I fondi, non irrilevanti, del “pacchetto famiglia” potrebbero essere investiti in modo più efficace per perseguire gli stessi obiettivi indicati dal Governo. La riforma dell’assegno al nucleo familiare permetterebbe di avere uno strumento di sostegno al costo dei figli per le famiglie a reddito medio-basso più sistematico, ma anche più equo. Attraverso un’integrazione di reddito si potrebbe garantire il congedo parentale anche ai genitori con reddito basso o contratti a progetto. Nidi pubblici, sanità e trasporti sono ulteriori campi di possibile intervento.
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L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha rilevato l’esistenza di comportamenti collusivi tra i principali produttori di alimenti per neonati nel caso del cosiddetto “caro latte”. L’evidenza è data dal prezzo elevato, soprattutto se confrontato con gli altri paesi europei, nonché dalla strutturazione di un mercato impermeabile ai crismi della concorrenza e nel quale un parallelismo consapevole tra i produttori appare esito “naturale”. Ma l’architettura concettuale costruita dall’Autorità è sufficiente a provare la collusione tacita dei produttori?
Il Libro bianco sul welfare conteneva un ritratto sostanzialmente fedele della problematicità della situazione demografica italiana. E le preoccupazioni sollevate erano in larga parte condivisibili. Ma alle buone intenzioni non sono seguiti fatti concreti tali da incidere sulle tendenze dei principali fenomeni demografici e migliorare le condizioni delle famiglie italiane. Le politiche sociali del Governo non hanno finora prodotto risultati apprezzabili né sulla riduzione della povertà relativa né sull’incremento delle nascite e dei matrimoni.
Le coppie di fatto sono una realtà ormai diffusa e in forte crescita anche in Italia. Perché le giovani generazioni preferiscono non fare troppo presto scelte cariche di impegni e responsabilità. Ma anche perché aumenta il senso di insicurezza. Eppure le convivenze continuano a non avere alcun riconoscimento giuridico. Si dovrebbe invece adottare un approccio pragmatico ed equilibrato. Per arrivare a forme di riconoscimento, magari sull’esempio del Pacs francese. E per ridurre le insicurezze che frenano la progressione al matrimonio e alla decisione di aver figli.
Separazioni e divorzi aumentano, più al Nord che al Sud. Ma restano comunque al di sotto della media europea. Inoltre, quasi la metà delle coppie che si separa non chiede poi il divorzio. La legislazione italiana obbliga infatti ad almeno tre anni di attesa. E’ una lunga pausa di riflessione che non solo mette in difficoltà le eventuali nuove famiglie, ma rende spesso più difficile la ridefinizione dei rapporti e delle responsabilità verso i figli avuti con l’ex coniuge. Mentre la consuetudine dell’affido esclusivo alla madre nasconde rischi economici non irrilevanti.
I dati Istat mostrano che tra luglio e settembre 2003 sono morte ventimila persone in più rispetto all’anno precedente. Attribuibili all’ondata di caldo di quell’estate. A suo tempo, un’inchiesta dell’Istituto superiore di Sanità aveva negato ogni emergenza. E mentre in Francia è stato varato un piano di assistenza agli anziani fragili, da noi si discute ancora. Il fondo per la non autosufficienza dovrà preoccuparsi di favorire una rete territoriale di interventi a più livelli: strutture centrali, enti locali, famiglie, operatori privati e volontariato.
Per sostenere i redditi familiari, si chiede una sostanziale inversione di rotta per il nostro sistema fiscale: l’unità impositiva Irpef dovrebbe essere la famiglia e non più l’individuo. Ma il cosiddetto “quoziente familiare” crea distorsioni nelle scelte lavorative del coniuge con reddito più basso. Le statistiche mostrano infatti che nei paesi a tassazione congiunta, le donne in media lavorano di meno. Priorità del nostro paese sono invece il riconoscimento delle spese a carico delle famiglie e l’attenzione a non disincentivare ulteriormente il lavoro femminile.
L’Italia, ormai quasi sola in Europa, non ha una legge che riconosca legalmente la convivenza al di fuori del matrimonio indipendentemente dal sesso, come chiede lUnione europea. Sotto il profilo costituzionale non vi è alcun ostacolo alla promulgazione di una norma di questo tipo. Non si deve necessariamente giungere a una equiparazione assoluta tra famiglia legittima e famiglia di fatto. Sarebbe già sufficiente l’adozione della formula francese dei Pacs. Oltretutto, dove le convivenze sono riconosciute e tutelate, cresce anche la natalità.
Insieme ai maltesi, i giovani italiani quelli che restano più a lungo nella famiglia di origine. Le ricerche comparative lo spiegano con l’interagire di più cause, economiche e culturali. Ma un modello sociale che si affida esclusivamente alla solidarietà familiare nella fase di ingresso nella vita adulta può avere effetti perversi: dalla cristallizzazione della riproduzione intergenerazionale della disuguaglianza ai rapporti di coppia “sbilanciati”, con uomini che divengono autonomi sempre più tardi e donne che hanno aspettative di parità e reciprocità. Alessandro Rosina commenta l’intervento; la controreplica dell’autore.
Con la laurea breve, la maggioranza dei diciannovenni italiani si è iscritta all’università. Rimarranno ancora più a lungo nella casa dei genitori? Probabilmente sì, se non si adottano politiche che consentano di mantenere una continuità nel tenore di vita ed eguali opportunità anche per chi lascia la famiglia d’origine. Perché studiare e formare una famiglia propria sono scelte poco compatibili in Italia. E’ necessario allentare la rigidità delle sequenze di eventi. Per esempio, con sostegni al reddito generalizzati e agevolazioni sull’affitto. Gianpiero dalla Zuanna commenta l’intervento; la controreplica dell’autore.