Misurata contro le aspettative, la gestione Tremonti può essere vista come una delusione. Ma misurata contro molti predecessori, è ben lungi dallessere stata un disastro. La spesa non è esplosa, anzi in termini reali essa è aumentata meno che nel periodo precedente, nonostante la situazione ciclica sfavorevole e anche escludendo le entrate una tantum contabilizzate in detrazione di spesa. E Tremonti ha ereditato un indebitamento netto già pericolosamente vicino alla soglia del 3 percento. Ma, a parte gli artifici contabili, il ministero dell Economia ha spesso proiettato un immagine di improvvisazione e, in alcuni casi, di incompetenza.
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E’ stato il ministro delle una tantum e ha giocato dazzardo sperando in una ripresa del ciclo e in un allentamento dei vincoli europei. Ha perso e lascia i conti pubblici in una situazione preoccupante. Eppure, rischiamo di rimpiangere Giulio Tremonti. Di fronte a un prevedibile rialzo dei tassi, dovremmo ridurre la spesa primaria che ha ripreso a crescere. Invece per il prossimo ministro delle Finanze varranno le leggi del ciclo politico, che comportano un aumento del deficit pubblico di circa mezzo punto di Pil in occasione di ogni tornata elettorale.
Il quadro dei conti pubblici è preoccupante. In base alle stesse valutazioni della Relazione trimestrale di cassa il disavanzo tendenziale è intorno al 4 per cento e il fabbisogno del settore pubblico viaggia verso il 6 per cento. La spesa corrente è sostanzialmente fuori controllo. E’ uno scenario che suscita allarme sulla sostenibilità di medio-lungo periodo del debito pubblico italiano. Occorrono perciò interventi correttivi che, oltre a coprire il costo degli eventuali sgravi fiscali promessi dal Governo, abbiano anche effetti di riduzione netta del disavanzo.
La politica di bilancio degli ultimi anni è stata all’insegna dell’acquistare tempo, affidandosi a condoni e cartolarizzazioni, in attesa di una ripresa del ciclo. Ma già si vedono gli effetti negativi della scarsa credibilità di una politica fatta di una tantum. Ora si pensa anche di “guadagnare spazio” nel bilancio pubblico con misure di copertura del taglio delle imposte che gli operatori economici non percepiranno come durature. Se tutto ciò si ripercuoterà sui tassi di interesse, il costo potrà essere molto salato.
La campagna pubblicitaria per la sottoscrizione di azioni di imprese in via di “privatizzazione” dovrebbe durare al massimo sessanta giorni, secondo i dettami di Testo unico della finanza e regolamento Consob. Per evitare che una comunicazione pubblicitaria troppo prolungata possa ripercuotersi sullautonomia delle scelte dinvestimento dei potenziali sottoscrittori. Ma è una norma troppo spesso aggirata, senza nessun intervento censorio di chi è chiamato a controllare. Ed è discutibile anche lutilizzo dello stesso temine “privatizzazione”.
Con un ritardo notevole, il Governo ha diffuso la Relazione trimestrale di cassa e laggiornamento della Relazione revisionale e programmatica. Certificano il permanere di una situazione difficile per la finanza pubblica. I dati infatti riconoscono che la crescita sarà inferiore alle previsioni e lindebitamento pericolosamente vicino al 3 per cento. Ancora una volta sono le misure una tantum a permettere di chiudere la previsione di bilancio senza suscitare la reazione dei partner europei, dei mercati e delle agenzie di rating.
Si riaccende la polemica sui vantaggi e svantaggi della moneta unica. Ma un confronto con quello che sarebbe potuto accadere se non avessimo aderito allUnione monetaria, mostra come il miglioramento dei conti pubblici italiani sia interamente dovuto alla caduta dei tassi di interesse sul debito pubblico indotta dalleuro. Nellultimo triennio, però, questo dividendo è stato usato in misura crescente per finanziare maggiori spese e non ulteriori riduzioni dellindebitamento. Proseguire su questa strada, ci espone al rischio che il dividendo stesso svanisca.
Previsioni economiche di primavera della Commissione 2004 – 2005
Una riduzione delle imposte che non porta crescita può essere penalizzante in Europa, senza nemmeno conquistare il consenso degli elettori. Prima di garantire che il taglio alle tasse porterà sviluppo, bisogna formulare una valutazione plausibile degli effetti attesi. Lanalisi statistica mostra che per ogni punto percentuale di riduzione delle imposte sul Pil, il tasso di crescita del Pil potenziale aumenta di circa un quarto di punto percentuale lanno. Ma se la riduzione delle imposte è finanziata interamente in deficit, laumento si dimezza.