È arrivata la nota di aggiornamento al Def, con tante nuove voci di spesa. Il governo vuole imprudentemente puntare sull’incremento di deficit e debito proprio quando la Fed si attende di aumentare per tre volte il suo obiettivo di riferimento per i tassi di interesse.
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In attesa della nota di aggiornamento il ministro Tria ha descritto la strategia del governo: più deficit, più crescita e meno debito. Un piano che rinnega gli impegni assunti in precedenza e sottostima il costo per il bilancio delle misure proposte.
Il presidente Mattarella ha richiamato il dovere costituzionale del pareggio di bilancio. In realtà la Costituzione dice qualcosa di diverso, che peraltro renderebbe incostituzionali tutti i bilanci dal 2014 ad oggi. Meglio il confronto su numeri e fatti, non su vuote formule legali.
Per favorire la crescita non basta aumentare gli investimenti pubblici, servono interventi di qualità. Oggi però le amministrazioni hanno scarsa capacità di programmazione e la loro riforma richiede tempo. La soluzione è creare una “struttura speciale”.
Dove trovare le risorse per finanziare le tante promesse del governo? L’unica via percorribile sembra quella della riduzione della spesa. Ma le sorti delle varie spending review non lasciano ben sperare. E la revisione delle spese fiscali parte male.
Prima di dare un giudizio politico sulla “pace fiscale” o indicare quante risorse se ne potrebbero ricavare, sarebbe necessario conoscere esattamente a chi si applica e quali debiti sana. Perché in un provvedimento di questo tipo i dettagli sono decisivi.
Nessuno impedisce al governo di realizzare tutto ciò che ha promesso in campagna elettorale. Basta ridurre altre spese o aumentare altre imposte. L’idea del finanziamento in deficit è invece pessima. E un conflitto con l’Europa avrebbe gravi conseguenze.
La lotta alla burocrazia è uno dei temi centrali dell’esecutivo Conte. Si dovrebbero però evitare gli errori degli ultimi governi. E utilizzare quegli strumenti già presenti nell’ordinamento che possono permettere di realizzare interventi sistematici.
Il disegno di legge “spazzacorrotti” rischia di essere solo un annuncio. Perché non incide sulle problematiche che impediscono una lotta sistematica alla corruzione. E i tre pilastri del provvedimento sono o difficili da attuare o facili da aggirare.
La ministra Bongiorno punta col disegno di legge “concretezza” ad assumere 450 mila nuovi dipendenti nella pubblica amministrazione nel 2019. Ma per rendere più efficiente la Pa occorre migliorare la qualità dei servizi offerti. Le opportunità e i rischi della digitalizzazione.