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Categoria: Unione europea Pagina 80 di 98

IL PREZZO DEL SOSPETTO*

I francesi più di ogni altro popolo al mondo diffidano dei concittadini, dei colleghi, dei poteri pubblici e del sistema giudiziario. Ovviamente sono anche ostili all’economia di mercato. Un atteggiamento assunto dopo la seconda guerra mondiale. Che però ha generato un circolo vizioso dagli alti costi economici, e non solo. Come uscirne?Ristabilire la fiducia vuol dire invertire la marcia, correggendo la deriva corporativista e opponendosi all’interventismo statalista del modello sociale francese. Per permettere alla Francia di guardare al futuro con fiducia.

SE MANCA LA TRASPARENZA

La Bce decide di lasciare i tassi di interesse invariati. In una fase di grande incertezza come quella attuale, è una scelta che non fa chiarezza. Soprattutto perché è di difficile comprensione sulla base del mandato esplicito affidato alla Banca. Le sue previsioni descrivono un panorama di chiare pressioni inflazionistiche. Eppure decide di non muoversi. Una strategia che si può seguire solo a patto di agire con totale trasparenza. Ovvero pubblicando un sentiero futuro dei tassi, con margini di incertezza ragionevoli e ben specificati, che la giustifichi.

PER UN SOLO SEGGIO IN PIU’

Più che alla “quantità”, occorre pensare a una corretta “qualità” della rappresentanza in Europa. Anche perché dal 2009 il processo di codecisione, che mette sullo stesso piano Parlamento europeo e Consiglio, diventerà la regola dell’Unione. Invece di impegnarsi nella battaglia per il numero dei nostri parlamentari, il governo avrebbe fatto meglio a occuparsi della legge elettorale italiana per le elezioni europee che genera un tasso di rotazione della delegazione troppo elevato e non premia l’attività parlamentare nell’ultimo anno di mandato.

DALL’EURO NON SI DIVORZIA*

La costante di un’economia mondiale in continuo cambiamento è l’insoddisfazione per l’euro, prima troppo debole e ora troppo forte. Se il dollaro continua a perdere valore e gli Stati Uniti entrano in una recessione piena, torneranno a farsi sentire le voci per un’uscita dalla moneta unica, soprattutto in paesi con problemi di crescita come l’Italia. Ma abbandonare l’euro è impossibile. E non tanto per i costi economici o politici. L’ostacolo insormontabile è la procedura che si dovrebbe seguire. E che finirebbe per avviare la madre di tutte le crisi finanziarie.

DOVE FINISCE L’INDIPENDENZA DELLA BCE*

L’indipendenza della Banca centrale europea è senz’altro un bene. A patto che siano rispettate quattro condizioni: la Bce deve rispondere delle sue azioni; i suoi obiettivi devono essere accettati a larga maggioranza; deve illustrare chiaramente le decisioni adottate e le loro motivazioni. E tra Bce e governi deve sussistere un dialogo continuo, per garantire il necessario coordinamento nella gestione della politica macroeconomica. Per questo servono alcuni cambiamenti. Per esempio, a definire l’obiettivo di inflazione dovrebbe essere l’Eurogruppo.

UN PATTO DA RINAZIONALIZZARE*

Anche dopo i cambiamenti introdotti nel 2005, il Patto di stabilità e crescita non costituisce la giusta risposta alla necessità di imporre ai governi una disciplina di bilancio. Meglio sarebbe affidare a ogni stato membro l’incarico di mettere a punto un meccanismo efficace di controllo del deficit, che si fondi su un maggior potere del ministero delle Finanze, una procedura di preparazione del bilancio in due tempi, l’impossibilità per il Parlamento di modificare il saldo di bilancio e l’istituzione di un’alta commissione di esperti con compiti di controllo.

DA LISBONA UNA NUOVA COSTITUZIONE PER L’EUROPA*

Il percorso che ha portato all’accordo sulle istituzioni europee è stato tormentato, ma il risultato finale sembra soddisfacente. Migliora il sistema decisionale con la fine della presidenza a rotazione e i nuovi meccanismi di voto in Consiglio. Di fatto, l’Unione avrà un ministro degli Esteri e gli affari di giustizia e di polizia entrano a pieno titolo tra le politiche comuni. Il Consiglio europeo conferma il suo ruolo di decisore centrale, sempre più affiancato dal Parlamento, mentre si indebolisce la Commissione. Cooperazioni rafforzate e direttorio informale.

LA GERMANIA DELLE RIFORME INCOMPIUTE

Dopo un decennio di crisi, l’economia tedesca si è rimessa in moto: quest’anno la crescita sarà probabilmente superiore al 2,5 per cento. Una buona notizia per il paese e per tutta l’Europa. Ma la ripresa è destinata a durare? I dati positivi di oggi sono dovuti in larga parte alle riforme del mercato del lavoro introdotte negli ultimi tre anni. Invece di proseguire su questa strada, si parla ora di aumento dei sussidi di disoccupazione e di ripensamenti sull’innalzamento dell’età per la pensione. Un ritorno al passato molto rischioso, non solo per la Germania.

UNIONE MONETARIA E CORSE AL RIBASSO*

Gli studi empirici mostrano che l’Unione monetaria migliora l’andamento economico dei paesi che ne fanno parte. Ma è anche associata a una maggiore disuguaglianza e una minore spesa sociale. Tutto ciò solleva dubbi sulla sostenibilità politica dell’Unione monetaria senza una integrazione politico-sociale e un più ampio sviluppo del mercato finanziario. E guardando al futuro, sarebbe sbagliato e pericoloso non prendere in considerazione le implicazioni dell’integrazione economica sulle cause e i rimedi della disuguaglianza di reddito.

Dossier: l’Opa europea

L’Italia recepisce la direttiva sulle offerte pubbliche. Arriviamo con un anno di ritardo rispetto al termine posto da Bruxelles e dopo che tutti gli altri paesi europei hanno già provveduto a cambiare i loro ordinamenti. Ma anche dopo un dibattito vivace in cui si sono confrontate proposte di riforma e difesa delle norme del Testo unico della finanza che (una volta tanto) sono fra le più liberali d’Europa. Ecco gli interventi su lavoce.info di Filippo Cavazzuti, Salvatore Bragantini, Marco Onado, Alfredo Macchiati, Renzo Costi.

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