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Banche e finanza nei programmi elettorali

Un confronto diretto fra i programmi dei due schieramenti in materia bancaria e finanziaria è difficile perché la Casa delle libertà ha scelto la semplicità del messaggio e l’Unione la complessità dell’analisi. Così la Cdl insiste sullo sviluppo della Banca del Sud e sull’introduzione del principio della libera, immediata e gratuita “portabilità” dei conti correnti. Mentre l’Unione individua due problemi generali: la scarsa concorrenza complessiva nei mercati bancari e la necessità di tutelare i risparmiatori. E indica una lunga serie di misure per risolverli.

Le banche, le concentrazioni e la concorrenza

Per individuare dove si annida un deficit di concorrenza nel sistema bancario italiano più che con i rischi del monopolio, occorre misurarsi con quegli aspetti di organizzazione del settore che favoriscono comportamenti collusivi. L’Autorità di vigilanza ha sostenuto il processo di una riorganizzazione efficiente, ma lo ha perseguito con l’obiettivo di controllare e governare l’evoluzione dell’assetto industriale. La preoccupazione è che questa circostanza abbia esaltato i fattori di coordinamento tra le banche, condizionandone l’interazione concorrenziale.

Mercati nervosi

Il trend dei conti pubblici italiani non è sostenibile. E i mercati, per quanto in apparenza quiescenti, ci hanno messo sotto osservazione. Illusorio pensare a un eventuale intervento della Bce per evitare la bancarotta dell’Italia. O all’aiuto di altri paesi europei, per evitare il rischio contagio. Per il momento, gli investitori istituzionali continuano per inerzia, ma con crescente nervosismo, a tenere in portafoglio i titoli italiani, mentre i fondi speculativi aspettano i risultati delle elezioni. Il prossimo Governo dovrà dare segnali rassicuranti in tempi brevi.

Liberateci dal Cicr

Dopo l’approvazione della legge sul risparmio, è stato convocato, per il 22 febbraio, il Comitato interministeriale del risparmio. E’ un organo con competenze limitate e ormai obsoleto. Il nostro ordinamento si regge sul ruolo centrale delle Autorità indipendenti, nel presupposto che debbano esercitare i loro poteri in modo del tutto autonomo rispetto alle determinazioni politiche. Per prevenire il rischio di un controllo politico sulla vigilanza è meglio abolire il Cicr. Ma in tempo di campagna elettorale, qualcuno avrà il coraggio di proporlo?

Che fine faranno confische e sequestri

La legge Rognoni-La Torre ha permesso di sottrarre alla criminalità organizzata in via temporanea o definitiva oltre 3,6 miliardi di euro di sequestri e quasi 700 milioni di euro di confische. Molte di queste risorse sono state utilizzate per attività sociali e reimmisse nell’economia legale. Ora si pensa però di rifomare la legge. A destare preoccupazione è in particolare l’affidamento dell’amministrazione dei beni in sequestro o confisca all’Agenzia del Demanio e la possibilità di revisione della decisione definitiva di confisca nel procedimento di prevenzione.

Nuove regole per le Opa

Restano pochi mesi per recepire la direttiva europea sulle offerte pubbliche di acquisto. Se in altri paesi l’orientamento dei Governi è già chiaro e raggiunto attraverso un dibattito ampio, da noi del processo di recepimento si sa molto poco. Sembra però che il filo conduttore sarà “il ricorso a un’ampia autonomia statutaria”. Gli statuti delle società potrebbero derogare alle disposizioni sull’autorizzazione assembleare per le misure difensive oppure introdurre regole di reciprocità. Il rischio è di avere assetti ancora meno contendibili di quelli attuali.

Perdita di credibilità: ma quanto costi?

Nel vivo della vicenda Fazio-Fiorani, gli appelli di chi chiedeva le dimissioni del Governatore hanno spesso fatto leva sulla perdita di credibilità che il nostro sistema bancario e in generale il nostro paese stavano subendo, avvertendo che i costi di tale perdita di credibilità potessero essere sensibili. Ma sono davvero così rilevanti questi costi? La risposta è inequivocabilmente sì, e due studi recenti offrono stime che consentono di valutarne la probabile entità.

I finanzieri ribaldi e il boccone troppo grosso di Unipol

La magistratura continua a svolgere un provvidenziale, ma improprio, ruolo di supplenza ad autorità regolative e amministratori che non vigilano sul rispetto delle regole.  La plausibile presenza di intrecci fra il progetto Unipol-Bnl e lo scandalo finanziario connesso alla Banca Popolare Italiana giustifica cautela nel concedere l’autorizzazione all’Opa su Bnl.  Che rimane un boccone troppo grosso per Bnl. L’impresentabilità dei “finanzieri ribaldi”  non deve nascondere le debolezze del “salotto buono” del capitalismo italiano.

Il caso Unipol-Bnl tra mercato e autoreferenzialità

La non contendibilità di Unipol non è una buona ragione per impedirle la scalata a Bnl, in un contesto italiano dove non esiste alcun mercato degli assetti proprietari delle imprese quotate. La questione vera è sapere se il nuovo agglomerato disporrà di un cash-flow sufficiente per pagare gli interessi passivi sui debiti contratti, se dovrà alienare asset per rimborsare il debito, se potrà remunerare adeguatamente gli azionisti di minoranza. Mentre l’autoreferenzialità del management delle grandi cooperative rischia di allentare i controlli interni ed esterni.

Declino e caduta di Fazio: il buio oltre la siepe

Fazio è stato il perfetto interprete di un’economia che privilegia il valore delle relazioni rispetto alle forze del mercato, la discrezionalità alla trasparenza delle regole, il dirigismo alla concorrenza, e che usa il pretesto della difesa dell’italianità per proteggere interessi costituiti. Il sistema bancario è stato gestito, con il consenso di molti, con le stesse logiche di molti altri segmenti del nostro sistema economico. Senza una precisa volontà politica, non basterà a mutare questo stato di cose una migliore governance della Banca d’Italia.

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