La Legge di stabilità potrebbe essere incostituzionale: ci allontana dal bilancio in pareggio e non aiuta a rilanciare l’economia. Prova provata che i vincoli a politiche espansive non vengono dall’Europa, ma da scelte della classe politica.
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È una legge per la stabilità del solo Governo. Una cura omeopatica per un malato grave, l’economia italiana. Ci sarebbero gli estremi di una denuncia per omissione di soccorso.
Anche sul credito, la Legge di stabilità presenta incertezze e contraddizioni, pur andando nella giusta direzione. Corregge l’anomalia della deducibilità delle perdite su crediti, ma non incrementa a sufficienza l’incentivo alla ricapitalizzazione delle imprese. E aumenta la patrimoniale sui titoli.
La “manovrina” vende patrimonio pubblico per ridurre il disavanzo, anziché per abbassare il debito. È un grave precedente, che la Ragioneria non dovrebbe certificare. Speriamo in una manovra ben diversa, che riduca in modo consistente il cuneo fiscale.
L’Italia è obbligata a crescere. Altrimenti l’aspettativa che il nostro debito pubblico sia insostenibile potrebbe presto auto-avverarsi. Anche il ricorso all’Esm prefigurerebbe scenari drammatici. La stabilità del Governo deve essere utilizzata per le riforme strutturali.
Nel tentativo di evitare la sanzione per i gravi reati economici per cui è stato condannato, Berlusconi ha aperto la crisi del Governo Letta. Con altissimi rischi, soprattutto per i titoli del debito pubblico e per le banche. Urgente dare segnali di stabilità: tenuta dei conti 2013 e legge elettorale.
Nella nota di aggiornamento del Def la crescita dell’economia italiana prevista per il 2014-2017 è in ciascun anno superiore di mezzo punto percentuale a quella indicata dal Fondo monetario. Ma basterà questo per convincere gli investitori esteri a continuare a comprare il nostro debito pubblico?
Le esportazioni italiane crescono da tre anni come quelle della Germania. È una buona notizia, eppure la Spagna fa meglio. D’altra parte, i miglioramenti competitivi sono ottenuti al costo di forti deterioramenti del mercato del lavoro. I rischi del riequilibrio asimmetrico perseguito in Europa.
Sulla possibile ripresa dell’economia italiana è in atto una sorta di balletto delle cifre. Ma l’alternarsi di notizie e analisi contrastanti da parte delle istituzioni preposte alla formulazione delle previsioni contribuisce a rafforzare l’opinione molto diffusa che dei dati non ci si può fidare
La stabilizzazione dei 150mila precari della pubblica amministrazione è un pessimo segnale per il futuro. Non impedirà alle amministrazioni di ricorrere a contratti a tempo determinato anche quando non ce ne sono i presupposti. E viola i diritti costituzionali dei lavoratori che non vi rientrano.