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COME INSEGNARE L’ABC DELLA FINANZA

Proprio la crisi ci ha dimostrato come la scarsa conoscenza di nozioni economiche e finanziarie di base sia diffusa in larghi strati della popolazione, sia negli Stati Uniti sia in Europa. E ciò porta a prendere decisioni sbagliate sui mutui come sulle pensioni. Le conseguenze sono disastrose non solo a livelli microeconomico, ma anche macroeconomico. Per questo gli Usa hanno lanciato alcuni programmi per l’alfabetizzazione finanziaria nelle scuole. Ma non basta: corsi di questo tipo si dovrebbero tenere anche nelle aziende.

DUBBI DA UN MATRIMONIO

Pubblichiamo il testo del discorso pronunciato da Tommaso Padoa-Schioppa il 21 dicembre 2007 al London Stock Exchange Christmas Party. Nel suo intervento, l’allora ministro dell’Economia spiegava le ragioni che lo avevano portato a preferire per Borsa italiana una soluzione diversa dall’alleanza con il mercato della City. Le recenti vicende , con conseguenti ripensamenti sull’opportunità della fusione, riportano d’attualità quelle considerazioni.

GLI INCENTIVI FANNO BENE ANCHE ALLA CONSOB

Il Governo deve nominare il presidente e un commissario della Consob. L’indipendenza è un requisito fondamentale. Ma servono anche competenze tecniche per tutelare la trasparenza dei mercati finanziari e prevenire frodi. Un ripensamento della struttura dei compensi del personale, con l’introduzione di incentivi, aiuterebbe a passare da una mentalità burocratica a un atteggiamento più focalizzato sui risultati. Di informazione finanziaria si discuterà al prossimo Festival dell’Economia di Trento.

INDIETRO TUTTA

Ieri il Ministro Bossi ha annunciato che i partiti della maggioranza prenderanno il controllo delle banche. Pare che i loro elettori glielo chiedano. In realtà è una vecchia ossessione della Lega. Bossi comunque mette il dito su un punto importante: le fondazioni bancarie sono oggi del tutto auto-referenziali. I loro vertici sono spesso l’ultimo baluardo dei vecchi partiti, un pezzo della Prima Repubblica che è ancora con noi. Chi rappresentano? Quali sono i loro obiettivi? Sono domande legittime. Le fondazioni influenzano, come azionisti, le scelte dei vertici e le strategie delle loro banche da una parte e spendono la loro quota di profitti per attività sociali. Il loro potere è dunque notevole ma a fronte di esso non si capisce a chi rispondano del proprio operato dei vertici delle fondazioni. Le convulsioni di questi giorni all’interno della Compagnia di San Paolo lo dimostrano in tutta evidenza. Bossi, in modo populista, dice essenzialmente: i politici hanno almeno ricevuto i voti dei cittadini. Dunque ad essi devono rispondere i vertici delle banche. Ma come utilizzerebbero i partiti il loro potere? Facile. Come facevano i partiti della prima Repubblica: per favorire imprenditori e società a loro amici e sfavorire quelli nemici. Per far deviare le banche dal perseguire l’obiettivo di profitto a favore di fini sociali non meglio identificati. Come del resto farà la nascitura Banca del Mezzogiorno. Insomma, questo è il sigillo finale, quello che chiude la breve stagione italiana delle privatizzazioni. Indietro tutta, senza pudore, verso il controllo politico del mercato del credito. Le banche, non solo quelle italiane, hanno dato una pessima prova di sé negli ultimi anni. I salvataggi fatti con i soldi dei contribuenti hanno giustamente posto il problema di definire un miglior sistema di controllo dell’attività bancaria. Ma la risposta non è certo una maggiore presenza dei partiti nella vita delle banche. Dalla politica ci si dovrebbe aspettare la lungimiranza di fare un passo avanti, mettendo mano al nodo delle fondazioni e salvaguardando al contempo l’indipendenza delle politiche del credito dall’ingerenza dei partiti. E anche le fondazioni potrebbero beneficiare da un maggior distacco dalle banche, dato che in ogni caso i dividendi che esse pagheranno nei prossimi anni saranno presumibilmente ridotti.  Ma questo è chiedere troppo ai nostri politici. Perché il vincitore delle elezioni dovrebbe rovesciare il tavolo quando è il suo turno di mangiare?

GRECIA, ORA IL PERICOLO È LA FUGA DAI DEPOSITI

Le notizie che giungono dalla Grecia segnalano che la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro. Finora l’attenzione è stata tutta concentrata sulle necessità di finanziamento del settore pubblico. Ma la scorsa settimana ha fatto intravedere una possibile improvvisa crisi di liquidità del sistema bancario di quel paese, con elevato rischio di contagio internazionale. L’accordo dell’11 aprile tra i ministri dell’Eurogruppo è un passo avanti, ma ampiamente al di sotto di quanto sarebbe necessario e urgente.

LACRIME DI COCCODRILLO SULLA BORSA ITALIANA

Le vicende del rappresentante di Borsa italiana nel board di London Stock Exchange hanno riaperto la discussione sull’alleanza siglata tre anni fa. Ma davvero il controllo di Lse danneggia le possibilità di raccolta di capitali delle nostra imprese? In realtà, le aziende italiane, soprattutto le piccole e medie, restano lontane dal listino e preferiscono ricorrere alle banche. E le risposte a questo antico problema non sono da ricercare nelle strutture della Borsa, ma in tre nodi irrisolti, che riguardano il sistema industriale, quello bancario e politiche fiscali inadeguate.

PIL PRIVATI E PIL PUBBLICI

LÂ’Amministratore di Banca Intesa, Corrado Passera ha tenuto una lezione magistrale a Lucca, ampiamente ripresa sulle colonne del Sole24ore. Occasione offerta dallÂ’apertura dellÂ’Anno accademico dellÂ’Institute for Advanced Studies, istituto finanziato dalla sua banca e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, azionista di Banca Intesa. Passera ha sostenuto che il Pil è un indice senza qualità, che il reddito pro capite non tiene conto di molti altri fattori che contano molto di più sul benessere degli individui. In sintesi, forse sarebbe meglio dire in soldoni, non c’è solo il reddito. Bene. Ma mentre pronunciava la sua prolusione, venivano resi pubblici i dati sul compenso che lo stesso Passera si è riconosciuto per il 2009, lÂ’anno più nero per le banche di tutto il mondo. Si tratta di quasi 4 milioni di euro, con un incremento del 27 per cento rispetto ai compensi che l’AD si era riconosciuto lÂ’anno precedente. Se il Pil pubblico è senza qualità, sembrerebbe che il Pil privato non gli dispiaccia poi tantoÂ…

CONSOB: PER NON PERDERE ALTRI SETTE ANNI

Con il presidente Lamberto Cardia in scadenza (dopo 13 anni in Commissione, di cui sette come numero uno) e un commissario appena dimesso, la Consob è alla vigilia di un rinnovo al vertice. In questi ultimi anni si è affermata come crocevia notarile nelle grandi operazioni finanziarie, non come paladino degli investitori. Importante che la scelta cada su persone in grado di garantire all’autorità del mercato mobiliare una vera indipendenza dalla politica e dagli interessi di parte.

DE MINIMIS

Il 29 marzo mattina ho dato un’occhiata on line ai movimenti recenti del mio conto corrente bancario (Banca Intesa San Paolo). Ho subito notato una piccola serie di annotazioni curiose: un assegno compare come versato e in entrata, quattro giorni dopo ricompare in uscita (“impagato”) e di nuovo in entrata, ma accompagnato da una commissione di 7 euro (“in Ct segnalati impagati”). Dovendo comunque passare per l’agenzia, decido di chiedere delucidazioni al direttore, che conosco come persona gentile e competente. Il direttore controlla subito l’assegno incriminato e mi comunica che il doppio giro non era nato da mancanza di copertura sul conto da cui l’assegno era stato tratto, ma solo da problemi di gestione dei codici ABI della Banca Regionale Europea (BRE). Questa è entrata a far parte del gruppo UBI già nell’aprile 2007, ma dichiara: “il 25-26 gennaio 2010 si è concluso con successo il piano di ottimizzazione territoriale a seguito del quale Banca Regionale Europea conta ora 225 filiali distribuite sul territorio di riferimento”. Evidentemente, l’ottimizzazione non deve essere del tutto riuscita. Ma il problema non è questo. Chiedo al direttore della mia agenzia perché debba essere il cliente di Banca Intesa San Paolo (cioè io) a pagare per la mancata ottimizzazione di BRE. Mi viene spiegato che un assegno “impagato” di piccolo taglio deve essere inviato materialmente alla banca da cui è tratto (se è di taglio superiore ai 3000 euro viene inviato comunque e non si paga nulla!). Questa attività, affidata a un service provider esterno, ha un costo, da cui l’addebito di 7 euro sul mio conto. Mi viene anche detto che posso chiedere io stesso il rimborso dei 7 euro a chi mi ha dato l’assegno (peraltro, incolpevole e ignaro di tutto) o alla BRE. Faccio presente che mi sarei aspettato una mossa della mia banca a tutela del suo cliente. Un sorriso imbarazzato del direttore mi fa capire quanto sono ingenuo. Dovrei sapere che banca non morde banca! È così facile rifarsi sui propri clienti: c’è anche il caso che non se ne accorgano. Ma l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ne sa nulla?

BANCHE CROSS-BORDER: LA VIGILANZA IN TEMPO DI CRISI

L’attività di vigilanza sui grandi gruppi bancari europei dovrebbe essere svolta da una sola autorità. Le proposte di regolamento all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo già prevedono un potere di mediazione affidato a una nuova Autorità bancaria europea, se c’è disaccordo tra le autorità nazionali. Necessario però un passo ulteriore, che ne faccia il centro del sistema europeo di vigilanza sui gruppi bancari cross-border. Poteri e compiti dell’Autorità nell’ultimo dei quattro interventi (1, 2, 3) di sintesi del Rapporto Ceps-Asssonime.

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