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LE SORTI DELL’EUROPA

Il no dell’Irlanda al Trattato di Lisbona ripropone la contraddizione di un’Europa che deve raggiungere una maggiore integrazione e dotarsi di istituzioni più efficaci e responsabili e che però non riesce a superare gli ostacoli frapposti da piccole minoranze. Con conseguenze assai serie. Tuttavia, non vi è un termine ultimo per la ratifica e si può cercare di riavviare il negoziato. Intanto, gli altri paesi dovrebbero confermare rapidamente gli impegni assunti. Vale soprattutto per l’Italia. Per far parte di un’avanguardia coesa che vada avanti comunque.

IL NO IRLANDESE, UN DISSENSO DISINFORMATO

Per loro stessa ammissione, gli irlandesi hanno votato no al Trattato di Lisbona perché non ne capivano il contenuto. Ma non esiste alcun modo di scrivere le regole della vita comune di ventisette paesi in modo immediatamente leggibile anche per i non esperti. Il problema è aver sottoposto a referendum una tale materia. Tradendo così la logica e lo spirito della moderna democrazia parlamentare. Ora una soluzione potrebbe essere l’entrata in vigore del Trattato senza l’Irlanda. Che dovrebbe uscire da tutto il sistema dell’Unione.

W LA GERMANIA

RITRATTO D’ITALIA CON IMMIGRATO (*)

Il Rapporto annuale Istat certifica una forte crescita degli stranieri residenti in Italia nel 2007: sono ormai il 5,8 per cento della popolazione. Una bella fetta dell’incremento si deve all’iscrizione alle anagrafi di circa 300mila rumeni. E certo si sviluppano forme di mobilità circolare, con l’alternarsi di periodi di soggiorno nel paese d’emigrazione e in quello di immigrazione. Ma forse dovremmo chiederci se possiamo continuare ad affrontare i nostri tanti problemi strutturali facendo leva quasi esclusivamente sull’immigrazione.

L’AGENDA EUROPEISTA DEL NUOVO GOVERNO

Potere legislativo al Parlamento europeo, spazio transatlantico, emissione di Eurobond, tassazione coordinata dei consumi: le proposte di Tremonti sollevano problemi certamente esistenti. Soprattutto parlano di Europa, quando quasi nessuno ne parla più. Ma è un’Europa fortezza in un mondo fatto di accordi bilaterali, non un soggetto che contribuisce gradualmente alla formazione di un mondo multilaterale. Un’occasione di dibattito che l’opposizione non dovrebbe sprecare. Di temi analoghi si dicuterà al Festival dellÂ’Economia di Trento dal 29 maggio al 2 giugno.

L’EUROPA DELLA MICRODEMOCRAZIA

Una ricerca sul funzionamento dei sistemi democratici in Europa delinea un approccio innovativo. Si concentra nella misurazione del livello di cultura democratica e delle relazioni tra i valori, la vita di tutti i giorni, i comportamenti. L’Italia, tanto per cambiare, non fa una bella figura. Andiamo malissimo nell’indice di democrazia elettorale e procedurale e nella libertà di scelta del modello famigliare. Relativamente meno peggio facciamo nel controllo sull’erogazione dei servizi, nella partecipazione civica e attivismo.

DOVE APPRODA IL PRESTITO PONTE

Per essere utile il prestito ponte dovrebbe essere risolutivo per le sorti di Alitalia. Preludere cioè dell’arrivo di un acquirente certo. A queste condizioni neanche Bruxelles avrebbe da ridire. Alla compagnia serve non solo un partner finanziario, ma anche un partner industriale solido. Il socio finanziario dovrebbe immettere soldi freschi, quello industriale essere in grado di inserirla in uno dei grandi network europei. Air France rispondeva a entrambi i requisiti. Non altrettanto si può dire dei nuovi pretendenti. Soprattutto se tra questi c’è Sviluppo Italia.

CHI PIANGE SULL’EURO FORTE*

La rivalutazione della moneta europea è un problema per gli esportatori che devono ridurre i margini. Ma è una buona notizia per i consumatori. O almeno per gli importatori dai paesi dell’area dollaro, che realizzano grandi guadagni. D’altra parte, ben più delle banche centrali sono i mercati finanziari a dettar legge sui tassi di cambio. Ed è bene che sia così. Perché nessuno sa quale sia il giusto livello del dollaro. Tanto meno quei governi che ascoltano troppo chi oggi piange e troppo poco chi ride.

LARGO ALLE GIOVANI IMPRESE*

Le grandi imprese europee se la cavano bene nella competizione internazionale. Invece, hanno difficoltà ad affermarsi le start up, al contrario di quanto avviene negli Stati Uniti. Dove da tempo il sistema finanziario è in grado di garantire gli investimenti necessari alle aziende emergenti. L’Europa dovrebbe allora rivedere la regolamentazione prudenziale, aprire il settore a soggetti non banking e stabilire regole semplici valide per tutti. Insieme a una tassazione omogenea delle attività finanziarie e alla armonizzazione delle norme sulla bancarotta.

DIRETTIVA SUL CONSUMO, MA SENZA MUTUI

Nel complesso la nuova direttiva comunitaria sul credito al consumo è un passo avanti sulla strada della tutela dei consumatori. Propone un’articolata serie di norme sugli obblighi di informazione attraverso i quali il consumatore diverrà più consapevole delle proprie capacità di indebitamento e capace di scegliere le migliori condizioni contrattuali offerte dagli intermediari. Tuttavia, il legislatore comunitario poteva avere più di coraggio e occuparsi anche di una delle principali cause di sovraindebitamento: il mutuo per acquistare la casa.

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