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La Pac da coltivare a Cancun

Sotto accusa da sempre, i sussidi all’agricoltura europea resistono nel tempo grazie alle pressioni dei gruppi di interesse. Altissimi i costi per i cittadini europei che finanziano le agevolazioni come contribuenti e come consumatori. Ma anche per i Paesi emergenti che non possono accedere liberamente ai nostri mercati. Wto e Ue, seppure con accenti diversi, sembrano ora disposti a impegnarsi per una loro sostanziale riduzione. Sarà vero?

Cancun, crocevia del benessere

Togliere gli ostacoli che ancora impediscono una piena liberalizzazione del commercio e degli investimenti mondiali. È l’obiettivo della riunione in terra messicana. Difficile raggiungere il necessario compromesso quando i protezionismi vanno per la maggiore, nessuno sembra disposto a fare il primo passo nell’abolizione delle barriere doganali e ad alcuni Paesi si è fatto credere che otterranno solo benefici, senza contropartite. Eppure all’espansione degli scambi è legata la crescita economica dei Paesi ricchi come di quelli in via di sviluppo.

I possibili sconfitti del referendum svedese

Gli svedesi potrebbero dire “no” all’euro nella consultazione del 14 settembre. Non tanto perché il Paese abbia sentimenti anti-europei o sia contrario alla moneta unica, la cui adozione sarebbe solo rinviata. La diffidenza è verso le poco chiare politiche fiscali europee e le troppe richieste di abbandono di ogni regola. In definitiva, verso l’incapacità della Ue di coordinare e disciplinare queste materie e di rispondere adeguatamente al rallentamento dell’economia.

Uniti nella diversità

L’Europa che verrà è un’Unione di Stati, dunque la sua solidità dipende dalla uniformità di vedute tra i cittadini dei Paesi membri. Ma se gli europei sono d’accordo nell’avere una politica estera comune, hanno opinioni molte diverse su altri temi importanti come difesa, welfare, giustizia e immigrazione. La nuova costituzione dovrebbe tenerne conto e limitare le competenze dell’Unione alle aree sulle quali esiste una larga convergenza. Altrimenti, si rischia la disillusione degli entusiasti e una accentuata conflittualità tra Stati ricchi e i più omogenei e agguerriti “nuovi entranti”.

Un’Authority per la politica fiscale

Delegare la politica monetaria alle banche centrali si è dimostrata una scelta giusta, contro l’inflazione, per esempio. Perché non fare altrettanto con la politica fiscale? Un’autorità indipendente potrebbe garantire il rispetto dei vincoli di stabilità nel medio-lungo periodo, ma anche la possibilità di realizzare manovre fiscali in funzione anticiclica senza perdere di credibilità. Al parlamento resterebbe comunque la definizione degli obiettivi di fondo da perseguire.

La politica economica secondo la Convenzione

Dal progetto di Trattato traspare un faticoso compromesso più che un disegno comune sulle competenze di politica economica da attribuire alla Ue. Ma la strada indicata è quella giusta. La politica monetaria resta affidata alla Bce. Il Parlamento europeo acquista un ruolo maggiore, soprattutto sul bilancio. La Commissione guadagna poteri formali di iniziativa nella denuncia delle violazioni delle politiche comuni, mentre all’euro-gruppo viene affidato il coordinamento della disciplina di bilancio.

Quattro domande sull’Europa

La Conferenza intergovernativa di Roma è alle porte. All’Italia la responsabilità di guidare il processo che porterà all’adozione del nuovo testo di costituzione sulla base del progetto elaborato dalla Convenzione. È bene dunque che la discussione su questi temi sia quanto più ampia e informata possibile. Proponiamo perciò la sintesi di un dibattito tra Marco Buti, Alberto Majocchi, Jean Pisani-Ferry e Guido Tabellini sulla proposta Giscard. (Nella rubrica “Pro e contro” la versione integrale in inglese). Migliora l’efficienza decisionale dell’Unione, ma non la sua capacità di affrontare i grandi problemi europei. Sulla governance economica le critiche più accese.

Quanto cambia lÂ’Unione

La Convenzione non dà all’Europa una costituzione in senso proprio. Ma l’ordinamento prefigurato resta un buon risultato perché chiarisce i principi, come la prevalenza del diritto comunitario, e semplifica i meccanismi decisionali. Resta sostanzialmente immutata la suddivisione di competenze tra Stati membri e Ue, mentre nelle istituzioni europee si rafforza il potere di ordinamento e indirizzo della Commissione. Nell’economia, l’euro-gruppo assume un ruolo più incisivo nel coordinamento economico interno.

I “quattro Grandi” dopo la proposta Giscard

Il metodo della doppia maggioranza indicato nella bozza di costituzione europea non si limita soltanto a qualificare le decisioni del Consiglio sulla base della popolazione. Ma sposta la distribuzione del potere politico a vantaggio dei grandi Paesi, a scapito degli Stati di medie dimensioni. E dietro il recupero dellÂ’efficienza decisionale, si cela forse il desiderio di rafforzare lÂ’asse franco-tedesco, che rischiava di scomparire con un allargamento a Est realizzato con le regole del Trattato di Nizza.

Regole vecchie e nuove

Prima di Nizza l’equilibrio politico nella Ue era garantito da un sistema di attribuzione di voti nel Consiglio che tutelava i piccoli Paesi attribuendo ai Grandi un sostanziale diritto di veto. Un equilibrio che si rivela equo anche secondo i principi della statistica. Ma mantenerlo dopo l’allargamento a Est avrebbe significato condannare l’Unione alla incapacità di prendere decisioni. Di qui la necessità di una riforma, come quella elaborata dalla Convenzione con il sistema della doppia maggioranza.

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