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Categoria: Conti Pubblici Pagina 97 di 102

Bilancio di un ministro

Misurata contro le aspettative, la gestione Tremonti può essere vista come una delusione. Ma misurata contro molti predecessori, è ben lungi dall’essere stata un disastro. La spesa non è esplosa, anzi in termini reali essa è aumentata meno che nel periodo precedente, nonostante la situazione ciclica sfavorevole e anche escludendo le entrate una tantum contabilizzate in detrazione di spesa. E Tremonti ha ereditato un indebitamento netto già pericolosamente vicino alla soglia del 3 percento. Ma, a parte gli artifici contabili, il ministero dell’ Economia ha spesso proiettato un’ immagine di improvvisazione e, in alcuni casi, di incompetenza.

Un bilancio ad interim

E’ stato il ministro delle una tantum e ha giocato d’azzardo sperando in una ripresa del ciclo e in un allentamento dei vincoli europei. Ha perso e lascia i conti pubblici in una situazione preoccupante. Eppure, rischiamo di rimpiangere Giulio Tremonti. Di fronte a un prevedibile rialzo dei tassi, dovremmo ridurre la spesa primaria che ha ripreso a crescere. Invece per il prossimo ministro delle Finanze varranno le leggi del ciclo politico, che comportano un aumento del deficit pubblico di circa mezzo punto di Pil in occasione di ogni tornata elettorale.

La fine delle illusioni

Il quadro dei conti pubblici è preoccupante. In base alle stesse valutazioni della Relazione trimestrale di cassa il disavanzo tendenziale è intorno al 4 per cento e il fabbisogno del settore pubblico viaggia verso il 6 per cento. La spesa corrente è sostanzialmente fuori controllo. E’ uno scenario che suscita allarme sulla sostenibilità di medio-lungo periodo del debito pubblico italiano. Occorrono perciò interventi correttivi che, oltre a coprire il costo degli eventuali sgravi fiscali promessi dal Governo, abbiano anche effetti di riduzione netta del disavanzo.

Quanto costa aspettare Godot

La politica di bilancio degli ultimi anni è stata all’insegna dell’acquistare tempo, affidandosi a condoni e cartolarizzazioni, in attesa di una ripresa del ciclo. Ma già si vedono gli effetti negativi della scarsa credibilità di una politica fatta di una tantum. Ora si pensa anche di “guadagnare spazio” nel bilancio pubblico con misure di copertura del taglio delle imposte che gli operatori economici non percepiranno come durature. Se tutto ciò si ripercuoterà sui tassi di interesse, il costo potrà essere molto salato.

Alessandro Volta e la privatizzazione di Terna

La campagna pubblicitaria per la sottoscrizione di azioni di imprese in via di “privatizzazione” dovrebbe durare al massimo sessanta giorni, secondo i dettami di Testo unico della finanza e regolamento Consob. Per evitare che una comunicazione pubblicitaria troppo prolungata possa ripercuotersi sull’autonomia delle scelte d’investimento dei potenziali sottoscrittori. Ma è una norma troppo spesso aggirata, senza nessun intervento censorio di chi è chiamato a controllare. Ed è discutibile anche l’utilizzo dello stesso temine “privatizzazione”.

Coordinamento delle politiche sociali

Coordinamento delle politiche Sociali

Cliccando sulle risposte sintetiche si potrà accedere al testo completo delle risposte

 

Alleanza Nazionale

     

Lista Bonino

 

Forza Italia

 

Italia dei valori
 
Patto Segni- Scognamiglio
  

Uniti nell’Ulivo
 L’Unione Europea deve punire i Paesi che non riformano i sistemi previdenziali come nelle proposte di Maastricht delle pensioni No. Non vi è oggi una competenza diretta della Ue sulle questioni previdenziali.Si. La Maastricht delle pensioni potrebbe rendere raggiungibili gli obiettivi di Lisbona No.Si a condizione che tenga conto delle esigenze specifiche dei singoli stati (specialmente dei nuovi Paesi membri) e che sia rispettata seriamente da tutti.No. Standards e obiettivi comuni servono, ma la previdenza è legata profondamente alle caratteristiche socio-economiche e alle tradizioni culturali dei vari paesi e non può quindi essere ricondotta ad un modello unico.
 Il coordinamento delle politiche sociali a livello comunitario deve avvenire ancora attraverso il coordinamento aperto? Si. La via del coordinamento aperto  è senz’altro da valorizzare come strumento per l’individuazione delle best practices No. La comunità non deve entrare nei dettagli , ma definire normative che uniformino la legislazione del lavoro Si. Il coordinamento è indispensabile, ma i criteri non possono essere troppo rigidi. Si possono anche prevedere sanzioni per il mancato conseguimento di obiettivi alla portata dei singoli paesi.Si .Gli strumenti e le procedure per il coordinamento dovrebbero essere resi più stringenti. (precisazione degli obiettivi, indicatori specifici per misurare il percorso compiuto, sanzioni per paesi che non progrediscono adeguatamente).
 Il nostro Paese dovrebbe istituire un regime di reddito minimo garantito?   Si. Lo strumento dovrebbe essere di tipo universale e temporaneo, vincolato alla ricerca di un’occupazione. Deve essere finanziato con una redistribuzione e non con un aumento della spesa sociale. No, non funziona.  Si se lo fanno gli altri.  No. E’ più realistico rilanciare gli investimenti nel Sud del paese e incentivare gli sgravi fiscali per le imprese.  Si. Lo strumento, di contrasto alla povertà, dovrebbe essere universale, ma legato alle politiche del lavoro e accompagnato da una efficiente prova dei mezzi. Non dovrebbe inoltre essere sostitutivo di politiche specifiche a sostegno delle responsabilità familiari.
 La tassazione dovrebbe mantenere una progressività delle aliquote? Dovrebbe essere commisurata ai redditi familiari piuttosto che individuali? No. Bisogna abbandonare la progressività, Per le problematiche redistributive sono sufficienti la no tax area e le deduzioni No. Le aliquote devono essere ridotte a due, secondo quanto previsto dalla delega fiscale: 23% e 33%. La progressività deve esser affidata esclusivamente alla no tax area. Si, ma non commisurata sui redditi familiari. Si, la progressività è un principio cardine a tutela del ruolo redistributivo che deve essere esercitato dal sistema fiscale. Si La progressività può essere rivista anche riducendo il numero delle aliquote, ma deve rimanere. Si può commisurare l’imposta al reddito familiare, ma sembra incompatibile con una drastica riduzione delle aliquote e del prelievo.

Una Relazione preoccupante

Con un ritardo notevole, il Governo ha diffuso la Relazione trimestrale di cassa e l’aggiornamento della Relazione revisionale e programmatica. Certificano il permanere di una situazione difficile per la finanza pubblica. I dati infatti riconoscono che la crescita sarà inferiore alle previsioni e l’indebitamento pericolosamente vicino al 3 per cento. Ancora una volta sono le misure una tantum a permettere di chiudere la previsione di bilancio senza suscitare la reazione dei partner europei, dei mercati e delle agenzie di rating.

Il dividendo dell’euro

Si riaccende la polemica sui vantaggi e svantaggi della moneta unica. Ma un confronto con quello che sarebbe potuto accadere se non avessimo aderito all’Unione monetaria, mostra come il miglioramento dei conti pubblici italiani sia interamente dovuto alla caduta dei tassi di interesse sul debito pubblico indotta dall’euro. Nell’ultimo triennio, però, questo dividendo è stato usato in misura crescente per finanziare maggiori spese e non ulteriori riduzioni dell’indebitamento. Proseguire su questa strada, ci espone al rischio che il dividendo stesso svanisca.

Previsioni economiche di primavera della Commissione 2004 – 2005 (Italia)

Previsioni economiche di primavera della Commissione 2004 – 2005

Il Pil e le tasse

Una riduzione delle imposte che non porta crescita può essere penalizzante in Europa, senza nemmeno conquistare il consenso degli elettori. Prima di garantire che il “taglio alle tasse” porterà sviluppo, bisogna formulare una valutazione plausibile degli effetti attesi. L’analisi statistica mostra che per ogni punto percentuale di riduzione delle imposte sul Pil, il tasso di crescita del Pil potenziale aumenta di circa un quarto di punto percentuale l’anno. Ma se la riduzione delle imposte è finanziata interamente in deficit, l’aumento si dimezza.

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