L’andamento dell’economia italiana ed europea è condizionato da molte incertezze, dalla Brexit alle questioni geopolitiche. Paradossalmente, però, l’aumento della volatilità sui mercati finanziari potrebbe favorire le riforme strutturali e un aumento delle liberalizzazioni. I risultati di uno studio.
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Quali sono le conseguenze dei flussi migratori nei paesi di destinazione? Nella Germania del secondo dopoguerra i costi sono stati di breve periodo, mentre nel lungo hanno prevalso i benefici. Necessarie politiche migratorie fondate sul coordinamento e sulla vera cooperazione internazionale.
La Brexit è un evento completamente inatteso innescato da un politico incompetente solo per fini interni al partito conservatore. I già elevati costi sociali ed economici che ne derivano potrebbero essere aggravati dalla risposta di nuovi governanti ancora più incapaci e attenti al proprio interesse.
Cosa accadrà all’Europa dopo l’uscita del Regno Unito? Non ci sarà una riforma dei Trattati. Progressi sono però possibili sul bilancio europeo, con più spazio alle istituzioni comunitarie e una spesa più in linea con le aspettative dei cittadini. Importante concentrarsi sui beni pubblici europei.
La cosiddetta emergenza migranti ha messo in discussione l’intera politica europea di asilo. Ma una maggiore omogeneità tra i sistemi nazionali porterebbe a una gestione delle risorse più efficace. Oggi le differenze nella spesa dei singoli stati sono notevoli. Fondi dagli aiuti allo sviluppo.
Proprio nel momento in cui sperimenta divisioni politiche che rischiano di minarne le fondamenta, l’Unione europea fa perno sui propri pilastri e vara il nuovo codice doganale. E seppur seguendo la logica del compromesso, riafferma il vantaggio strategico della sua esistenza per gli stati membri.
La soluzione delle difficoltà delle banche italiane deve ancora superare passaggi impervi. Ma l’accordo fra governo e Commissione europea ha aperto nuove e praticabili strade. La ricapitalizzazione mediante fondi pubblici degli istituti che cedono crediti problematici e la creazione della bad bank.
Il Ceta, negoziato tra Unione Europea e Canada, è un buon accordo commerciale. L’entrata in vigore dovrebbe essere esclusiva competenza delle autorità europee. Ma la Commissione ha scelto la ratifica mista, cedendo alle pressioni dei grandi stati alle prese con problemi interni. Un pessimo segnale.
I dati macroeconomici non giustificano il risultato del referendum nel Regno Unito. Persino il dato sulla disuguaglianza è migliorato negli ultimi dieci anni. Ma ha prevalso l’irrazionalità. Soprattutto perché è mancata un’efficace campagna a favore della permanenza del paese nell’Unione Europea.
Dopo l’uscita del Regno Unito dalla Ue, si apre un periodo di grande incertezza, che coinvolge tutti i protagonisti del voto e tutti i paesi dell’Unione Europea. Su un solo punto sembra esserci quasi totale unanimità di vedute: i danni causati dal referendum saranno profondi e di lungo periodo.