L’economia italiana è in stallo. Migliorerà grazie all’avvio di reddito di cittadinanza e quota 100? Le stime dicono che l’effetto sui consumi è modesto. E non compensa i costi di spread in rialzo e calo di fiducia innescati dall’annuncio delle due misure.
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Con la presentazione del Documento di economia e finanza 2019 va in onda di nuovo uno spettacolo già visto: annunci di obiettivi responsabili accoppiati a nuove promesse incoerenti e non credibili. Fino alla prossima ritirata o salita dello spread.
Super-ammortamento, mini-Ires e modifiche ai Pir: tre articoli del “decreto crescita” in realtà servono ad aggiustare errori e manchevolezze della legge di bilancio 2019 approvata solo tre mesi fa. Gli effetti sulla crescita saranno invece limitati.
Divisioni interne al partito del presidente del Consiglio e coesione tra i sindacati possono impedire a un governo di realizzare le promesse elettorali. Perché producono veti che, come in una palude, limitano la capacità d’intervento dell’esecutivo.
Per valutare gli effetti di politiche espansive va considerata l’esistenza di forme di risparmio precauzionale, oltre alla composizione dello stimolo fiscale. Per esempio, l’effetto sui consumi di un aumento della spesa sanitaria cambia dal breve al lungo periodo.
Il ministero dell’Economia prepara un pacchetto investimenti che potenzia misure già esistenti. Meglio sarebbe stato vararlo in estate, quando però le due componenti del governo erano impegnate sulle leggi-simbolo. Ora speriamo almeno in una rapida messa a punto e approvazione.
Le conseguenze storicamente determinate dei piani di consolidamento fiscale su crescita e diseguaglianza non bastano a guidare l’azione politica. In una democrazia, il successo delle misure dipende probabilmente dal fatto che siano socialmente condivise.
Per aggiustare il deficit 2019 tutti chiedono al governo una manovra correttiva. Che si potrebbe evitare se l’esecutivo scrivesse una legge di bilancio 2020 che rispetti l’algebra e il buonsenso, prima ancora che l’economia.
Il livello massimo del saldo netto da finanziare riportato nell’articolo 1 della legge bilancio non corrisponde a quello dei prospetti dei bilanci di previsione. L’errore va corretto. Altrimenti il saldo netto da finanziare risulterebbe molto più alto.
Nel quarto trimestre 2018 l’Italia è entrata in una (mini) recessione. Ma al contrario di quello che dice il premier Conte, i dati su aspettative e investimenti aziendali dicono che il calo del Pil è stato in parte autoinflitto dal governo.