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Autore: Enrico Sette

Sette

Economista senior presso il Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia. I suoi interessi di ricerca sono economia bancaria e finanza d’impresa. Recentemente si è occupato degli effetti reali dei vincoli finanziari, con particolare riferimenti all’impatto sull’allocazione dei fattori produttivi. Ha pubblicato diversi lavori su riviste scientifiche internazionali tra cui: Review of Financial Studies, Journal of Financial Economics, Journal of the European Economic Association, Review of Finance, Journal of Money Credit and Banking. Ha ricevuto l’idoneità da professore ordinario nel settore disciplinare di Economia degli Intermediari Finanziari.

Così la pandemia ha distrutto e creato lavoro*

L’esame dei flussi del mercato del lavoro può aiutare a comprendere le trasformazioni del sistema produttivo. Per esempio, consente di analizzare gli effetti della crisi dovuta alla pandemia e di evidenziarne le differenze rispetto ad altre recessioni.

Crisi, debito e crescita: la lezione del “salva Italia”*

Il decreto “salva Italia” fu varato dal governo Monti nel pieno della crisi del debito sovrano. Conteneva misure per rimuovere gli ostacoli che limitavano la concorrenza e, indirettamente, la crescita. Un insegnamento prezioso nella situazione attuale.

Il “buono” alla ligure

Così come concepiti in Liguria, ma anche in altre Regioni italiane, gli assegni di studio non rispondono ad alcuna delle argomentazioni teoriche generalmente accettate dalla letteratura economica. La loro funzione di promozione del diritto allo studio e della libertà di scelta delle famiglie è infatti ostacolata da alcune caratteristiche. Come il fatto che si tratti di un rimborso spese e di importo ridotto perché il limite di reddito per presentare la domanda è alto. E infatti i dati dimostrano che non hanno influenzato la dinamica del numero di iscritti alle scuole private.

Bentornato falso in bilancio

Il Governo italiano torna sui suoi passi sulla disciplina delle false comunicazioni sociali. La normativa ora in vigore prevede infatti che non sia comunque punibile una sopravvalutazione o una sottovalutazione dell’utile lordo di esercizio di un’impresa se di importo inferiore al 5 per cento. Ma così si introduce un rischio aggiuntivo per i potenziali investitori. Per compensarlo, questi richiedono un rendimento maggiore per i capitali impiegati. E in un’economia aperta, gli investimenti possono anche dirigersi su imprese di altri paesi.

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