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Il Pil e le tasse

Una riduzione delle imposte che non porta crescita può essere penalizzante in Europa, senza nemmeno conquistare il consenso degli elettori. Prima di garantire che il “taglio alle tasse” porterà sviluppo, bisogna formulare una valutazione plausibile degli effetti attesi. L’analisi statistica mostra che per ogni punto percentuale di riduzione delle imposte sul Pil, il tasso di crescita del Pil potenziale aumenta di circa un quarto di punto percentuale l’anno. Ma se la riduzione delle imposte è finanziata interamente in deficit, l’aumento si dimezza.

L’Ire funesta

Nel dibattito sulla nuova Ire si parla molto di sostenibilità finanziaria e del suo eventuale impulso alla crescita. Passano sotto silenzio invece gli effetti sulla distribuzione del reddito. L’Ire è un’imposta di natura proporzionale e non progressiva, com’è l’Irpef e come vorrebbe la Costituzione. Né il meccanismo delle detrazioni fiscali permette un sostanziale recupero di progressività. Sarebbe così la minoranza di contribuenti con i redditi più alti ad avere i maggiori benefici. Esattamente l’opposto di quanto accade negli altri paesi europei.

Un taglio elettorale

 Aumentare per legge le ore lavorate può distruggere posti di lavoro.  Diminuire il prelievo fiscale e contributivo soprattutto sui salari più bassi può invece servire ad aumentare il numero delle ore lavorate portando più persone ad avere un impiego. Ma i tagli promessi del Governo non sembrano motivati solo da criteri di efficienza economica; guardano anche alle prossime elezioni europee. Se il Governo vuole convincerci del contrario deve accompagnare ogni taglio alle imposte con un pari risparmio nella spesa.  Gli effetti benefici sull’economia di una riduzione delle imposte sono maggiori quando non comportano un aumento del disavanzo.

Tra concordato e condono

Scadono i termini per aderire al concordato preventivo. Poche le adesioni rispetto a quanto sperato forse perché nelle aspettative c’è un condono anche per il 2003. La voce aveva già espresso le sue perplessità su questo strumento fiscale. Riproponiamo qui l’intervento di Cecilia Guerra

L’8 per mille dimezzato

Soldi ben spesi quelli dell’8 per mille Irpef destinati a scopi umanitari. Lo ha detto anche il presidente del Consiglio. E per il 2004 la quota appannaggio dello Stato dovrebbe essere intorno ai 140 milioni di euro. Però, la Legge finanziaria, senza dar troppa pubblicità al fatto, l’ha decurtata di 80 milioni. D’altra parte, lo stanziamento previsto per l’introduzione della de-tax ammonta per il prossimo anno a un milione. A conti fatti, sono 79 milioni di euro in meno per gli interventi di interesse sociale.

Sono davvero aumentate le entrate?

L’indebitamento netto 2003 resta ben al di sotto della soglia massima del 3 per cento. Cambia però la sua composizione e le entrate ordinarie sembrano sempre meno in grado di far fronte strutturalmente alle spese ordinarie. Il Governo conferma tuttavia la volontà di ridurre le imposte. Senza peraltro chiarire come intende raggiungere questo obiettivo. E l’opposizione preferisce criticare l’esecutivo per aver aumentato le tasse, invece di interrogarsi sui perché e sugli effetti del calo tendenziale della pressione fiscale ordinaria.

Un condono molto atteso

Gli italiani si aspettavano l’estensione ai redditi 2002 della sanatoria? E si sono comportati di conseguenza, rimandando i versamenti delle imposte dovute? A prevedere una nuovo condono sono stati soprattutto liberi professionisti e imprenditori. Ovvero coloro che “giustificano” l’evasione con le imposte troppo alte. Ma anche coloro che più di altri legano la necessità di questi interventi alle difficoltà del bilancio pubblico. Il campione, i risultati e le stime del sondaggio lavoce.info-Demoskopea.

Il circolo vizioso dei condoni

Gli effetti economici delle amnistie fiscali dipendono molto dalle aspettative. E i risultati di un nostro sondaggio condotto da Demoskopea suggeriscono che le categorie più ricche, più istruite e con più capacità di evadere hanno effettivamente ridotto i pagamenti delle imposte dovute. Ma a loro volta queste riduzioni comportano un peggioramento del bilancio dello Stato e dunque la necessità di ulteriori “perdoni fiscali”. Con il rischio di un’auto-alimentazione dei condoni.

L’ottimismo delle regole

Sotto l’albero di Natale abbiano trovato l’ennesima legge ad hoc varata per sanare ex-post situazioni di crisi, il decreto Parmalat, e la proroga del
condono fiscale ai redditi del 2002. Confermano l’immagine di un paese in cui le regole esistono solo per essere disattese. Per far fronte alla diffidenza degli investitori esteri spaventati dalla truffa consumatasi in quel di Collecchio e per ridurre l’incertezza servirebbero, invece, regole credibili. Per far sì che vengano rispettate bisogna cominciare a premiare chi ne denuncia le violazioni. E informare sulle situazioni in cui vi è meno trasparenza. Cercheremo di dare, con il vostro aiuto, il nostro contributo nel 2004.

Dal concordato al condono preventivo

Introdotto in via sperimentale per il biennio 2003-2004, il concordato preventivo fiscale diventa uno strumento di massa. In quest’ultima formulazione, ha perso anche la caratteristica che ne poteva giustificare l’adozione, quella di essere un mezzo per la composizione degli interessi contrapposti di contribuente e Stato, basato sull’analisi delle singole situazioni. È ora un espediente per scambiare un aumento predeterminato del gettito con la tranquillità fiscale. E come tutti i condoni fiscali, premia chi non ha rispettato le regole.

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