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Ma quanto incasseremo dal digitale terrestre?

Il maxi emendamento alla Finanziaria si basa in parte su 2,4 miliardi di euro di entrate legate alla vendita di frequenze elettromagnetiche in seguito al passaggio dal sistema televisivo analogico al digitale terrestre. Le frequenze saranno destinate a servizi di telefonia mobile in banda larga. Bene che il ministero dell’Economia abbia avviato questo processo che porterà sicuri benefici. Il problema è che la stima economica delle entrate è calcolata per eccesso. Vediamo perché.

 

Perché alcune formiche crescono e altre no

Ripetere che l’economia, le banche e le famiglie italiane se la sono passata meglio degli altri durante la crisi è una litania che non aiuta a capire perché l’economia italiana, nonostante tutto, fatichi a ritrovare la strada di una crescita più robusta. Se il mercato del lavoro non riparte, la buona salute patrimoniale delle famiglie e delle imprese non ci consente niente di diverso da una crescita anemica.

 

Dove la Commissione sbaglia

Ormai anche la Commissione europea riconosce che la sola disciplina fiscale non è sufficiente a garantire la stabilità dell’euro. Ma la soluzione che propone per combattere le fragilità della zona euro è solo un vuoto e inutile esercizio. A preoccupare dovrebbe esere invece l’espansione non controllata del credito. Tanto più che l’Unione si è data due istituzioni che possono ben svolgere un ruolo di controllo su questa materia: il Consiglio europeo per il rischio sistemico e la nuova autorità di vigilanza bancaria.

Programmazione italiana ed europea divise dai tempi

Il Consiglio europeo ha proposto che la presentazione dei patti di stabilità dei singoli paesi sia anticipata dal primo dicembre a metà aprile. Se l’obiettivo è il coordinamento delle politiche fiscali, serve infatti una conoscenza dettagliata delle misure di politica fiscale che gli Stati membri intendono attuare nel successivo esercizio finanziario. Ma il cosiddetto Semestre europeo non corrisponde alla tempistica di programmazione prevista dalla legge italiana di contabilità, con potenziali problemi di credibilità ed efficacia degli impegni presi.

La sostenibilità del nuovo patto

Il percorso di riduzione del debito pubblico delineato dal nuovo Patto di stabilità implica dinamiche delle entrate e delle spese credibili? Per l’Italia tutto sommato sì, almeno se l’economia riprenderà a crescere. Ma se si guarda all’insieme delle economie avanzate, c’è il rischio che la generalizzazione di politiche di bilancio fortemente restrittive produca una grave e persistente deflazione. Perché allora non esplorare strade alternative come quella di trasferire a organismi internazionali quote del debito sovrano dei vari paesi?

Il nuovo patto? Non funzionerà

 

La terza versione del Patto di stabilità e crescita prevede sanzioni più severe e soprattutto automatiche per i paesi dell’eurozona che non rispettano i vincoli su debito e deficit. Ma le nuove regole sono destinate al fallimento, esattamente come quelle precedenti. Perché derivano da una analisi sbagliata delle cause della crisi. E per il difetto di legittimità politica che incombe sulla Commissione europea. Si possono però ipotizzare norme alternative, tenendo conto anche delle responsabilità delle autorità monetarie.

La lungimiranza delle regole semplici

Nelle proposte di riforma del Patto di stabilità e crescita spicca l’idea di chiedere ai paesi ad alto debito una riduzione continua del rapporto debito pubblico-Pil, secondo una formula semplice. Se fosse stata applicata fin dall’avvio del l’area euro, il rapporto debito-Pil italiano sarebbe ora in vista del 70 per cento e non vicino 120 per cento. L’Italia può chiedere un’applicazione “intelligente” della nuova regola. Oppure uniformarvisi anche se nel primo periodo comporterà decisioni dolorose. Il paese saprà fare la scelta giusta?

Le conseguenze del patto riformato

La crisi finanziaria ha messo a nudo l’inadeguatezza dei meccanismi di sorveglianza europei nel prevenire l’indisciplina di bilancio, l’esplosione dei debiti sovrani, gli squilibri commerciali e i divari di competitività tra i paesi membri. Per questo la Commissione europea ha adottato un’importante riforma del Patto di stabilità e della governance economica dei paesi dell’euro. Sarà sufficiente?

La prima e ultima decisione

Nel giorno stesso in cui il governo ha ricevuto la fiducia alla Camera, è apparsa sul sito del ministero del Tesoro la prima Decisione di finanza pubblica. Arriva in ritardo e rischia di essere già stata superata dai fatti. Perché riflette solo decisioni già prese, rese insufficienti dalle revisioni del Patto di stabilità e dall’andamento del gettito tributario inferiore alle previsioni. Oltretutto sarà anche l’ultima.

L’eredità di Lula: la politica economica

Domenica 3 ottobre il Brasile elegge il nuovo presidente. Vediamo qual è l’eredità di Lula in tre articoli. Ha controllato l’inflazione e l’economia è cresciuta in gran parte perché l’azione del suo governo ha seguito il solco della precedente amministrazione Cardoso. Diverse, invece, la politica sociale e industriale. L’introduzione della Bolsa Familia ha dato risultati eccellenti in termini distributivi. Lula ha anche dimostrato maggior fiducia nel ruolo dello stato dell’economia, con una politica industriale ambiziosa e non lesinando le risorse per banche e imprese pubbliche.

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