L’Italia è in procinto di recepire le nuove regole sulle crisi bancarie. Compreso il bail in, che entrerà in vigore nel 2016. Finisce l’epoca dei salvataggi di istituti di credito con soldi pubblici. Ma i correntisti non hanno nulla da temere. Costi più alti per l’approvvigionamento di capitale.
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La sintesi dell’operazione Maranello è nel voto multiplo, che è la plateale negazione dell’interesse degli altri azionisti. Exor avrà così il controllo su Ferrari, sfilandolo a chi già lo detiene: la stessa Fca. Shopping di giurisdizioni per il preludio all’uscita dal controllo di Fiat-Chrysler.
Il contesto in cui le banche operano è in continua evoluzione. La velocità di reazione ai cambiamenti è fondamentale se non si vuole soccombere alla perdurante caduta di redditività e alla concorrenza degli attori non bancari. Rapporti con la clientela e quello che si può imparare dai negozi Apple.
Le elezioni greche consegnano un parlamento praticamente uguale al precedente. Ma la situazione è cambiata. Ora il leader di Syriza deve trovare un modo per rispettare l’accordo con i creditori, più duro rispetto ai precedenti, mentre non si è spostata di una virgola la logica dell’austerità.
Si fanno sempre più insistenti le voci su nuove aggregazioni nel sistema bancario italiano. Dati alla mano, tuttavia, sembra d’obbligo la cautela: le banche coinvolte negli ultimi anni in processi simili hanno spesso mostrato risultati nettamente peggiori rispetto agli istituti più piccoli.
All’origine della grande fuga degli investitori dalle borse cinesi, c’è l’incertezza prodotta da una classe dirigente che introduce meccanismi di mercato in un paese che non è pronto ad accettarne gli esiti in termini di allocazione delle risorse. E dà segnali contraddittori.
Nell’ultima enciclica di Papa Francesco sono contenute importanti riflessioni sul ruolo delle banche. Bisogna però considerarle nel contesto delle regole che governano il sistema bancario e la soluzione delle crisi legate ai salvataggi (e ai soldi) pubblici. Giusta dose di finanza per la crescita.
I greci sono spesso accusati di aver gestito in modo poco oculato i loro conti nel periodo pre-crisi, indebitandosi eccessivamente per finanziarie la domanda interna. Ma chi ha permesso e speculato su questo comportamento? Sono proprio gli stessi paesi che ora rimproverano la Grecia.
L’accordo preliminare del 13 luglio tra la Grecia e i suoi creditori non contiene nessun obiettivo numerico preciso per l’avanzo primario. Il target già fissato sembra ora difficile da raggiungere per il crollo delle entrate fiscali. E questo peserà sul negoziato per il terzo programma di aiuti.