Quali sono le ragioni che portano alla creazione di bolle nei mercati finanziari? E quali sono gli strumenti più idonei per prevenirne la nascita? Sembrano considerazioni prive di attualità , ma uno dei membri del Board of Governors della Fed la pensa diversamente. I titoli da monitorare.
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La prossima tappa del processo di riforma in Cina dovrebbe essere la liberalizzazione delle banche. Per venire incontro alle esigenze di piccole imprese e famiglie, che finora con i lori risparmi hanno sussidiato la grande industria pubblica e gli enti locali. Ma resta ancora molto da fare.
L’Italia ha certamente un disperato bisogno di crescere. Ma l’analisi dei dati su investimenti e produttività del capitale suggerisce che investire di più non risolverà il problema. Il vero nodo è la produttività del capitale, ostacolata dalle inefficienze.
Dopo lo scoppio della crisi dei subprime, le autorità di regolamentazione finanziaria si sono concentrate sul tema della liquidità delle banche. Anche il Comitato di Basilea ha cercato di imporre un approccio prudenziale nella scelta delle attività possedute. Ma difficoltà e rischi non mancano.
Chiunque sia “sovraindebitato” ha ora di fronte a sé due opzioni: offrire il proprio intero patrimonio per la liquidazione, oppure proporre un accordo per il pagamento anche parziale dei debiti. Si tratta di una svolta i cui effetti sull’economia e sulla società potrebbero essere molto rilevanti.
L’ambiguità interpretativa è una costante per molti aspetti del nostro vivere quotidiano. Anche il comportamento del sistema bancario in tempo di crisi si presta a diverse interpretazioni. Così come il fatto che aziende apparentemente in salute chiudono i battenti.
Le banche europee non hanno risolto i loro problemi e non sono pronte per Basilea 3. Ma regole più severe sono necessarie per rendere più sicuro il sistema finanziario. E mentre continuano a litigare, spalleggiate dai rispettivi governi, a pagare il prezzo più alto è l’economia.
In seguito all’adozione delle misure non convenzionali di politica monetaria, le banche centrali detengono oggi una quantità di titoli di Stato molto superiore al passato. Titoli che generano interessi riversati nelle casse dei ministeri del Tesoro. Un’implicita e automatica azione di quantitative easing.
La vigilanza del ministero dell’Economia sulle fondazioni bancarie doveva essere una soluzione transitoria, in attesa dell’Authority per il controllo di tutte le organizzazioni non profit. Che però non è mai stata varata. Una riforma semplice permetterebbe di risolvere la questione.