Con le nascite in costante calo, dovrebbe attenuarsi lo squilibrio tra domanda e offerta di posti al nido. Invece non è così. Per ridurre la povertà economica ed educativa tra i bambini, serve una proposta complessiva e non solo l’azzeramento delle rette.
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Il contrasto al declino demografico richiede un impegno serio e credibile da parte delle istituzioni. Ne potrebbe essere un esempio il riconoscimento del voto ai minori, esercitato attraverso i genitori. Magari rafforzando anche la rappresentanza femminile.
Il governo pensa a due interventi nelle politiche per le famiglie: assegno per i figli e detraibilità della spesa per pannolini e latte in polvere. Coperture dubbie a parte, sarebbe meglio studiare una legge delega per riordinare tutto il sistema.
Le politiche familiari introdotte in Italia sono spesso “sperimentali”. Lo era anche il bonus infanzia appena cancellato dal governo. Servono invece misure stabili all’interno di una strategia complessiva di sostegno a fecondità e occupazione femminile.
La lista delle misure per sostenere davvero le famiglie è lunga e ampiamente nota. In Italia invece ci si è affidati a politiche marginali e frammentarie, che puntano sui trasferimenti monetari più che sui servizi. E non si vede segno di cambiamento.
Il disegno di legge Pillon cambia le regole su affidamento e mantenimento dei figli minori in caso di separazione. Ma la genitorialità compartecipata andrebbe promossa sempre, attraverso politiche che aiutino le donne a conciliare lavoro e famiglia.
Bambine e bambini non praticano le stesse attività extrascolastiche e anche quelle svolte con i genitori sono diverse. Tutto ciò può influenzare il loro sviluppo cognitivo e non-cognitivo. Dunque, padri e madri dovrebbero sceglierle con cura.
Il calo delle nascite in Italia non è un destino ineluttabile, al quale rassegnarsi. Per invertire la tendenza bisogna costruire un ambiente sociale favorevole alle coppie con figli, varando politiche incisive e inclusive. Come insegna l’Alto Adige.
Nel mirino del disegno di legge Pillon c’è soprattutto la disciplina dell’affido condiviso. Ma le soluzioni proposte sono scollegate dal contesto socio-economico italiano. E rischiano di cancellare le più recenti evoluzioni del nostro diritto di famiglia.
Un terreno in “regalo” alle coppie che decidono di avere un terzo figlio: il governo vorrebbe così risolvere due problemi: bassa natalità e spopolamento delle aree rurali. Ma la misura non risponde alle sfide poste dal rapporto tra demografia e sviluppo.