La normativa che considera i titoli pubblici un’attività priva di rischio ostacola il completamento dell’Unione bancaria e la creazione di una assicurazione europea sui depositi. Ma l’introduzione di un limite è un obiettivo raggiungibile e auspicabile.
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Negli ultimi anni la Borsa italiana ha avuto un ruolo sempre più marginale nell’indirizzare i risparmi delle famiglie italiane verso le imprese. Non sembra preoccuparsene il presidente Consob, che nell’ultima relazione del suo mandato si è concentrato su altri temi.
La sanzione che la Consob può essere infliggere per l’illecito amministrativo di insider trading è tutt’altro che lieve. Anzi la Consulta la definisce punitiva. Però ne ammette la retroattività, perché sarebbe un regime più favorevole rispetto al passato.
Nei rapporti tra banche e clienti, il problema numero uno è l’informazione. Nel libro pubblicato da Università Bocconi Editore, Angelo Baglioni accende un faro sulle insidie nascoste nei prodotti finanziari e non solo. Ecco un estratto della introduzione.
Sono cambiate molte cose nella composizione della ricchezza delle famiglie italiane. È calata la componente obbligazionaria. Ma la quota del risparmio gestito nelle attività finanziarie resta ancora inferiore a quella di altri paesi occidentali.
Da anni si ripete che gli italiani sanno poco di finanza, con gravi conseguenze per i loro portafogli. Ora, l’avvio di una strategia nazionale per l’educazione finanziaria può essere un’occasione unica per colmare il divario con i paesi più virtuosi.
La Bce è stata sicuramente protagonista negli anni della grande crisi. Ha travalicato il suo mandato? Sì, secondo Transparency international. Spesso però ha fatto “il lavoro sporco” per conto di istituzioni incapaci di assumersi le proprie responsabilità.
Le imprese italiane non crescono, frenate dalla proprietà familiare. E il vecchio sistema bancario non ha usato il proprio potere per spingerle ad adeguarsi ai tempi. Le aziende hanno bisogno di un mercato dei capitali ampio, liquido ed efficiente. È anche nell’interesse delle banche.
Per le sofferenze bancarie, le ricette semplici e rapide, come la vendita generalizzata e la bad bank di sistema, sono pericolose e illusorie. Bisogna rassegnarsi a un paziente lavoro di gestione interna e di raccolta delle informazioni perché nasca un vero mercato. Il ruolo della vigilanza bancaria.
Una eventuale uscita dall’euro sarebbe possibile solo con una ridenominazione del debito pubblico in lire. Ma dal 2013 sono in vigore le clausole di azione collettiva. Avrebbero effetti sulla ristrutturazione del debito? Sembra di no, a giudicare dai rendimenti dei titoli a parità di vita residua.