dati 2006 e 2007 perché la misura è entrata in vigore con l’inizio del 2008.
LÂ’entrata in vigore del credito richiedeva, invece, lÂ’autorizzazione preventiva della Commissione europea. Ci sono voluti tanti mesi anche solo per fare arrivare la pratica a Bruxelles, il che ha azzerato lÂ’efficacia del provvedimento. In generale, date queste premesse, non ci si può stupire che la crescita della produttività del lavoro sia rimasta – sostanzialmente e inusualmente – al palo durante questo periodo di ripresa. (vedi articolo Daveri su non è ancora ora di brindare e Produttività nei servizi: lÂ’anello mancante)

OCCASIONI MANCATE

Le lenzuolate di liberalizzazione nei servizi (taxi, farmaci, mutui, conti bancari, assicurazioni) a partire dal luglio 2006 hanno reso il governo impopolare con le categorie colpite, ma hanno anche generato entusiasmo iniziale tra gli utenti potenzialmente interessati. In realtà, i risultati ottenuti sono stati molto parziali, e si sono concentrati quasi esclusivamente nella riduzione del costo dei farmaci e del costo fisso delle chiamate da cellulare per i consumatori. Di per sé, le liberalizzazioni facilitano lo spostamento delle risorse verso gli impieghi più efficienti e quindi sono benefiche per la crescita. Ma per accrescere davvero lÂ’efficienza e la produttività, il governo avrebbe dovuto – se ne avesse avuto il tempo e la forza politica – completare le lenzuolate con misure che favorissero più direttamente il grado di competizione tra le aziende (oltre ai consumatori), promuovendo cioè una liberalizzazione più completa del mercato del lavoro e riducendo la tassa implicita che gli erogatori – pubblici e privati – di servizi pubblici e di servizi professionali impongono sullÂ’attività delle imprese che competono sui mercati globali.

QUANDO L’ANTITRUST SBAGLIA BERSAGLIO *

Il decreto legge collegato alla Finanziaria contiene una riforma complessiva della regolazione del mercato dei farmaci di fascia A, quelli rimborsati dal Ssn. L’Antitrust ha criticato la norma, in particolare per le modalità con cui verrà garantito il rispetto del tetto aggregato alla spesa farmaceutica nazionale. Ma sono critiche sbagliate. Perché i meccanismi introdotti costituiscono un modello che rispetta la competizione tra le imprese aderendo all’evoluzione del mercato che ne deriva e incentivando l’innovazione.

CINA: UNA GRANDE OPPORTUNITÀ PER L’AFRICA?

La globalizzazione dei mercati sembra aver raggiunto per la prima volta anche l’Africa. Grazie al traino della locomotiva cinese, alla domanda crescente di materie prime sui mercati mondiali e allÂ’aumento dei relativi prezzi internazionali, l’economia africana è cresciuta in media di oltre il 4 per cento nel periodo 2001-06. La Cina ha un vantaggio nella costruzione di infrastrutture e l’Europa nella costruzione delle istituzioni, soprattutto quelle regionali. L’importante è che i tre attori dialoghino per garantire la coerenza dei diversi interventi.

I PREZZI ALIMENTARI? SI RIMETTERANNO A DIETA

La produzione alimentare si adeguerà alla crescente domanda dei paesi in via di sviluppo e i prezzi dei generi alimentari continueranno nella loro tendenza al ribasso. Restano però due incertezze. La prima correlata al fenomeno di riscaldamento del globo, che potrebbe influire molto negativamente sulla produttività agricola e quindi sui prezzi dei prodotti. L’altra è legata ai biocarburanti: superfici sempre più ampie di terreno potrebbero essere dedicate alla produzione di etanolo, nel vano sforzo di diminuire drasticamente l’uso del petrolio.

LA DELOCALIZZAZIONE NON BASTA

L’off-shoring effettuato dalle industrie manifatturiere italiane ha controbilanciato il rallentamento della produttività sperimentato negli ultimi tempi dalla nostra economia o invece ha contribuito ad ampliarlo? La tipologia di attività produttiva che viene delocalizzata sembra essere una discriminante importante. Utilizzando una misura diretta dell’attività di delocalizzazione della produzione si dimostra come questa ha solo parzialmente contrastato il rallentamento della crescita della produttività senza riuscire a invertire la tendenza.

EFFETTO FILIERA

L’internazionalizzazione dell’attività delle imprese è passaggio necessario per il loro sviluppo e la loro affermazione nella competizione globalizzata. In Italia la sua forma più diffusa è la delocalizzazione, attuata soprattutto dalle aziende medio grandi dei settori tipici del made in Italy. Dai dati 2007 emerge che delocalizzare in aree più lontane, in senso logistico o geopolitico, favorisce la recisione dei precedenti legami di subfornitura. Un effetto che la politica industriale non può ignorare per le ripercussioni sull’occupazione nel nostro paese.

UNA MULTA ALL’INNOVAZIONE

Molti economisti ritengono che il potere di mercato raggiunto da Microsoft sia eccessivo e che per tutelare i consumatori sarebbe opportuno limitarlo, almeno in parte. Ma la decisione del Tribunale di primo grado della Corte europea va ben oltre, e mette nelle mani della Commissione europea e delle autorità antitrust nazionali uno strumento di regolamentazione troppo invasivo. Sulla base della nuova giurisprudenza, ogni impresa in posizione dominante potrebbe essere costretta a mettere le proprie innovazioni a disposizione dei concorrenti.

LA CONCORRENZA, ANNO DOPO ANNO

La Camera ha approvato un disegno di legge per introdurre anche in Italia una Legge annuale per la concorrenza e la tutela dei consumatori. Ha la finalità di esaminare con cadenza annuale le segnalazioni di normative che ostacolano la concorrenza inviate al Parlamento dall’Antitrust e da altre autorità di regolazione. Nel passaggio al Senato si possono migliorare alcuni punti del testo. Come la diversità tra pareri dell’Antitrust, il coordinamento con gli ordinamenti locali e una migliore definizione di competenze e compiti in questa materia.

Editoria scientifica, un pozzo di (extra) profitti

Secondo un rapporto della Commissione europea il prezzo medio delle pubblicazioni degli editori scientifici commerciali è cresciuto tra il 1975 e il 1995 a un tasso superiore di oltre 300 punti percentuali rispetto al tasso di inflazione. E tra il 2001 e il 2005 la crescita è stata superiore all’inflazione del 26 per cento negli Stati Uniti e del 29 per cento in Europa. Proprio mentre l’innovazione tecnologica permetteva di scaricare una parte crescente dei costi sugli stessi autori. Nel breve periodo, l’unica soluzione è un maggiore coordinamento tra gli acquirenti.

Il gap manageriale del vecchio continente *

Perché l’Europa cresce meno degli Stati Uniti? Tra le varie cause, una non viene quasi mai citata: la differenza nelle pratiche manageriali. E la stessa letteratura economica non è di grande aiuto. Una ricerca recentemente condotta mostra come le pratiche manageriali abbiano un forte impatto sulla produttività d’impresa. E come mercati concorrenziali e lavori flessibili siano rilevanti per un management efficiente.

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