Come e perché la favilla relativamente piccola di un’impennata di insolvenze sui prestiti subprime ha potuto innescare la grande fiammata di una crisi finanziaria dalle possibili conseguenze sistemiche? Il sistema bancario, diversamente da quanto ci si attendeva, è stato un portatore del contagio, mostrando sintomi di fragilità che meritano attenzione. Se ne accorgono ora banche centrali e autorità di vigilanza. Che cercano di appurare quale sia, dietro le quinte dei bilanci e per il tramite di terzi, l’esposizione effettiva delle banche.
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Già ora è possibile trarre una lezione importante dalla crisi: è un portato della politica dei bassi tassi di interesse seguita per troppo tempo da Alan Greenspan. Speriamo che il suo successore alla guida della Fed abbia imparato la lezione e che le sue mosse di questi giorni vogliano solo rasserenare i mercati, frenandone le spinte ribassiste, anzichè essere il preludio di una nuova sovrareazione alla Greenspan.
La crisi del mercato finanziario originata dai mutui subprime ha determinato una serie di interventi massicci della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea. Ma quali sono i meccanismi di questi interventi? Che cosè la liquidità e perché è cosí importante? Come si immette liquidità? Che cosa sono e come funzionano le transazioni? A queste e a molte altre domande, ecco le risposte che chiariscono lo svolgersi della vicenda.
Gli attori del mercato finanziario hanno approfittato della creazione di barcollanti strumenti di debito ma non pagheranno il grosso del costo della crisi e le perdite ricadranno sulle spalle degli investitori finali. Vanno corrette tre cose: le stime del credito, valutazioni della negoziabilità degli asset e la trasparenza nel mercato al dettaglio delle attività finanziarie.
Il dibattito sul governo delle società quotate si è concentrato attorno a tre punti critici: presenza di gruppi piramidali e scatole cinesi, controllo tramite patti di sindacato, debolezza della normativa sull’Opa. Problemi di contendibilità delle società e di tutela delle minoranze esistono davvero. Per risolverli, gli interventi di tipo regolamentare sono preferibili a quelli per legge. Ma debbono essere efficaci e non solo formali. Appellarsi all’agire del mercato, che opera con tempi lunghi, e al “mito” della difesa di piccoli azionisti, non basta più.
L’analisi comparata mostra che in Europa l’Italia ha la regolamentazione più severa sia nei controlli sugli assetti proprietari degli istituti bancari sia sugli acquisti di partecipazioni da parte di banche. Dovuta alle peculiarità degli assetti dell’intero nostro sistema economico. Oggi lo scenario è però diverso. E regole speciali sulla proprietà delle banche non sono più necessarie. Per conservarle poi bisognerebbe contrastare gli indirizzi europei che non lasciano spazio a valutazioni sulla natura finanziaria o industriale dell’acquirente.
Il mercato unico degli strumenti finanziari in Europa è in grave pericolo e solo un’iniziativa politica di alto livello lo può salvare. Le minacce alla concorrenza arrivano dalla direttiva sull’Opa del 2004, che l’Italia si accinge a recepire. Preoccupano in particolare le norme sull’applicazione della regola di passività e sulla caduta, a certe condizioni, delle difese preventive anti-Opa. Ma soprattutto la possibilità di invocare la reciprocità. Il nostro paese deve farsi promotore di una immediata revisione, che porti a un compromesso ragionevole.
La presenza degli enti locali e regionali nella vita economica del paese è un fenomeno importante anche se poco indagato. Una recente ricerca ha provato a misurare la loro partecipazione nel capitale delle imprese. I comuni più ricchi, in termini di capitale a bilancio, sono Milano, Roma e Torino. Ma se si considera la dimensione della città, in testa è Brescia, seguita da Aosta. Le imprese energetiche sono considerevoli fonti di reddito. Effetti benefici dell’apertura al capitale privato in termini di redditività ed efficienza gestionale.
Lunedì 9 luglio il presidente della Consob terrà la sua relazione annuale al mercato. Cosa è cambiato nell’ultimo anno? Apportate le opportune correzioni alla legge sul risparmio, è però ancora lontano il riordino complessivo di una legislazione eccessivamente frammentata e al continuo inseguimento dell’attualità. Mentre l’Autorità dovrebbe sviluppare maggiormente l’analisi di impatto della regolamentazione e impegnarsi in una campagna per l’alfabetizzazione degli investitori. E tra le sfide per il futuro, c’è l’integrazione a livello europeo.
Il regolamento sui depositi dormienti individua le modalità per alimentare il fondo che dovrebbe risarcire i risparmiatori coinvolti nei grandi crac. Si applica alle banche e a tutti gli intermediari. Rimangono però ancora molti interrogativi su come potrà realmente funzionare evitando rimborsi generalizzati. Pericolosa la convinzione che nei casi di default, non solo degli emittenti privati, ma anche degli stati sovrani, possa comunque esserci una sorta di garanzia di rimborso, con grave pregiudizio per la funzionalità del mercato finanziario.