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LE BANCHE CINESI VANNO ALL’ESTERO

A fine 2006, gli stock investiti all’estero dalle banche cinesi erano pari a 12,3 miliardi di dollari. Per il 2007, i dati parlano di un flusso superiore ai 10 miliardi. E forse siamo solo all’inizio. La crescente capitalizzazione, mentre in Occidente si soffre la crisi subprime, e l’ampia disponibilità di riserve ufficiali suggerisce che gli istituti bancari cinesi guarderanno ancora con attenzione ad acquisizioni fuori dei confini nazionali. Cosa è cambiato nel sistema bancario della Cina per spingerlo a livelli di produttività tali da sopportare i costi di un’espansione internazionale?

LUCI E OMBRE DELL’AZIONE COLLETTIVA

La class action italiana è utile perché abbassa i costi di accesso alla giustizia e attenua le conseguenze sociali derivanti da perdite patrimoniali di masse di piccoli investitori. Per il suo effetto preventivo rappresenta un elemento essenziale per il buon funzionamento dei mercati finanziari. Opinabile la legittimazione ad agire riservata alle associazioni dei consumatori, mentre il percorso per arrivare al risarcimento è comunque lungo. Ma l’incognita maggiore è se la nostra giustizia sarà in grado di governare controversie così complesse e difficili.

LE REGOLE E I MERCATI FINANZIARI

PROVVEDIMENTI

Il governo Prodi ha avuto innanzitutto il merito di integrare e correggere alcuni interventi partoriti, in tutta fretta, al termine della passata legislatura. Il riferimento è soprattutto alla legge sul risparmio e alle norme sulla crisi d’impresa. Sono stati interventi correttivi importanti perché hanno cercato di garantire alle nuove regole un efficace funzionamento.
Il governo è stato coerente con gli impegni comunitari dando attuazione alle più importanti direttive, ad esempio quella sulla Mifid, sui prospetti e sull’Opa e addirittura ha presentato un disegno di legge sul credito al consumo che in parte anticipava i contenuti di una direttiva in materia approvata la settimana scorsa.
E, sempre sul terreno della tutela dei consumatori, le misure di liberalizzazione hanno contribuito a incrementare la concorrenza tra gli intermediari e a rendere più trasparenti i rapporti con la clientela.
Con l’ultima Finanziaria è stata poi approvata la nuova disciplina sulla class action ) che dovrebbe consentire un rapido e poco costoso accesso alla giustizia per gli investitori colpiti dai grandi default.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Alcuni effetti già si vedono: ad esempio recentemente la Consob ha emanato il regolamento di attuazione della normativa Mifid che aumenta le informazioni dovute agli investitori e sono già operanti le novità introdotte con le liberalizzazioni sulla estinzione anticipata e la trasferibilità dei mutui. 
La class action, invece, deve ancora essere messa alla prova, e molte rimangono le incognite, soprattutto per l’assenza di adeguate misure di organizzazione, di qualificazione e soprattutto di specializzazione di una giustizia in grado di gestire con efficienza procedure così complesse.

OCCASIONI MANCATE

La più importante è senz’altro il riordino delle Autorità. Rappresentava uno dei punti cardine del programma del centrosinistra e si era tradotto in un ambizioso progetto di legge che semplificava il sistema delle Autorità e cercava di dare coerenza alla vigilanza sui mercati finanziari, concentrando nella Banca d’Italia i controlli di stabilità e nella Consob quelli di trasparenza. Purtroppo, e va detto anche per resistenze interne alla maggioranza che sosteneva il governo, quel progetto si è arenato nel Parlamento.
Analoga sorte ha subito il disegno di legge che rivedeva la disciplina delle banche popolari che ormai da tempo immemorabile aspettano, e chissà quanto continueranno ad aspettare, un intervento legislativo in grado di rimuovere i vincoli regolamentari che rendono la loro governance autoreferenziale e lontana da qualsiasi possibilità di ricambio.

C’E’ UN NUOVO SCERIFFO IN CITTA’ *

Un taglio dei tassi di interesse inusuale per dimensioni e tempi quello appena deciso dalla Federal Reserve. Ma non è una risposta ai forti ribassi delle borse. Non di questo si occupa la banca centrale americana. Che invece ha visto aggravarsi i segnali di una possibile recessione. E ha agito di conseguenza. Mandando un messaggio chiaro: d’ora in avanti di fronte a mutamenti dell’economia che minacciano gli obiettivi di stabilità di medio periodo, Bernanke e i suoi interverranno e lo faranno senza indugi.

LE RAGIONI DI UNA MOSSA A SORPRESA

L’intervento di ieri del Fomc è un caso emblematico di politica monetaria ben giustificata dai risultati della ricerca empirica. Nel breve periodo una limitazione delle fluttuazioni del mercato azionario americano riduce la probabilità di entrare in una fase di alta volatilità, con fenomeni di panico irrazionale. Nel lungo periodo la diminuzione del premio al rischio può compensare una riduzione attesa della crescita dei dividendi futuri generata dal potenziale rallentamento dell’economia e stabilizzare così il mercato.Bernanke lo aveva già spiegato nel 2003.

SOCIETA’ PRIVATIZZATE: UN CASTELLO INESPUGNABILE

Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale in dicembre, a più di un mese di distanza dall’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, il decreto legislativo che recepisce la direttiva europea sull’Opa. La legge italiana non avrà una rilevanza significativa sulle questioni più controverse, ossia le misure difensive e l’Opa obbligatoria. La riforma, al contrario, ha un enorme impatto sulle società privatizzate e su quelle controllate dallo Stato nelle quali, in pratica, il controllo pubblico viene blindato.

LA RECESSIONE USA E LA MISERIA DELLA MACROECONOMIA

Le borse cadono per timori legati alla crisi dei mutui Usa. E la bolla immobiliare è da attribuirsi alla politica creditizia praticata, tra il 2001 e il 2004, dalla Fed ed in parte dalla Bce, sulla base di un timore deflattivo ingiustificato.Perché ora dovrebbe essere socialmente utile un’espansione monetaria e fiscale? I mercati interpretano le mosse delle banche centrali come se contenessero informazione privilegiata. Provocando così effetti reali e realmente dannosi. Tagli ai tassi spettacolari e drammatici come quello odierno non servono.

E SULLA BANCA D’ITALIA LA FINANZIARIA PASTICCIA

Nel nobile intento di far vedere che sulla riduzione dei costi e sul contenimento delle retribuzioni nella pubblica amministrazione, non si praticano sconti a nessuno, nella Finanziaria è spuntato dal nulla un nuovo comma che disciplina il finanziamento della Banca d’Italia. Ma la disposizione è in contrasto con le norme comunitarie che prevedono particolari garanzie a tutela della sua indipendenza organizzativa e finanziaria. E corre il rischio di essere un ostacolo che si aggiunge ai tanti che già lastricano la strada della riforma delle Autorità indipendenti.

SE IL FONDO E’ SOVRANO

I fondi sovrani rappresentano ormai un’importante realtà nei mercati finanziari mondiali. La loro opacità può divenire fattore di instabilità e ridurre le capacità di monitoraggio delle autorità pubbliche. Devono essere disciplinati, dunque. Ma ci vogliono istituzioni in grado di applicare regole uniformi e valide per tutti. Come un’autorità di controllo europea, in grado di garantire la vigilanza sul rispetto di norme condivise nell’attività dei fondi e la verifica indipendente sulla effettiva esistenza di condizioni di reciprocità.

E SE LA CRISI FOSSE SOLO AGLI INIZI?

La crisi di fiducia verso il sistema bancario rischia di trasmettersi ad altri settori dell’economia e portare alla più grave recessione americana degli ultimi decenni. La vicenda dei mutui subprime, seppure di dimensioni contenute, ha mostrato tutte le debolezze dell’enorme piramide di carta costruita con gli asset-backed commercial paper. Un meccanismo che ha permesso alle banche internazionali di concedere una grande quantità di crediti facendosi finanziare dal mercato senza utilizzare il capitale di vigilanza e senza registrare alcunché nei bilanci.

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