Gli stress test dicono molto anche per quanto riguarda il legame tra rischio sovrano e rischio bancario. La scelta di maggior trasparenza delle banche italiane si è rivelata penalizzante. Perché la Bce non ha concesso la facoltà di sterilizzare le variazioni delle “riserve availble for sales”?
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Davvero il modello utilizzato dall’Europa per determinare il Pil potenziale sottostima la capacità produttiva dell’economia italiana? In realtà si tratta di un metodo condiviso, che garantisce pari trattamento a tutti i paesi dell’Unione. I problemi dell’Italia sono di lunga durata.
La Garanzia giovani non è certo la soluzione al problema della disoccupazione giovanile. Gli strumenti utilizzati risultano insufficienti e la situazione non è cambiata rispetto a un anno fa. Anche in altri paesi europei i risultati sono poco soddisfacenti. Misure da attuare e annunci mediatici.
Nell’ultimo decennio i livelli di investimento in Europa sono stati molto bassi, determinando un forte deterioramento delle infrastrutture. Per questo il piano Juncker potrebbe dare buoni risultati, come mostrano anche le stime del Fondo monetario. E per l’Eurozona è forse l’ultima occasione.
Non c’è solo il deficit di capitale di alcuni istituti, evidenziato dallo stress test. I nodi del sistema bancario italiano non sono mai stati affrontati in modo adeguato e ora la scarsa profittabilità e la crescita delle sofferenze pesano sul credito. Consolidamento e ruolo delle fondazioni.
Il Consiglio europeo ha approvato i nuovi obiettivi su clima ed energia per il 2030. Potevano essere sicuramente più ambiziosi. In due casi gli obblighi sono solo comunitari e non nazionali. La necessità di un voto unanime ha prodotto un compromesso dettato dagli interessi dei singoli Stati.
L’Europa sembra un’orchestra stonata e senza direttore. Non c’è da stupirsi se i mercati finanziari danno segni di nervosismo. Questa settimana abbiamo avuto un assaggio della tempesta che ci aspetta se l’Europa continua a latitare. L’unica via d’uscita è una maggiore cooperazione.
Data l’arbitrarietà del Pil potenziale, fa bene il Governo italiano a pretendere che la Commissione non arrivi a conclusioni affrettate sulla base di metodi di calcolo poco robusti. Ma ciò non può tradursi nell’abbandono di qualsiasi regola di coerenza fiscale all’interno dell’Unione monetaria.
Con la presentazione all’Europa delle loro leggi di bilancio, Francia e Italia mettono sul piatto in maniera esplicita il tema dell’efficacia delle politiche di austerità per affrontare la crisi economica. Ma come reagirà la Commissione europea? Procedure, sanzioni e la questione della sovranità.
Il Governo ha messo le carte in tavola sulla Legge di stabilità. I 20 miliardi di tagli alla spesa si riducono a 5 e saranno lineari. Poche le risorse per gli ambiziosi progetti annunciati. Bene rimandare gli obiettivi sul bilancio strutturale. Cosa dirà ora l’Europa? E i mercati?