La legge sul risparmio introduce apprezzabili innovazioni. Ma non incide sulla frammentarietà e disorganicità della disciplina del governo societario, formatasi per successiva stratificazione di interventi parziali ed eterogenei. Perché le società quotate italiane non corrano il rischio di naufragare nel caos normativo, e soprattutto perché questo non disincentivi nuovi soggetti dal tentare la via della quotazione, bisogna intraprendere in tempi brevi decise iniziative di razionalizzazione e semplificazione della normativa.
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La legge sul risparmio introduce novità normative onerose per le società quotate, senza prevedere possibili esenzioni per quelle di minore dimensione. Per le quali si potrebbe invece costituire un circuito di scambi organizzati che consenta un rapido ed economico accesso al capitale di rischio. Non dovrebbe essere regolamentato secondo le direttive europee. Le regole di ammissione dovrebbero essere semplici, e il collocamento dovrebbe avvenire solo nei confronti di investitori istituzionali. Ovviamente oltre all’infrastruttura, servono azioni di policy.
Il nuovo statuto della Banca d’Italia non rappresenta soltanto una profonda modifica della governance dell’autorità di vigilanza. E’ soprattutto un decisivo contributo a una maggiore efficienza, trasparenza e indipendenza dei controlli sul sistema bancario. Valorizzato il principio di collegialità nelle decisioni del direttorio. Mentre il consiglio superiore assume il potere di vigilare sull’andamento della gestione. Sugli assetti proprietari non poteva pronunciarsi, ma introduce opportunamente una sorta di “clausola di gradimento”.
Inventando un modo nuovo di fare credito, il premio Nobel per la Pace Muhammed Yunus ha contribuito a dotare i paesi in via di sviluppo di nuove istituzioni che facilitano non solo il superamento contingente della povertà , ma pongono le basi per un suo superamento duraturo. Il meccanismo su cui si basa la Grameen Bank crea infatti uno stock di capitale sociale che rende la promessa di restituzione del prestito credibile anche senza il ricorso al troppo costoso sistema legale. Non a caso a beneficiare dei crediti sono soprattutto le donne.
Di certo non sarà abolito. Ma se davvero, in un primo tempo, il governo pensava di allargare la composizione del Comitato per il credito e il risparmio anche a Consob, Isvap e Autorità per la concorrenza e il mercato, la riforma inserita nel decreto che modifica la legge sul risparmio è molto più equilibrata. Rimane però sempre il rischio di inutili duplicazioni. E, soprattutto, di un legame troppo stretto tra organi politici e Autorità di vigilanza. Come hanno a suo tempo evidenziato anche Bce e Fmi.
Intesa e San Paolo hanno scelto di sperimentare, per la nuova banca che nascerà dalla fusione, un nuovo sistema di governance. Con un consiglio di sorveglianza e uno di gestione. Si rischiano però cortocircuiti che si dovranno evitare utilizzando l’autonomia statutaria.
Gli abusi di mercato, per la loro pervasività , sono capaci di “inquinare” i mercati finanziari, minandone i meccanismi di funzionamento. Lo ha ben colto l’autorità giudiziaria. Altrettanto non si può dire della Consob, che sembra quasi timorosa di esercitare i suoi poteri. Soprattutto quando gli abusi nascono da comportamenti plurioffensivi, ovvero che hanno altri moventi, come il falso in bilancio. O nel perseguire l’ostacolo alle sue funzioni di vigilanza, come nel caso di una rappresentazione falsa o incompleta di fatti che incidono sulla formazione del prezzo.
Cresce il ricorso al mercato degli enti locali, anche per compensare i minori finanziamenti statali. Finora, le amministrazioni si sono avventurate sui mercati nazionali e internazionali in ordine sparso, ricavandone alti costi dei finanziamenti e pericoli da non sottovalutare. Si potrebbe invece costituire, sull’esempio della Consip, un’agenzia cui gli enti locali siano tenuti a chiedere consulenza e valutazione del rischio. Non è un ritorno alla centralizzazione. E’ un modo per impedire focolai di sofferenza finanziaria nel settore pubblico.
Anche l’Italia sta per recepire la direttiva europea sul “prospetto informativo”. Cruciale soprattutto per le società quotate o quotande. La prima questione è la leggibilità : la legge dovrebbe stabilire un format più comprensibile dai risparmiatori rispetto a quello attuale. Altrettanto importante definire tempi e contenuti dello scrutinio di Cosob, oggi costretta a un lavoro di controllo che va al di là delle sue competenze. Infine, dubbi sulla figura del responsabile del collocamento, prevista dalla delega, ma che non ha corrispettivi in Europa.
Il processo di consolidamento delle Borse ha subito un’improvvisa accelerazione. Perché ciascun attore sta cercando di creare il “polo dÂ’attrazione” vincente, attraverso la costituzione di una Borsa transatlantica. Borsa Italiana punta a promuovere una federazione allargata, che non escluda gli americani e raggruppi quelle maggiori dell’area-euro. Ma il compito più impegnativo spetta alle autorità di vigilanza e di tutela della concorrenza. Che devono riuscire a far arrivare almeno parte degli eventuali benefici agli utilizzatori. E non è un obiettivo banale.