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Libertà di scelta per ridurre l’incertezza

Per molte carriere retributive è prevedibile che la riforma del 1995 comporterà una drastica diminuzione del tasso di sostituzione tra pensione e ultima retribuzione. Ma il lavoratore italiano non dispone oggi di alcuna informazione sulla sua situazione contributiva ed è abbandonato all’incertezza. Una condizione da risolvere al più presto, altrimenti il passaggio al contributivo sarà traumatico. In realtà, sarebbe possibile eliminare l’incertezza sul grado di copertura della pensione futura consentendo ai lavoratori di integrare volontariamente la contribuzione al sistema pubblico.

I figli del bonus

È legge il premio di mille euro per il secondo figlio. Solo però per i bambini nati fino al 31 dicembre 2004. E per un solo anno. Non serve certo a coprire i costi: calcoli riportati dallo stesso ministero del Welfare indicano che sarebbe necessario un aumento del reddito del 18-30 per cento per garantire alla famiglia lo stesso tenore di vita precedente alla nascita del secondo bambino. Meglio sarebbe offrire servizi all’infanzia, come dimostra l’esperienza dei paesi scandinavi.

Mancia incompetente

Offrire mille euro una tantum alla nascita del secondo bambino non è un sostegno alla maternità, ma un regalo poco equo e quasi irresponsabile. Perché i costi di mantenimento di un figlio sono alti e aumentano con l’età. Perché in mancanza di servizi adeguati sono ancora molte le madri che rinunciano al lavoro. Con rischi di impoverimento della famiglia nel breve e nel lungo periodo. E perché in Italia i figli sono considerati di principio e di fatto dipendenti economicamente dai genitori molto a lungo, spesso ben oltre la maggiore età.

Caccia al Tesoro su Terna

Nell’operazione di privatizzazione di Terna la posta in gioco non è tanto la struttura proprietaria ottimale dell’impresa che gestirà la trasmissione di energia elettrica, quanto i ricavi che il Tesoro otterrà dalla sua vendita, anche a costo di impedire la diminuzione delle tariffe elettriche e di tradire il principio dell’indipendenza dell’Autorità di regolamentazione. Potrebbero così essere gli utenti a finanziare in modo poco trasparente una parte di riduzione del debito pubblico.

La copertura mediatica della Legge finanziaria

Il monitoraggio dell’informazione sulla Finanziaria 2004 di quotidiani e telegiornali rivela picchi di attenzione legati più al contesto politico che ai contenuti della manovra. Nei telegiornali, tempi e scelta dei temi dei servizi riflettono le diverse linee editoriali. I quotidiani pubblicano più tabelle con informazioni tecniche rispetto ai telegiornali, anche se questi spazi sono spesso dedicati a questioni a latere, come la riforma della previdenza, il dibattito nella maggioranza, i conti di riferimento.

Se la Cassa diventa spa

Attraverso il risparmio postale, è stata uno sportello di raccolta fondi da distribuire all’interno del settore pubblico. Per norme che ne regolano l’attività e situazione patrimoniale è stata uno strumento della politica economica e finanziaria dello Stato. Ora la Cassa Depositi e Prestiti viene trasformata in una società per azioni, dall’architettura problematica. Sarà difficile mantenere il rapporto privilegiato con il ministero e garantire a Regioni e enti locali credito a tassi inferiori a quelli di mercato. Né è chiaro il suo ruolo nel finanziamento delle infrastrutture.

Ma non è una de tax

Destinare una piccola quota dell’Iva a finalità sociali. Lo prevede un articolo del maxi-decreto legato alla Finanziaria. Presentato come una de tax, il provvedimento è invece lontano da quel modello. Infatti è interamente a carico dello Stato senza alcun contributo dell’impresa privata. È un “10 per mille” che produrrà un gettito contenuto. E poco democratico perché una piccola cerchia di grandi consumatori potrebbe decidere la destinazione dell’intera somma a disposizione, mentre il costo ricade sull’intera comunità.

Verso una nuova Iri?

Dietro al dibattito sulla natura bancaria o di intermediario finanziario della Cassa Depositi e Prestiti Spa, si nasconde la questione del ruolo dello Stato nel finanziamento e nel controllo di imprese industriali di importanza strategica. Se alla nuova Cdp fosse riconosciuto il ruolo di banca, sarebbe sottoposta alle regole della Banca d’Italia sulla separazione tra istituti bancari e imprese. La grande urgenza e poca trasparenza del provvedimento si spiega dunque con l’obiettivo di costituire una holding controllata dal Tesoro, che detenga le partecipazioni strategiche.

Dal concordato al condono preventivo

Introdotto in via sperimentale per il biennio 2003-2004, il concordato preventivo fiscale diventa uno strumento di massa. In quest’ultima formulazione, ha perso anche la caratteristica che ne poteva giustificare l’adozione, quella di essere un mezzo per la composizione degli interessi contrapposti di contribuente e Stato, basato sull’analisi delle singole situazioni. È ora un espediente per scambiare un aumento predeterminato del gettito con la tranquillità fiscale. E come tutti i condoni fiscali, premia chi non ha rispettato le regole.

Finanziaria avara con gli enti locali

Il riaggiustamento dei conti pubblici ricade in prevalenza su comuni e province, secondo una logica centralista che riduce le risorse e impone oneri addizionali senza prevedere l’adeguata copertura, valga per tutti l’esempio del condono edilizio. Ferma da tempo l’attuazione del federalismo fiscale, per gli enti locali è impossibile anche autofinanziarsi. Siamo ben lontani non solo dal riconoscimento del principio costituzionale della pari dignità degli enti territoriali, ma anche dall’attuazione di un corretto rapporto istituzionale fra diversi livelli di governo.

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